Dopo due EP (You k
nel 2012 e City airport nel 2013), il
duo Tempelhof, formato da Luciano Ermondi e Paolo Mazzacani, pubblica il suo
primo lavoro sulla lunga durata, intitolato Frozen
dancers (Hell yeah recordings). Non più ambient, né shoegaze, ma un album
di elettronica nella sua accezione più radicale.
Recensione in 10
parole: Amiga (pur cercando un altro modo per dirlo, non c'è niente da
fare: questo album ricorda tantissimo l'elettronica da inizio anni '90 che si
faceva col ProTracker dell'Amiga, il computer che andava di moda all'epoca),
artwork (ogni tanto capita che qualcuno scelga di mandare come promo un cd
masterizzato, con una copertina disegnata a mano. All'inizio era una cosa
originale. Ora affidare la decorazione del cd ad un artista che autografa e
numera le copie, come fosse un'edizione limitata, mi sembra esagerato), nord
Europa (e soprattutto Inghilterra: terra d'origine di questo tipo di musica), registrazioni
ambientali (Skateboarding at night e The dusk), oscillatori (che sanno molto
di anni '80), chitarre (che i Tempelhof dichiarano fondamentali nel processo
creativo, ma la cui utilità e consistenza si perde spesso), voci (sfigurate e
convertite in strumento a loro volta), novantuno (su centodieci: non è un voto
di laurea, ma il numero della copia riservata ad AsapFanzine. Chissà se è
valida la regola del collezionismo per cui le copie col numero più alto valgono
meno delle prime). Marco Maresca
Voto: **
Tracklist:
1. Drake
2. Monday
is black
3. Change
4. Nothing
on the horizon
5. Sinking
nation
6. She
can't forgive
7. The dusk
8.
Skateboarding at night
9. Running
dog
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