Sulla copertina del terzo album dei Rue Royale dovrebbe
esserci la scritta “Maneggiare con cura” affinché chi tenta di avvicinarsi
sappia di dover usare una dovuta cautela opinionistica.
Echi soul e country, romanticismo, elettrosound e anche altro
in Remedies ahead, appunto nuovo lavoro del duo anglo-americano composto da Ruth e Brook Dekker.
A mio parere l'ascolto dell'album dipende molto dallo stato
d'animo in cui vi trovate in quel preciso momento. Suoni puliti, voci che
armonizzano bene fra loro facendo sembrare facile ciò che in realtà non lo è affatto. Tra gli strumenti usati,
chitarre elettriche, piano, organo, synth e, da non dimenticare, un uso
abbondante di loops (i famigerati effetti audio).
Dodici i brani, una cavalcata tra ballate eteree e sognanti. Set
out to discover è interpretata nella più radicata tradizione folk, cantata (bene) a due voci. Fanno venire in mente suoni e
vocalismi che arrivano dal passato musicale americano (penso a Neil Young ad
esempio), ma amalgamati con un modernissimo impasto di elettronica minimale.
C'è un interessante organo dal passato rock
che si infila qua e là in Dark Cloud Canopies. In Carving up
islands invece mi hanno fatto pensare decisamente a Jeff Buckley. C'è anche
un pezzo Settle in, Settle down cantato in punta di piedi che definirei
a metà strada tra una dolce serenata e una ninna-nanna d'elite.
Sebbene a tratti (anche più che a tratti a dire il vero) un
po' melenso per la mia anima a volte fin troppo rock oriented e seppur non sia
il tipo di disco che sceglierei di tenere, trovo che sia un album ben riuscito,
ben suonato e ben interpretato. Le emozioni però sono un'altra cosa e qui,
ovviamente per quanto mi riguarda, non mi sono arrivate. Cosa mi è piaciuto di più? La chitarra, la sovrapposizione di
suoni e voci e l'eleganza con cui riescono a farlo (Try as they might).
In questo sono davvero bravi. Alessandra Terrone
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