Eccoli di nuovo i Marlene Kuntz, che tornano scegliendo i riflettori di Sanremo per dare lo slancio al loro nuovo lavoro, “Canzoni per un figlio”, l’album numero nove della loro carriera. L’esperienza sanremese, su dichiarazione della stessa band, era il pretesto per farsi conoscere da un pubblico più vasto, il palco dell’Ariston è stato lo scenario di un duetto emozionante con Patti Smith, un’artista dotata di un’umanità disarmante, una gentilezza interpretativa calda e confortante. Un quadro eccellente, dove Godano, Bergia e Tesio hanno fatto la loro figura senza usare violenza su loro stessi.
Il brano sanremese, che dà il titolo all’intero album, nasce da una lettura che Cristiano Godano stava facendo nel periodo di composizione: “Un incantevole sogno di felicità” (dell’autrice iraniana Lila Azam Zanganeh), un testo che è stato definito “una gioiosa risposta allo spirito dell’intera opera di Nabokov”, autore quest’ultimo già citato da Cristiano nell’album “Uno”. E’ una curiosa antologia “Canzoni per un figlio”, un nuovo album composto da vecchie canzoni e da due brani inediti scelti e selezioni da “Godano padre” per il figlio con tanto di dedica e inviti alla riflessione per ogni singolo brano. Stupendo. Ecco un Cristiano, finora, inedito al pubblico.
Al primo ascolto, ciò che colpisce del disco è la carezzevole melodia, roba da orticaria per chi rimpiange i Marlene Kuntz di “Ineluttabile” e “Il vile” ma occorre andare oltre, Cristiano e compagni hanno intrapreso la via del genere melodico già da tempo, non si possono ascoltare i Marlene Kuntz di oggi senza mettersi dalla loro parte, senza guardare dalla loro stessa prospettiva, del resto il cambiamento di stile nasce da un’evoluzione interiore. L’uomo è in continua evoluzione e questo vale sia per l’artista sia per il pubblico.
E così si parte da “A fior di pelle”, deliziosamente riarrangiata con un pizzicato di corde di strumenti ad arco che rievoca il suono e l’immagine di gocce d’acqua che ritmicamente scandiscono il tempo. “Trasudamerica” trasuda ritmi sudamericani per merito della sfumatura della tromba suonata da Roy Paci. “Canzone ecologica” e “Bellezza” sono più introspettive che mai per opera della fluidità del pianoforte e rivelano una bellezza nuova, come abiti rindossati che si adattano a un nuovo corpo rivelando inedite pieghe ed esibendo inesplorate forme. E via via passando per “Lieve” e “Stato d’animo”, ripercorrendo “Canzone ecologica” e “Canzone in prigione”, i Marlene Kuntz ci concedono (e si concedono) l’incanto delle esplorazioni infinite dell’animo attraverso un viaggio nuovo, un oltre-passare in volo, in volo più in là (citando “Lieve”).
Il signor Godano ci fa intraprende questo viaggio andando a ritroso nel tempo e poi torna, racconta di se stesso nei testi e nella musica e offre in visione una serie di fotografie ancora palpitanti di stupore, di amore, di ardore. Accade in “Serrande alzate”, che ho sempre creduto essere dedicata alla donna amata intenta nel sonno e invece, nel trafiletto che segue il testo, Cristiano rivela di averla scritta per il figlio un giorno del suo terzo anno di vita mentre erano entrambi nel letto distesi ed affiancati.
Gli insegnamenti del padre verso il figlio attraverso le canzoni continuano con “Ti giro intorno” e “Un piacere speciale”, degli inviti ad andare sempre verso il suono, a lasciarsi conquistare dalle note e lasciare che lo spirito si abbandoni all’arte seducente della musica, ad ignorare le cattiverie anziché subirle. La sonorità spiazzante delle parole di “Io e me” sono, invece, una riflessione su quanto sia importante stare soli con se stessi senza, tuttavia, fare della solitudine l’unica condizione dell’esistenza.
La bellezza divina di “Grazie” cela la commozione e rivela la gratitudine di Cristiano verso l’immagine del suo piccolo fanciullino tra le braccia della madre. Interessante l’inedito “Pensa” di cui mi piace l’intenzione racchiusa: attraverso il fascino carismatico della gentilezza possiamo conquistare chiunque.
Questo è il mondo di Cristiano Godano e questi sono i Marlene Kuntz, un gruppo che ha una sua coerenza e una sua estetica; per chi non è dentro questo mondo è difficile dissociare il prodotto dal processo creativo. Non basta sentirli, occorre ascoltarli e sfogliare le loro pagine “con la calma e la curiosità che si dedicano a ciò che si ama”. Sonia Stevanini