30 ottobre 2012

Verso il Tenco a Novara: Colapesce e il suo "meraviglioso declino"

Un meraviglioso declino è un disco arrendevole ed amaro che è valso a Colapesce la targa Tenco come miglior esordio. Colapesce lo suona in maniera capace e sopraffina, c'è da ammetterlo. Di solito parto prevenuto quando inizio ad ascoltare qualche nuova uscita "marchiata" RockIt, ma questa volta mi devo ricredere, almeno sotto alcuni aspetti.
É interessante come l'ascolto dell'intero disco, infatti, risulti gradevole e lineare.
Nonostante l'entrata in scena con Restiamo in casa non si discosti molto dalle ridondanti ballatine che fanno bene alla coscienza di mero stampo indie-banale-italico degli ultimi anni, l'ouverture viene presto dimenticata con la leggerissima Satellite, nella quale vi è lo stampo di Meg (99 Posse e progetto solista da anni già consolidato), e soprattutto grazie alla combo La zona rossa, il brano a mio giudizio più acuto ed esplosivo del disco e alla calypseggiante Un giorno di festa.
I 4/4 di campionatura con i quali prende il via Oasi danno il la alle atmosfere esotiche ed On the road che caratterizzeranno da qui in poi il primo lavoro definibile full-lenght del cantautore siciliano, che si sopiscono con Le foglie appese per ritornare ad arabeggiare in Quando tutto diventò blu, brani che ricordano i Tiromancino e Max Gazzè.
La mia attenzione viene deviata definitivamente dopo aver ascoltato la ahimè scontata La distruzione di un amore che arriva a troncare le interessanti atmosfere buie ed introspettive proposte da I Barbari, sui risultati delle partite di Serie A domenicali.
Le chances di terminare con interesse l'ascolto del disco aumentano decisamente con l'intro pinkfloydiana di Il mattino dei morti viventi, inno generazione in chiave demodè agli hangover di giovani che passano la settimana esplorando i cataloghi Ikea e gli internautici eventi alternativi della penisola per poi fiondarsi nei localini nei weekend... A loro è dedicato il meraviglioso declino di cui si parla nel titolo del disco di Colapesce, che si chiude con un esplicito omaggio al conterraneo Franco Battiato grazie all'ultima canzone dell'album, Bogotà. Ecco, Battiato. È dall'inizio del disco che mi sono chiesto, con insistenza, a quale cantautore si ispirasse il cantato di Colapesce, nome d'arte per Lorenzo Urciullo. Franco Battiato.
Perchè, c'è da ammetterlo, nel suonare risulta veramente gigantesco in originalità e proposte. Un disco da ascoltare almeno una volta, Un meraviglioso declino, per comprendere che ci sia ben altro oltre alle compilation sugli 883 e Lo Stato Sociale. Andrea Vecchio

28 ottobre 2012

Divenere - The snow out of her apartment - Rec. in 10 parole















The snow out of her apartment (RBL Music Italia / Edel) è il primo full-lenght album per i Divenere. Undici tracce di alternative rock sognante, che guardano al cielo ed innalzano un po' le vibrazioni di questi tempi bui.

Recensione in 10 parole: sognante, brillante, frizzante, retrò (vagamente anni '90 o primi anni 2000 i suoni, che richiamano in pieno l'epoca shoegaze, o il nu-gaze dei My Vitriol), inglese (il cantato, uno dei pochi casi in cui l'inglese per una band italiana aggiunge qualcosa anziché toglierlo), celeste (il colore che permea tutto l'artwork, ma l'aggettivo è riferito anche al cielo), azzeccata (la successione dei brani, per un album che dà tanto senza annoiare), perfettamente riuscito (il terzo brano dell'album, Love loses emotion), malinconico (l'album, a tratti, ma senza esagerare). Marco Maresca

Voto: ***/

Tracklist:

1. The snow out of her apartment
2. In conscience
3. Love loses emotion
4. Something somewhere
5. Eat my light
6. Modern star
7. Sometimes
8. You (know how to) love me quietly
9. Thirteen
10. You start fading
11. Silence


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Gruppo indie wave romano, i Divenere si formano nel 2005 e nel 2007 fondano la OZ Record Studio con cui hanno il totale controllo della propria produzione. Al loro attivo hanno un primo album del 2008 In/Verno e un EP tra il 2010 e il 2011 dal titolo Your city light on. Inoltre arrivano in California grazie al brano Monochromatic butterfly scelto per la compilation Riot on Sunset 12 della 272 Records. The snow out of her apartment è il loro ultimo disco: il sound miscela wave ed elettropop, mi fa pensare a varie influenze musicali: Coldplay, in alcuni casi anche Suede, ma soprattutto i Depeche Mode. Nello specifico, l'uso delle chitarre crea uno stile immediatamente riconoscibile che però rischia (o forse si spera che lo faccia?) di far pensare, come detto, a band anglosassoni. Venendo ai brani, si fa apprezzare il cantato a più voci in In conscience; buon elettropop in Love loses emotion in cui i venusiani Divenere parlano d'amore col megafono. Segnalo poi Thirteen.
Il brano You (know how to) love me quietly è una ballata romantica con la sorpresa finale degli strumenti a fiato. Limpidezza di suoni per You start fading in cui a tratti le sonorità evocano (tra gli altri) perfino gli U2. Something somewhere è decisamente wave e Sometimes ha un attacco iniziale che il mio pezzo di cuore Stonesiano non poteva non riconoscere. The snow out of her apartment è un brano instrumental, il sound è un crescendo di chitarre ben utilizzate, qui i Divenere riescono a creare l'atmosfera perfetta facendoci vedere la neve fuori dal suo appartamento.
Nel complesso il disco si lascia ascoltare col suo abile mix di chitarre ben suonate, voce, sezione ritmica e melodie a tratti anche un po' malinconiche. Alessandra Terrone

27 ottobre 2012

Verso il Tenco a Novara: Zibba & Almalibre

In vista della passerella del Premio Tenco prevista a Novara l'8 dicembre, approfondiamo la conoscenza di Come il suono dei passi sulla neve (Warner / distribuzione Venus), l'album di Zibba & Almalibre che è stato votato migliore dell'anno insieme a Padania degli Afterhours. Innanzitutto, due parole su Zibba & Almalibre. Il progetto è attivo discograficamente già da dieci anni e vanta una partecipazione al concerto del Primo Maggio nel 2003 e l'apertura dei concerti di vari artisti quali Vinicio Capossela, Gino Paoli e addirittura Goran Bregovic. Il genere musicale è un pop raffinato con inserti folk, una sorta di world music con radici che rimangono però saldamente italiane. La forza del nuovo album sta principalmente nel folto numero di collaborazioni di qualità, che forniscono un prezioso apporto a brani che narrano di viaggi intrapresi o immaginati e di luoghi vissuti da vicino e a volte osservati da lontano. Si parte con i ritmi caraibici di Nancy, con preziosi inserti a cura di Roy Paci. A seguire troviamo la raffinata e delicata title track, e subito dopo c'è una collaborazione particolarmente vivace ed azzeccata con Eugenio Finardi in Asti est. Vivace e folkeggiante è anche la successiva Sei metri sotto la città. Prima di partire è invece un brano malinconico ma frizzante al tempo stesso, e vede la partecipazione di Alberto Onofrietti e anche di Carlot-ta, la cui vocalità è particolarmente azzeccata per il tipo di canzone. Aria di levante è un altro brano ben riuscito di stampo folk ed è interessante notare come la rauca voce di Zibba riesca sempre a scorrere via, armoniosa, tra variegate atmosfere e ritmi trasversali. Si torna al reggae del brano d'apertura con Almeno il tempo, ed anche la canzone dialettale trova il suo spazio, nel brano O mæ mâ, nel quale il cantato in dialetto genovese è affidato a Vittorio De Scalzi. Anche di lunedì è un brano movimentato in cui i musicisti narrano del proprio viaggio infrasettimanale verso la meta del prossimo concerto. Ci si avvia, poi, verso la chiusura con la ballata Dove i sognatori son librai, e si chiude con Salva, un amaro elenco di cose non da salvare ma dalle quali è meglio essere salvati. L'album scorre liscio come l'olio ed è innegabile che sia ben fatto e che possa ben accompagnare qualche avventuroso viaggio ed anche riscaldare qualche fredda serata invernale. Il tema del freddo invernale, peraltro, è ricorrente in quasi tutti i brani, oltre che nel titolo e nella copertina. Dopo qualche ascolto, però, all'ascoltatore purtroppo non rimane molto. Resta solo la sensazione di essersi imbattuti in qualcosa che è poco di più di una colonna sonora, ben prodotta ma sempre di contorno. E' curiosa, quindi, la scelta di premiare questo lavoro addirittura come il migliore dell'anno. Questo perché non si tratta né di artisti particolarmente affermati, né di artisti emergenti che abbiano esordito discograficamente con qualcosa di geniale, ma piuttosto di un progetto che è in piedi da molti anni senza aver smosso nulla di eclatante. Il dubbio è che dietro al Premio Tenco sia sempre più forte la mano delle case discografiche. La Universal nel caso degli Afterhours, la Warner nel caso di Zibba & Almalibre. Marco Maresca

26 ottobre 2012

Novadeaf - Humoяesque - Rec in 10 parole














Humoяesque (DreaminGorilla records) è il secondo album dei pisani Novadeaf. Undici brani dal sound ricco e maturo, in cui convivono armoniosamente l'alternative rock, il pop, il folk e l'elettronica. La band è da sempre interessata alle tematiche socio-politiche. Nel nuovo album c'è spazio, infatti, per un brano dedicato alla memoria di Alfredo Orlando, scrittore siciliano che si diede fuoco in Piazza San Pietro a Roma, nel 1998, in segno di protesta contro l'atteggiamento della Chiesa nei confronti degli omosessuali. Il brano in questione è intitolato Man on fire e ha decretato per i Novadeaf la vittoria del premio Amnesty Italia Emergenti nell'ambito del festival Voci per la libertà 2012.

Recensione in 10 parole: tecnicamente preparati, sicuri e maturi (la band è attiva dal 2004), automatico (il modo di suonare della band, a discapito del feeling delle canzoni), inglese (il cantato, ma perché non sperimentare l'italiano?), perfetta (la batteria di Ernesto Fontanella), penalizzante (la stesura dei brani spesso poco fantasiosa), poco rischioso (l'album in generale). Marco Maresca

Voto: **

Tracklist:
1. Spoiled
2. It ends with a smile
3. Man on fire
4. Axolotl
5. Fall from grace together
6. Wintertown
7. An intruder
8. Porcelain
9. Morning lights
10. Reconstruction of the body
11. Come what may

25 ottobre 2012

Supertempo – Bother Sun, Sister Moon - Rec in 10 parole
















Il “lo-fi” alla Beck, pazzia innata dei Zen Circus e l’hardcore estremo: cosa c’entrano tra di loro? Nulla ma convivono all’interno di “Brother sun, sister moon”, album d’esordio dei Supertempo, questa band schizoide proveniente dal Veneto. Le canzoni non superano quasi mai i due minuti, sono corse da un corridoio all’altro all’interno dei quali si manifesta tanta inquietudine e tanta adrenalina. Tra echi di Stooges (“Unknown 84), suoni sixties-tarantiniani (“Franco B”, “Masturbationbreakdown” dal titolo molto zeppeliniano), idee rubate dagli Strokes (“To the sea by walking”) e quel tocco dipsichedelia che basta (“Jesus & co.”, “Ok you’re gay”) il complessino underground realizza un affascinante affresco dalle tinte schizzate: poco più di mezz’ora di sound power hardcore orecchiabile che lascia il segno. Al primo tentativo i Supertempo hanno fatto centro.

Recensione in 10 parole: schizoide, umoristico, estremo, veloce,tarantiniano, inquieto: uno dei dischi più pazzi dell’anno. 
Marco Pagliari 

Voto: ****

Tracklist:

1. Sadfriend
2. Franco B.
3. Unknown 84
4. Masturbation Breakdown
5. To The Sea By Walking
6. Denim Boy
7. Having Read Your Horoscope I Can't Help YouAnymore
8. Meet Kurt
9. Being San Francisco
10. Riding a Dinosaur
11. Mariabella
12. Jesus & Co.
13. Ok, You Are Gay
14. Sons Of a Postman

19 ottobre 2012

I locali al tempo della crisi: il caso dell'Officina Belushi di Viterbo


In Italia i locali che offrono settimanalmente una programmazione live di qualità si contano sulla punta delle dita. Molto spesso, strano a dirsi, non si trovano a Milano o a Roma, ma in provincia. Si tratta di un sottobosco di spazi ricreativi dalle mille denominazioni sociali. La maggior parte delle volte sono circoli Arci. Uno di questi, fino all'altroieri, era l'Officina Belushi di Viterbo. Sabato 13 ottobre, con il concerto dei 99 Posse, doveva iniziare una stagione anticrisi, fatta soltanto di concerti di qualità, con biglietti a prezzo stracciato. E invece l'avventura finisce qua. "Siamo già stanchi di una stagione che, iniziata con il concerto dei 99 Posse, prevedeva qualche bella novità che avrebbe senza dubbio dato agli amanti dei live la possibilità di ascoltarli senza fare centinaia di chilometri, come spesso si è costretti a fare", ha dichiarato Andrea Cutigni, ultimo gestore del locale. I motivi di questa stanchezza non è dato saperli, ma trattandosi purtroppo di una situazione comune a molti altri locali italiani, possiamo partire dall'Officina Belushi per fare qualche considerazione sullo stato della musica dal vivo. Innanzitutto, in questo caso si trattava di un locale con un bacino d'utenza che andava dalla Toscana a tutto il Lazio, compreso chi si spostava dalla capitale per recarsi a Viterbo a vedere i gruppi suonare. Se un locale del genere non riesce a sopravvivere nemmeno con una programmazione di qualità, significa o che ai concerti non ci va più nessuno, o che le spese di gestione sono troppo alte, o entrambe le cose. Il primo punto, analizzato nel dettaglio, ci porta ad un'amara constatazione: la scarsa propensione del pubblico a pagare per partecipare ai concerti degli artisti non di punta. E in questa definizione rientrano, evidentemente, anche i 99 Posse, che anni fa per un circolo Arci potevano essere considerati un evento importante, il cui ricavato poteva servire per dare la possibilità di salire sul palco ad artisti locali ed emergenti. Ma se ormai non si ricava niente neanche così, si preannunciano tempi molto grigi per gli artisti emergenti che hanno bisogno di approcciarsi il più possibile al palco. E la responsabilità, qui, senza stare a tirare in ballo concetti metafisici, va direttamente al pubblico. Quest'ultimo ha certamente l'attenuante di essere stato educato male da una cultura radiofonica e televisiva che impone alcuni fenomeni di massa e non allena l'ascoltatore a ricercare la qualità. Ma spendere mediamente dai cinque ai dodici euro per entrare in un locale dove si ascolta musica e si balla (e nell'entrata è spesso inclusa anche una consumazione) dovrebbe essere fattibile anche in tempi di crisi, senza troppi rimorsi o privazioni. Questa riflessione è collegata direttamente, però, al secondo punto: i costi di gestione troppo alti. “Nel camerino riservato agli artisti del locale ho trovato una scritta: ‘chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso’. Credo che il motivo della nostra scelta sia tutto qui: non abbiamo più la voglia di lottare. E’ passata, o forse ci è stata fatta passare”, continua Cutigni. Ultimamente va di moda dare la colpa ad un qualche ente impalpabile ed innominabile che si diverte a far chiudere i pubblici esercizi. E non si possono certo biasimare i gestori. Ma forse tutto ciò va visto in un'altra ottica: la scarsa lungimiranza di chi in Italia lavora nel settore dell'intrattenimento. Per quanto riguarda i grandi eventi, ad esempio, è risaputo che ormai si guadagna solo con gli U2 e Vasco. E' una semplificazione, ovviamente, ma il concetto, riportato in piccolo, significa che i locali con i gruppi cover degli U2 o di Vasco guadagnano bene. Gli altri, quelli che hanno il coraggio di sostenere gli artisti emergenti di qualità e non solo i gruppi cover, difficilmente incassano. Devono sobbarcarsi costi di gestione alti, perché l'organizzazione di un live è impegnativa, e non ottengono gratificazioni né di incasso, né di pubblico. E quando si trovano costretti a chiudere rimane comunque un po' di amarezza, perché si è persa un'occasione di fare qualcosa di bello. “Spero - conclude Cutigni – che altri appassionati di musica dal vivo abbiano la volontà di organizzare concerti, rassegne, facendo collaborazioni con altre iniziative. Soprattutto perché la provincia è piena di band che, sopratutto d’inverno, non hanno tante opportunità per suonare. Ed è piena anche di ragazzi che adorano ascoltare musica dal vivo”. Qualcuno dovrà sobbarcarsi questo compito, quindi, per una sorta di dovere morale, e a quanto pare non sarà un imprenditore. Probabilmente sarà una qualche associazione che non si capisce bene da dove possa tirar fuori i soldi. In un simile contesto è chiaro che non può esserci una proposta musicale di qualità e che un gestore preferisce chiudere un locale dal vivo ed aprire un pub o un locale specializzato in aperitivi, o comunque qualcosa che con gli stessi soldi di un live e di una bevuta ti offra abbondantemente da mangiare, l'unica cosa della quale gli italiani di qualsiasi età subiscono sempre l'appeal, anche in tempi di crisi. Marco Maresca

Guignol - Addio cane!

In che mondo viviamo? Chiedetelo ai Guignol.
E’ un argomento che affrontano in tanti (troppi) e in pochi riescono a fare centro senza cadere nella banalità o senza essere fotocopie scolorite di predecessori più fortunati, ma il punto di vista dei Guignol arriva da un’angolazione diversa.
Non c’è l’urgenza di scendere in strada a combattere e non c’è la disperazione di chi non ha più nulla da perdere, bensì c’è una riuscitissima vena ironica che ci sbatte in faccia quello che siamo e quello che viviamo tutti i giorni. Un andamento decadente da piccolo circolo fumoso un po’ blues, un po’ debosciato.
E così prendono vita undici storie, undici sinistri fantasmi che aleggiano su solide e ben arrangiate basi strumentali. Si, perché se la voce e l’ironia dei testi la fanno da padrone con intuizioni davvero interessanti, gli strumenti sono sempre pronti a creare l’ambientazione giusta trovando anche spazio come in Un giorno fra i tanti brano che vanta un’apertura finale coinvolgente. Tra momenti blues e qualche andamento sixties che sembra arrivare direttamente dai Kinks (Quello che vi dirò) si giunge alla finale Addio Cane!. Un sogno, una rivelazione dove si scambiano i ruoli cane e padrone in un sottofondo di sonorità mistiche e poco rassicuranti… E se fossimo tutti davvero al guinzaglio? Daniele Bertozzi

18 ottobre 2012

Alessio Gambetti - Another day


Abbiamo ascoltato il primo lavoro discografico del giovane musicista novarese Alessio Gambetti, dal titolo Another day ( Etnoacustica-Self).
Già dalla prima traccia The reason si sente che la voce di Alessio ricorda le migliori voci glam degli Anni Ottanta come Joy Tempest degli Europe o di Bon Jovi: acuta, cristallina, a volte graffiante, ma sempre emozionante. Leggendo nella sua biografia ho scoperto anche una passione per Bruce Spreengsteen, ed infatti in alcuni pezzi la vena pop-rock prevale su quella glam. 
Presente in tutto l’album un buon sound, ben costruito ed arrangiato, con un ottimo utilizzo anche delle chitarre acustiche come in Summer nights, quasi un pezzo folk. Poi troviamo canzoni come Forgive me, splendida ballata stile migliori Skid Row o Guns‘N’Roses. Tra i brani più riusciti Another day, con delle chitarre quasi punk alla Green Day, il disco scorre piacevole per poi sfociare in bel pezzo pop rock, Cold day in hell; Tell me si mette invece in luce per i synth “orchestrali”, infine la chiusura lasciata a Follow that dream titolo che richiama il sogno che sta inseguendo Alessio, ovvero far conoscere la sua musica ad una platea il più vasta possibile. Marco Colombo

16 ottobre 2012

A Novara la passerella del Tenco


Il prossimo 8 dicembre Novara ospiterà nel suo teatro la consegna delle targhe Tenco. Il Comune segnala l'evento con un comunicato osannante, "un’altra tappa lungo il percorso di affermazione del ruolo di Novara come vera e propria 'capitale' della musica di qualità"
Come se qui ci fossero concerti tutto l'anno...
In attesa del programma definitivo e di sapere chi suonerà o se avremo una mera passerella - cercheremo di proporvi nei prossimi giorni degli articoli di approfondimento sui prescelti e sulla storia di un Premio che in molti credono non abbia più senso di esistere - almeno in questa formulazione - per come si è evoluta la musica in Italia, e per come è cambiato anche il "mestiere" di chi dovrebbe giudicarla. 

COMUNICATO COMUNE DI NOVARA
Novara sempre più “capitale” della musica di qualità. Per la prima volta in 40 anni il prestigioso premio viene consegnato in una città diversa da Sanremo.Afterhours, Enzo Avitabile, Francesco Baccini, Colapesce e Zibba: sono i nomi degli artisti ai quali la giuria del Premio Tenco ha deciso di assegnare le Targhe Tenco 2012, l’Oscar della canzone italiana d’autore.E questi artisti, che rappresentano il meglio della musica nazionale, saranno a Novara per una grande serata di musica e poesia che si svolgerà al Teatro Coccia l’8 dicembre.È arrivata oggi, dopo alcune settimane di contatti e trattative, la conferma che il direttivo del Club Tenco ha accolto positivamente la disponibilità di Novara ad ospitare la manifestazione sul palcoscenico del Coccia. Si tratta di un vero e proprio evento: il Premio Tenco, nato quarant’anni or sono, si è sempre svolto a Sanremo. E per la prima volta nel 2012 lascia la città ligure.L’iniziativa, realizzata in collaborazione tra la Fondazione Teatro Coccia e il Comune di Novara, è un’altra tappa lungo il percorso di affermazione del ruolo di Novara come vera e propria “capitale” della musica di qualità. Il programma della serata di premiazione e di altre iniziative che sono allo studio, sarà rivelato solo nelle prossime settimane.


COMUNICATO CLUB TENCO

Nella sezione "Album dell'anno" c'è stato un ex aequo, condiviso tra un gruppo storico e un giovane emergente: "Padania" degli Afterhours e "Come il suono dei passi sulla neve" di Zibba & Almalibre. Seguono nell'ordine, press'a poco tutti a ruota, "D'amore e di marea" dei Fabularasa, "Io tra di noi" di Dente, "Rebetiko Gymnastas" di Vinicio Capossela, "Il mondo nuovo" del Teatro degli Orrori e "Odio i vivi" di EddaPer l'"Album in dialetto" il napoletano Enzo Avitabile con "Black tarantella" ha avuto la meglio su Mario Incudine con "Italia talìa". Più distaccati Raiz & Radicanto con "Casa", i Lou Dalfin con "Cavalier Faidit" e i Lautari con "C'era cu c'era".Colapesce si aggiudica la categoria "Opere prime" per "Un meraviglioso declino", di poco davanti a Giovanni Block ("Un posto ideale") e a Roberta Barabino ("Magot"). Seguono Giacomo Lariccia ("Colpo di sole"), Elsa Martin ("vERsO") e Dellera ("Colonna sonora originale").Nell'unica sezione dedicata agli interpreti, netta vittoria di Francesco Baccinigrazie al suo "Baccini canta Tenco". Ben piazzato pure il "Canzoniere illustrato" di Daniele Sepe. Quindi "I Luf cantano Guccini", "Di fame di denaro di passioni" della DauniaOrchestra di Umberto Sangiovanni, e il "Folkrock" di Massimo Priviero con Michele Gazich.I vincitori saranno invitati ad esibirsi e ricevere le Targhe nel corso di una serataal Teatro Coccia di Novara, sabato 8 dicembre, in collaborazione con il Comune di Novara.Le Targhe Tenco non sono assegnate dal Club Tenco ma da una giuria alla quale vengono chiamati più di 200 giornalisti (di gran lunga la più ampia e rappresentativa in Italia in campo musicale), il cui voto avviene in due fasi. Con la prima vengono selezionati i 5 finalisti (o più, in caso di ex aequo). Con la seconda, appena svoltasi, viene proclamato il vincitore di ogni sezione.Maggiori informazioni sulle Targhe, con le preferenze dei singoli giurati per i dischi primi classificati, si possono trovare sul sito ufficiale www.clubtenco.it


13 ottobre 2012

Amor Fou - Qualche scatto del concerto al Tamburine, tra campionatori, moralisti e frigidi brianzoli


Ieri sera sono stato al Tamburine di Seregno per il concerto degli Amor fou, che ad eccezione della breve anteprima del MiAmi non avevo ancora avuto modo di sentire nel tour di 100 giorni da oggi. Se devo dirla tutta sono rimasto un po' spiazzato: non tanto dalla performance o dalle caratteristiche del set, che infondo mi aspettavo esattamente così, ma dallo scarso coinvolgimento del pubblico, attento ma statico, ingolosito soprattutto sulle poche canzoni ripescate da I moralisti cantate e applaudite ben più delle scanzonate tracce dell'ultimo disco, che peraltro mi piacciono tanto. Alessandro Raina ce la mette tutta per azzerare la distanza con il frigido pubblico brianzolo, scende tra il pubblico ripetutamente, fa battute, ringrazia, ma a parte il singolo Alì gli applausi e i cori sono tutti per Dolmen e DePedis i brani più datati, impregnati di quelle sonorità rock e decadenti che pare siano più gradite allo zoccolo duro dei fan. Se il pubblico è davvero sovrano, presto saluteremo dj e sintetizzatori.
Giancarlo Conti











  





Xabier Iriondo - Irrintzi - Rec in 10 parole















Primo album realizzato in completa autonomia per lo storico chitarrista degli Afterhours Xabier Iriondo. Dopo svariate collaborazioni arriva Irrintzi, un disco che definire bizzarro è riduttivo. E’ un lavoro al 100% sperimentale in cui suoni e rumori si alternano nel susseguirsi delle tracce: tra fusion, jazz e noise "pazzoide" (passatemi il termine) si assiste ad un contesto esplorativo che lascia alquanto spiazzati al primo ascolto.
Tra sonorità moleste (Elektraren arreskua), recitazioni di teatro d’avanguardia (Gernika eta bermeo, Preferirei piuttosto gente per bene che gente per male) e cover altrui totalmente stravolte (Reason to believe, Cold turkey), Irriondo realizza un piccolo Metal Machine Music degli anni 2000. Un album che facilmente sarà catalogato come “inascoltabile” e che verrà apprezzato solo da quei (rari) fan della musica di avanguardia totale.

Recensione in dieci parole: avanguardistico, bizzarro, rumoristico, spiazzante, eclettico, esplorativo: (molto) difficilmente ascoltabile e poco “Afterhours”.
Marco Pagliari

Voto: **/

Tracklist:
1. Elektraren Aurreskua
2.
Irrintzi
3. Il Cielo Sfondato
4. Gernika Eta Bermeo
5. Reason To Believe
6.
Preferirei Piuttosto Gente Per Bene Gente Per Male
7. The Hammer
8. Itziar En Semea
9. Cold Turkey

Boris - Per pura comodità - Rec in 10 parole















Con Boris prosegue la tradizione del cantautorato italiano dell'ultimo decennio, un po' sopravvalutato un po' tacciato di un "fenomenismo" di cui comprendere l'esatta portata. Dopo artisti come Dente e Brunori, tocca a lui seguire la linea tracciata dai "nuovi" cantori. Nel suo ep d’esordio Per pura comodità Boris sceglie quattro che attingono però anche al decennio precedente, guardando con attenzione alle lezioni di Bersani e di Niccolò Fabi. Canzoni sospese tra il fiabesco (Ezechiele), l’immaginario (Marzapane) e il quotidiano (Per pura comodità) accompagnate da deliziose sonorità pop. Boris non inventa alcunché di nuovo, ma Per pura comodità va giudicato un convincente punto di partenza.

Recensione in 10 parole: sobrio, fiabesco, malinconico, immaginario, cantautorale, minimalista: riassume il pop cantautorale nostrano delle ultime due decadi.
Marco Pagliari

Voto: ***
Tracklist:

11) Temporali estivi
22) Per pura comodità
33) Ezechiele
  4) Marzapane 

11 ottobre 2012

Morgan si dà all'opera (come regista), speriamo non canti più...

Il tentativo di connubio tra musica lirica e cultura pop è qualcosa che a intervalli più o meno regolari viene riproposto sotto diverse forme. Si parte dagli Who con la rock-opera Tommy e si arriva a Freddie Mercury con Barcelona, leggendario album duetto con Montserrat Caballé. Si passa dal Pavarotti & friends, per approdare ad Andrea Bocelli che canta il pop con timbro lirico. Dato il suo status di eclettico artista pronto a qualsiasi sperimentazione, era quasi ovvio che anche Marco Castoldi, in arte Morgan, prima o poi nella questione ci avrebbe messo del suo. Questi i fatti: venerdì 5 ottobre il Teatro Coccia di Novara ha aperto la sua stagione lirica con "Il matrimonio segreto", di Domenico Cimarosa, punto cardinale del settecentesco genere dell'opera buffa. Sul palco un impeccabile cast di livello internazionale, sotto il palco l'Orchestra filarmonica italiana magistralmente diretta da Carlo Goldstein, e dietro le quinte (con qualche breve incursione in scena, per scopi puramente mediatici, regalando qualche accenno di canto lirico con esiti decisamente trascurabili) il poliedrico brianzolo ex-cantante dei Bluvertigo. In realtà l'esperimento non è nato per volontà di Morgan, il quale è stato coinvolto solo in un secondo momento. La collaborazione ha portato, però, ottimi frutti: recensioni largamente positive ed in certi casi entusiastiche da parte di tutta la critica, compresi i melomani più accaniti. Certamente Morgan ha solo una piccola parte del merito, ma da debuttante e da testa calda c'è da riconoscergli il pregio di non aver voluto strafare imponendo le proprie stravaganze. Ha dimostrato, inoltre, di cogliere pienamente il nobile messaggio dell'opera di Cimarosa: la forza dell'amore che supera e trascende le piccolezze e bassezze umane che tentano di sminuirlo. E, sebbene il suo ruolo stavolta si giocasse dietro le quinte, è riuscito a portare sul palco, mediante le scelte registiche e scenografiche, l'egocentrismo ma anche l'introspezione che da sempre lo contraddistinguono. L'ha fatto mettendo in evidenza i lati oscuri dei vari personaggi: la smania di onore ed autorità, i difetti fisici, il vizio del bere, addirittura le tendenze sadomasochistiche, introducendo, su un palco di tradizione, strumenti quali fruste e manette. Mai in modo volgare, però. La ricercatezza nei costumi, negli arredi, negli attrezzi di scena è stata infatti encomiabile. Un successo totale, verrebbe da dire, e in effetti così è stato, a maggior ragione da parte di un artista che ultimamente aveva fatto parlare di sé più per gli eccessi della vita privata che non per la musica, e quando ciò succede, solitamente è sintomo di viale del tramonto. A voler essere cattivi si potrebbe certamente accusare di aver sfruttato il nome di Morgan per vendere qualche biglietto in più, o di avergli filantropicamente regalato una seconda possibilità. In realtà dall'unione tra la lirica e Morgan, anch'essa un matrimonio come quello che dà il titolo all'opera, ci hanno guadagnato tutti, e non solo economicamente. Si è dimostrato, una volta di più, che l'arte è un fenomeno complesso, che racchiude la musica e a volte la supera ampiamente. Che il confine del genere musicale, per l'ascoltatore attento, non costituisce un limite. Che un artista completo sa uscire dalla propria zona di comfort e portare efficacemente la propria competenza in qualcosa di nuovo. E che quando un periodo storico o un contesto musicale finisce, e questo è inevitabile, un artista non sempre è costretto ad invecchiare malamente recitando la parodia di se stesso, come nel film This must be the place, ma può mettersi in gioco una seconda volta, nonostante i propri limiti e le proprie umane debolezze. "Apprezziamo chi invecchia dignitosamente / consapevole della sua curva discendente", cantava giustamente Morgan, ormai diciassette anni fa. Ora speriamo che faccia meravigliosamente il regista e che non canti più, per lo meno non all'interno di un'opera lirica. Marco Maresca

10 ottobre 2012

Alessandro Grazian - Armi


Armi (Ghost records / Venus) è il terzo album del padovano Alessandro Grazian. L'album esce a tre anni di distanza dal lavoro precedente, un lasso di tempo durante il quale Grazian si è occupato anche di pittura e colonne sonore. Sono forti, nel nuovo album, gli influssi rock, e quasi tutto il disco è permeato da una vena cupa e ombrosa. L'album inizia in modo aggressivo e tirato, con Armi, la title-track. I toni proseguono cupi anche nella successiva ed introspettiva Soltanto io, per poi passare a Se tocca a te, un brano acido e lisergico sul quale si sviluppa una sventagliata di parole urlate contro la necessità di abbandonare i sogni di gioventù per inserirsi stancamente nel mondo adulto secondo schemi già decisi da altri. La struttura delle strofe ricorda la one-man band romana Babalot ai tempi dei loro primi album. Nel brano Estate ci sono addirittura grigissimi echi di prog italiano anni '70, che mostrano però una produzione pienamente adeguata all'anno corrente. Nonchalance parla anch'essa del tempo che passa e dell'esigenza di cogliere il momento con tutte le armi a propria disposizione, e il testo è scandito con un ritmo che ricorda i CSI. Helene, un altro ottimo brano che ripesca le sonorità classiche del prog italiano, con un arrangiamento tanto cupo nelle strofe quanto angelico e sognante nel ritornello, parla dell'impossibilità di calarsi nei panni altrui e capirne le scelte. Ancora un po' di CSI (o meglio CCCP) nel brano Non devi essere poetico mai, per poi chiudere con Il mattino, che si conclude con l'enigmatico messaggio "Ti do appuntamento il primo ottobre in Prato della Valle" (e se qualche padovano può darci spiegazioni è il benvenuto). Quello di Grazian è un album in cui un'oscura architettura elettronica di fondo sorregge brani a volte introspettivi e a volte esortativi, tutti di ottimo livello, nei quali si sente la mano di Leziero Rescigno degli Amor fou. Vale la pena ascoltarlo attentamente e cogliere il messaggio vitale e luminoso che emerge nonostante l'oscurità delle atmosfere. Marco Maresca

8 ottobre 2012

The Vaccines - Come of ages - Rec in 10 parole














Secondo album all’attivo per i londinesi Vaccines, seguito dell’esordio dell’anno scorso What did you expert from the Vaccines?. Come of ages è un disco indie rock trascinante che verrà idolatrato dai seguaci della musica alternativa degli anni 2000. Tra sonorità ispirate da Strokes, Franz Ferdinand e MGMT, la band di Justin Young compie prodigi per via di accelerazioni roboanti (No hope, Bad mood), intuizioni adatte a pogo in party americani (il trascinante singolo Teenage icon) e sonorità sixties modernizzate (I always knew, All in vein, I wish I was a girl). Come of ages è un album piacevole e ballabile che non può lasciare indifferenti. E state certi che dei Vaccines – che tra l’altro di recente si sono esibiti al festival “A Perfect Day”, facendo da opener ai Mogwai e ai Franz Ferdinand – ne sentiremo ancora parlare.

Recensione in 10 parole: divertente, trascinante, ballabile: puro indie rock con una spruzzatina di sixties. Inquadra perfettamente il trend degli anni 2000.
Marco Pagliari

Voto: ****

Trackist:

1) No Hope
2) I Always Knew
3) Teenage Icon
4) All in Vain
5) Ghost Town
6) Aftershave Ocean
7) Weirdo
8) Bad Mood
9) Change of Heart Pt.2
10) I Wish I Was a Girl
11) Lonely World

6 ottobre 2012

Folkamiseria e Daniele Celona sono gli ospiti musicali del Sabato di Provincia cronica, il 6 ottobre a Cerano


Il titolo "Il sabato di Provincia cronica", di leopardiana memoria, è solo uno dei tanti spunti per unire letteratura, musica e vita in provincia. E' questo l'intento di AsapFanzine che insieme al Comune di Cerano e all'Associazione Balla coi cinghiali organizza per sabato 6 ottobre a Cerano (nel giardino e all'interno della Sala Crespi, dalle 16.30 fino a mezzanotte) una giornata ricchissima di eventi. Tutti gratuiti. Si tratta del secondo atto del "gemellaggio" tra il festival ligure "Balla coi cinghiali" e il Comune di Cerano, il primo è stato la premiazione del concorso letterario avvenuta a Toirano, nel savonese, a fine giugno. Ora si torna alla carica, con una proposta culturale ambiziosa che punta sulla qualità dei contenuti, a partire proprio dai concerti con due interessanti band, Folkamiseria e Daniele Celona, che saranno un sicuro riferimento nel panorama musicale italiano dei prossimi anni. Nel pomeriggio appuntamento da non perdere con la presentazione del libro "Suonare il paese prima che cada", testo di riferimento nella letteratura musicale degli ultimi anni, fino all'aperitivo letterario con gli autori che hanno partecipato al premio "Provincia cronica", molti sono Novaresi, ma non mancheranno presenze da tutta Italia, come il vincitore della sezione "racconti" che arriverà direttamente da Reggio Calabria. Faranno da cornice a questi eventi due mostre fotografiche e uno spazio dedicato alle associazioni. Per i più piccoli via libera alla fantasia con un laboratorio di fumetti per imparare tutti i segreti delle strisce animate. Di seguito il programma in dettaglio.

LABORATORIO DI FUMETTI - Si parte alle 16.30 con un laboratorio di fumetto dedicato ai più piccoli: nel giardino della Sala Crespi, Veci Carratello, novarese illustratrice di libri per bambini e autrice del fumetto "Fat bottomed girls" dedicato al rock Anni Sessanta e Marco Arioli, fumettista di Landiona con all'attivo collaborazioni con "Corriere della sera" e "Avvenire" faranno divertire i piccoli partecipanti in uno spazio all'aperto appositamente allestito per loro.


INCONTRO CON L'AUTORE - Alle 18 sarà la volta di Andrea Scarabelli, che incontrerà i lettori per parlare del fortunatissimo libro "Suonare il Paese prima che cada. Musica dagli anni zero". Il volume contiene interviste ad alcuni esponenti della musica italiana dell'ultimo decennio - Francesco Bianconi (Baustelle), Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica), Pierpaolo Capovilla (Il teatro degli orrori), Max Collini (Offlaga Disco Pax), Dente, Federico Dragogna (Ministri), Enrico Gabrielli (Mariposa, Calibro 35), Meg, Enrico Molteni (Tre allegri ragazzi morti), Massimo Pupillo (Zu), Tying Tiffany - e ne tratteggia lo stato di salute. Scarabelli è nato a Milano nel 1983. Suoi racconti, interviste e recensioni sono apparsi su “Rolling Stone”, “Pulp”, “il manifesto”, Gq.com, Carmilla, “Atti impuri”. Nel 2008 ha pubblicato la docufiction Beautiful (No Reply). Ha fatto parte della giuria dell'edizione 2012 del premio "Provincia cronica".


APERITIVO LETTERARIO - Alle 18.30 è invece previsto un aperitivo letterario con gli autori del premio Provincia cronica. Suddiviso nelle sezioni "racconti" e "poesia" ha richiamato partecipanti da tutta Italia. Oltre ai temi "classici" sempre legati a musica e vita in provincia, quest'anno è stata introdotta una sezione dedicata al tema dell'inquinamento ambientale. L'aperitivo si svolgerà sotto forma di dibattito tra i partecipanti, con lettura degli elaborati. La partecipazione è libera e aperta a tutti. Sarà anche presentato il bando 2013 del premio letterario.


SPAZIO ASSOCIAZIONI - E' previsto uno spazio che darà ospitalità alle attività di tutte le associazioni a vario titolo coinvolte nella manifestazione.


FOTOGRAFIA - Nell'auditorium della Sala Crespi saranno allestite ben due mostre fotografiche: quattro fotografi del Novarese allestiranno la scenografia del palco, proponendo la mostra "Estetica-anestetica" (il cui titolo è a sua volta una citazione musicale) con scatti dedicati alla musica e ai temi del premio letterario.



CONCERTI - In serata, a partire dalle 21, due concerti di grande suggestione: si incomincia con uno dei cantautori rivelazione del 2012, Daniele Celona, protagonista di un fortunato reading con Pierpaolo Capovilla del Teatro degli Orrori, presenterà il suo nuovo disco "Fiori e demoni" accompagnato dai Nadàr Solo. Chiuderanno la serata i Folkamiseria: hanno suonato in importanti festival e nei principali club italiani, prima di band come Inti Illimani, Modena City Ramblers, Kokani Orckestar, Edoardo Bennato... I Folkamiseria abbinano chitarre, fisarmonica, violino, flauti e cornamuse, basso elettrico e batteria creando un impatto sonoro sempre vario, che durante il concerto spazia dalla musica irlandese al country americano, dal kletzmer alla musica piemontese, passando per quella francese, basca, galiziana...



PROGRAMMA SABATO 6 OTTOBRE


ORE 16.30-18

LABORATORIO di FUMETTI per bambini

con gli illustratori Veci Carratello e Marco Arioli

ORE 18-18.30

MUSICA DAGLI ANNI ZERO: cosa dicono i protagonisti?

presentazione del libro "Suonare il paese prima che cada" 
di ANDREA SCARABELLI 


18.30-19.30

APERITIVO LETTERARIO 

con gli autori di PROVINCIA CRONICA
presentazione BANDO 2013


“ESTETICA-ANESTETICA” - MOSTRA FOTOGRAFICA

di Loris Bartoli – Martina Colonna

Diana Debord – Marlin Dedaj

"SOCIAL NETWORK" - COLLETTIVA FOTOGRAFICA


SPAZIO ASSOCIAZIONI

con Balla coi cinghiali, La Nuova Primavera, Spigoli vivi, AsapFanzine


21-00.30

CONCERTI di
 
DANIELE CELONA
FOLKAMISERIA



INGRESSO LIBERO


Tutti gli appuntamenti si svolgono in SALA CRESPI (anche in caso di maltempo)

piazzale dei Lavoratori (ex CVT) - CERANO (Novara)

4 ottobre 2012

Disquieted by - Lords of Tagadà


Lords of Tagadà è un full lenght su LP, prodotto da Sons of Fest e To Lose la Track, che vede la luce nel giugno del 2012. Ah, sì: loro sono i Disquieted By, quartetto toscano delle parti di Prato che da anni suona del mitologico punk’n’roll  cantato in inglese.  È il primo lavoro a lunga gittata della band, dopo un primo EP 7” che li ha resi famosi in tutta Italia. Ed è proprio da questo primissimo lavoro, datato 2004, che vengono tratte due tracce, “Mami Mami Corazon”“Too Seriously”, che fanno di “ Lords of Tagadà” una sorta di raccoltona completa di tutto ciò che si può aspettare dai Disquieted By.
Ma andiamo con ordine: si parte da “Pirates”, due minuti sporchissimi ed altissimo voltaggio che introducono alla perfezione ciò che saranno le rimanenti undici canzoni del disco. La cosa fenomenale sono i ritornelli, temporeggiati e urlati allo sfinimento, che fanno dei Disquieted By un gruppo davvero fenomenale. Sporchi ed ancora affamati, con “Argentina mon Amour” si raggiungono le parti parlate accompagnate da accordi appena appena accennati che sfociano in un ultima ripresa finale. “Join us Cops” e “Moshchops”  sono da hit svedese psycho punk , un alternarsi di bassi e urla dalle poche ma gloriose parole, pezzi che lasciano il segno insomma. “Too Seriously”, come già detto, viene ripescata dal primo lavoro della band e segna una prima pausa sonora prima dell’arrivo di bordate come “Aquaplanning” e “Protogone”, quest’ultima già pubblicata sotto forma di singolo un paio di anni fa. Controtempi, stop and goes e parti mosh la fanno da padrone come nel più sincero scenario punk hardcore.  “Mami Mami Corazon” arriva ballabile e ridondante e rimane subito in mente, chiudendo così  il pereftto cerchio del Tagadà, la giostra sulla quale i passeggeri stavano in piedi camminando in senso opposto a quello della percorrenza dell’inclinatissimo disco sul quale erano disposti .  Si scende, infine, con “Piero Fear”, il pezzo a mio parere più accattivante dell’album.
Ho visto due volte i Disquieted By dal vivo, di cui una memorabile: la location era il Dauntaun al Leoncavallo, il periodo era quello natalizio se non ricordo male. Il pubblico si divertiva a fare stage diving dal bancone del bar antistante il palco: ecco, questi sono i signori del punk’n’roll. Andrea Vecchio