I romagnoli Cosmetic escono sul finire della stagione fredda con un discreto lavoro su piccolo vinile, un 7” intitolato Arnia/Provincia. Sette pollici che cominciano bene, anzi benissimo: pura vena Dischord, infatti, in In ritirata, un’introduzione tutta ritmo e frenesia che mette in risalto chitarre e variazioni ritmiche ben scandite e dettate da un onnipresente basso distorto. E per finire un singalong stillatissimo che davvero fa ben sperare per il prosieguo del disco.
Ci fanno però tornare coi piedi per terra non appena si capisce di cosa parli il testo di Provincia, il pezzo successivo, incentrato su una patetica e ridondante mancanza di comunicazione tra persone. Poco innovativi, soprattutto a causa di una voce che sembra parafrasare fin troppo i primi lavori dei Tiromancino, gruppo che personalmente non ho mai potuto sopportare. Tra interessanti riprese rock e nevrotici assoli puro stile camicie di flanella (ma senza toppe dei Drive Like Jehu) si arriva comunque alla fine della traccia che, a dire il vero, come canzone che dà il titolo ad un lavoro su 7 pollici risulta essere troppo fiacca ed evanescente, quando il formato in questione non può ammettere pause o tentennamenti.
Motobecane si inserisce bene tra le due parti del disco, essendo un anfratto tribale e molto Architetture ad Helsinki che tutti vorremmo un po’ più duraturo, perché L’arnia parte male per finire ancora peggio: un piangersi addosso con vocali troppo straziate e poche, pochissime chitarre. Troppo lungo, inoltre, sino a sembrare un diversivo per finire il tempo a disposizione sul vinile.
In poco più di dieci minuti i Cosmetic non riescono a fare completamente centro, creando un lavoro che non trova la via per trasmettere a pieno le atmosfere della Chicago di Piscet Iscariot che tutti ci aspettavamo alla porta. Un disco badogliano quando il Partigiano Johnny è ormai già a combattere sulle colline. Andrea Vecchio
24 febbraio 2013
22 febbraio 2013
Le darkroom session "poporno" di Kali
Kali non è un nome nuovo per
AsapFanzine: avevamo già speso ottime parole in passato per il suo EP Canzonette per narcisi isterici,
accompagnandolo con una divertente intervista (http://asapfanzine.blogspot.it/2012/03/kali-ci-parla-delle-sue-canzonette-per.html)
che trattava l'argomento delle voci femminili partendo da Portishead e Blonde
redhead e arrivando ironicamente fino ad Emma e addirittura Cristina d'Avena.
Sì, perché nel panorama underground italiano c'è tanta voglia di ascoltare
anche il punto di vista femminile, e la speranza è sempre quella di sentire
finalmente qualcosa di nuovo. Qualcosa che non sia un puro esercizio vocale o
stilistico. Un'artista che sappia narrare e narrarsi, in modo autentico,
graffiante, senza pudore. Kali all'epoca ci aveva stupito per la sua sicurezza
e la novità che portava con sé. Ed ora ci sorprende nuovamente, anche se in
maniera totalmente diversa. In previsione di un album che uscirà a breve (entro
la fine del 2013), Kali decide di svelarsi con un EP che abbina musica ed
immagini. Il lavoro, in formato video-EP, è intitolato Darkroom session. La darkroom è una stanza scura in cui ci si
toglie la maschera, in cui non è permesso parlare. La darkroom in questione
trova spazio all'interno delle Officine sonore di Vercelli, grazie a Vecchi
& Besso comunicazione, che ha realizzato questa session il 27 novembre
2012. La registrazione è stata effettuata da Fabrizio Chiapello per Transeuropa
studio e le riprese sono di Morgan Silvestri per Monkey factory. La band, che
oltre a Federica Folino alla voce e synth è formata da Fabio Pastore alla
chitarra, Luca Sacco al basso e Andrea Morsero alla batteria, sceglie stavolta
la via dell'elettronica minimale. Il synth-pop fresco e un po' kitsch del
precedente EP è completamente dimenticato, a favore di brani minimali e ruvidi,
concettualmente elettronici, ma al contempo densi di fisicità sprigionata dalle
corde. Si parte con Liberami, il
singolo scelto per la promozione, che parla di uno dei temi cari a Kali: le
ossessioni. Stavolta l'ossessione è così forte da portare all'insonnia e Kali
invoca una viscerale liberazione. Si passa poi a Smalto rosso, e il clima è sempre più quello di una darkroom: via
tutte le inibizioni, via le maschere, rimane solo l'espressione nitida del lato
oscuro e vitale dell'incontro sessuale. L'esperimento audiovisivo si conclude
con Radioclima, il brano più
elettrico dei tre, dedicato alla radio e alla sua capacità di portarci lontano,
fuori dalla noia, in un mondo che è reale solo se immaginato. Dopo l'ascolto e
la visione di questo nuovo lavoro di Kali, completamente diverso dal precedente
e per certi versi quasi in antitesi, cresce la curiosità in merito a cosa
effettivamente ascolteremo nel suo primo full lenght album, che a questo punto
si spera esca davvero a breve. Marco
Maresca
Tracklist:
1. Liberami
2. Smalto rosso
21 febbraio 2013
Collettivo Ginsberg - De La Crudel - Rec. in 10 parole
Ep d'esordio del Collettivo Ginsberg, progetto nato nel 2004, contenitore e centrifuga di esperienze e influenze musicali.
Recensione in 10 parole - Poesia beat (riferimento sia
per il nome della band che per i testi), preghiera (rivoluzionaria tra sacro e
profano: Il presente), voci (intense,in bilico tra passato e presente), sound
(no-wave voodoo blues, psichedelia), contaminazioni (studi classici, danza,
jazz, ma anche avanguardia e musica contemporanea), organo (il suo uso è deciso
e privo di timor reverenziale), inquietudine (me la lascia Mars'sailors con i
marinai usciti dal brano per fissarmi fino all'ultima nota insieme a Manzarek
e Morrison), lingua (il dialetto romagnolo in Curtel primeggia su italiano e
inglese), vibrazione (il vocalist e la sua interpretazione da tenebroso al
pianoforte in “Sera”), radici (in
Romagna, ma le cinque teste di questa creatura vagano per i continenti). Alessandra Terrone
Voto: ****
Tracklist:
1) Mars' sailors
2) Sera
2) Sera
3) Curtel
4) Il presente
19 febbraio 2013
Eterea Post Bong Band - Bios - Rec. in 10 parole
A tre anni da “Epyks 1.0”, gli Eterea Post Bong Band tornano con un nuovo disco. Tutto ha inizio quando il quartetto veneto inizia a fare strani calcoli con una misteriosa sequenza numerica che parrebbe trovarsi ovunque. Il risultato è una massa di idee chiamata, appunto, Bios.
Recensione in 10 parole: Bios (anche il disco è una massa di idee come il Bios del pc), elettronico (l’elettronica è dovunque in questo lavoro), contaminato (nella parte ritmica ai samples elettronici si mischiamo suoni digitali), matematico (gli Eterea intendono la matematica come possibile metodologia per risolvere il grande puzzle dell’universo), fantascientifico (molti suoni potrebbero far da cornice a un film di fantascienza), vintage (alcuni suoni sembrano usciti dai primi synth degli anni 80), biografico (perché sono citati personaggi curiosi come il matematico mistico Ramanujan e lo scacchista Kasparov che accettò di sfidare un computer della IBM), astratto (basta guardare il cavolo romano in copertina), ritmato (sito la canzone Fibo), originale (perché sicuramente dischi di questo tipo se ne ascoltano pochi). Marco Colombo
Voto: **/
18 febbraio 2013
Le coinvolgenti esperienze strumentali di Julia Kent
Urge una premessa: sto entrando decisamente in un mondo
musicale che non frequento abitualmente e spero di farlo con estremo rispetto. In inglese si definirebbe Cello sound (per noi italiani si
tratta di violoncello). Julia Kent è una violoncellista canadese di Vancouver
trapiantata a New York, anzi per essere precisi a Brooklyn, trasformata in una
delle zone più all'avanguardia della città. Ha iniziato la sua carriera musicale negli anni Novanta con
il gruppo sperimentale Rasputina. Al suo attivo ha due album come solista
(Delay del 2007 e Green and grey del 2011). Il suo terzo lavoro, appena uscito, il primo con l'etichetta indie Leaf, si intitola Character.
Prima di ascoltare l'album, ho guardato il videoclip che
accompagna il brano Tourbillon. Il Tourbillon è l'intersecarsi dei
nostri pensieri mentre restiamo seduti di fronte al mare a guardare stormi di
uccelli che disegnano vortici tra le onde e il cielo, sino a scomparire con
l'ultima nota del violoncello. Questo video diretto dal regista tedesco Levin
Haegele viene definito terapeutico.
L'album, interamente strumentale, è un lavoro profondamente
interiore che spinge alla calma. La musicista ha cercato di sentire sopra il
frastuono dell'ambiente che la circonda.
Julia con la sua musica vuole spingerci a fermarci e ad
ascoltare quel poco che resta ancora di non superficiale nel mondo intorno a
noi. Lei è un'artista che usa la musica per descrivere ciò che vede e ciò che
sente dentro di sé, così come i musicisti in generale, così come i pittori ci
parlano attraverso le loro opere. L'arte d'altronde usa un linguaggio
universale. Dà vita e forma ai vari stati d'animo dell'essere umano. Se si ha
voglia di ascoltare il disco di Julia, si riesce in parte ad identificare
questi stati d'animo.
A parte il sopracitato
Tourbillon, i brani che più mi hanno coinvolto sono Transportation
in cui la musica si trasforma in un vero e proprio mezzo di trasporto per
l'anima che si lascia coinvolgere e avvolgere dalle note, Kingdom che potrebbe far parte di
colonne sonore di film storici inglesi e Flicker che mi ha rilassato
rallentando per qualche minuto i battiti del cuore.
Un album che potrebbe aiutare a respirare meglio e di più
lasciando affiorare quello che c'è oltre il rumore. Solo per chi se la sente. Alessandra Terrone
Gli Adele e il mare lanciano i loro origami - videointervista esclusiva
Ad aprile uscirà Origami, primo ep dei milanesi Adele e il mare, band tra le più promettenti del panorama underground italiano. Li abbiamo incontrati in una videointervista esclusiva nel loro studio a Cornaredo.
Adele e il mare - Origami
1. L'assenza
Intervista di Marco Colombo
Adele e il mare - Origami
1. L'assenza
2. Novembre
3. La pioggia è finita
4. L'inconsapevole sogno di Enea
5. Domani
16 febbraio 2013
Tornano gli Scena con un ep militante
Gli Scena vengono da Como e Milano ed il loro primo lavoro risale al 2008. Un LP intitolato 8 Punti, uscito per Don’t Need Records, grazie al quale iniziarono a girare l’Italia e l’Europa. Erano anni in cui si organizzavano concerti ogni weekend, in cui i gruppi indipendenti italiani proponevano lavori veramente innovativi, in cui andava di moda ascoltare le band Deranged, indossare giacche di jeans sopra le maglie dei Double Negative e suonare il più distorto e veloce possibile.
Tornano dopo quattro anni con un nuovo cantante ed un nuovo bassista, mantengono come membri i due fondatori Carlo e Michele (già con Cusack e LaQuiete) e registrano un EP contenente sette tracce, tutte rigorosamente in italiano, di punk ecletticamente rock e sfacciatamente hardcore. Corte, sprezzanti del pericolo e ricche di significati.
Si comincia con S.C.E.N.A., vero e proprio manifesto critico che prende a sberle finta militanza, moda e apparenze di una realtà che in Italia, lo ribadisco, è rimasta veramente con pochissimi argomenti da esporre. Giro di chitarra midwest, stop’n’go al punto giusto e si arriva a Zitto e suona, ritmo martellante e battute cadenzati che cadono puntuali sul granitico ritornello “Stà zitto e suona, che prima o poi la fortuna ti abbandona”. Apocalisse a pois è il manifesto nichilista dell’album e rimane impresso sin dal primo ascolto grazie soprattutto alla voce di Samuele, che strizza l’occhio a ciò che fu la struttura vocale che caratterizzò il punk hardcore italiano dei primi anni ’90.
I New Bomb Turks se fossero cresciuti a Melzo, i Verbal Abuse se fossero nati trent’anni dopo...
Perduta arte di stare in fila ricalca in modo deciso le sonorità di ciò che fu il gruppo appena formato, dedito alle sonorità più spiccatamente “made in Milano”: batteria a cento all’ora e tanta, tantissima furia vecchia scuola. Minima spesa, massima resa è, finalmente, una schierata invettiva contro i dj: “Il cachet di una serata tua è un nostro tour di un mese. Tu beato tra le donne, noi santificati dalle barbe (...) i dj non suonano, mettono musica degli altri”. Come se non bastasse, tutto ciò è scandito da un imparagonabile "girone" di chitarra che non può far altro che rendere ancora più succosa l’esultanza di tutti coloro che, da anni, aspettavano una canzone così...
Tornano dopo quattro anni con un nuovo cantante ed un nuovo bassista, mantengono come membri i due fondatori Carlo e Michele (già con Cusack e LaQuiete) e registrano un EP contenente sette tracce, tutte rigorosamente in italiano, di punk ecletticamente rock e sfacciatamente hardcore. Corte, sprezzanti del pericolo e ricche di significati.
Si comincia con S.C.E.N.A., vero e proprio manifesto critico che prende a sberle finta militanza, moda e apparenze di una realtà che in Italia, lo ribadisco, è rimasta veramente con pochissimi argomenti da esporre. Giro di chitarra midwest, stop’n’go al punto giusto e si arriva a Zitto e suona, ritmo martellante e battute cadenzati che cadono puntuali sul granitico ritornello “Stà zitto e suona, che prima o poi la fortuna ti abbandona”. Apocalisse a pois è il manifesto nichilista dell’album e rimane impresso sin dal primo ascolto grazie soprattutto alla voce di Samuele, che strizza l’occhio a ciò che fu la struttura vocale che caratterizzò il punk hardcore italiano dei primi anni ’90.
I New Bomb Turks se fossero cresciuti a Melzo, i Verbal Abuse se fossero nati trent’anni dopo...
Perduta arte di stare in fila ricalca in modo deciso le sonorità di ciò che fu il gruppo appena formato, dedito alle sonorità più spiccatamente “made in Milano”: batteria a cento all’ora e tanta, tantissima furia vecchia scuola. Minima spesa, massima resa è, finalmente, una schierata invettiva contro i dj: “Il cachet di una serata tua è un nostro tour di un mese. Tu beato tra le donne, noi santificati dalle barbe (...) i dj non suonano, mettono musica degli altri”. Come se non bastasse, tutto ciò è scandito da un imparagonabile "girone" di chitarra che non può far altro che rendere ancora più succosa l’esultanza di tutti coloro che, da anni, aspettavano una canzone così...
Il rush finale è tirato da Sotto effetto Gangsta e Sedia, schizofreniche come non mai, ballabilissime e ricche di emancipata esasperazione nichilista. Emancipata perché qui non si tratta di piagnistei alla Zen Circus e nemmeno di becera ironia alla Stato sociale: qui si porta avanti una causa. E da anni. Musicale ed attitudinale. Fermandosi e ripartendo più forte di prima, come alla fine di ogni pezzo, come allo scioglimento di ogni gruppo punk rock. Andrea Vecchio
15 febbraio 2013
Torna Balla coi cinghiali, dal 21 al 24 agosto a Bardineto. Aperte le iscrizioni al premio Provincia cronica fucina di scrittori e fotografi
Torna Balla coi cinghiali e mentre si rincorrono le prime indiscrezioni sul programma della quattro giorni di Bardineto (molto probabile la presenza di un ospite internazionale), già fissata dal 21 al 24 agosto 2013, sono ai nastri di partenza alcune attività collaterali che partono con molti mesi di anticipo. Come ormai da tradizione, all'interno del festival c'è anche un'area dedicata alla letteratura, di cui fa parte il concorso Provincia Cronica organizzato dall’associazione musico-culturale Balla coi cinghiali con la collaborazione dell'associazione novarese Asap Fanzine e dal Comune di Cerano.
Il premio, aperto a tutti senza limiti di età, è diviso in tre sezioni: racconti (inediti, max 12 mila caratteri), poesie (inedite, senza limiti di lunghezza), fotografie (da 3 a 5 scatti a colore, in formato analogico o digitale). Questi i sei temi su cui ci si può sbizzarrire: Temporali e rivoluzioni; Accadde a un concerto; Le radici; Ticino; I denti; La mano.
Per partecipare è necessario versare una tassa di 10 euro e spedire gli elaborati entro il 15 maggio 2013 via posta cartacea all'indirizzo Redazione AsapFanzine (c.a. Roberto Conti), via D'Enricis 17, 28100 Novara oppure via email all’indirizzo contirobe@hotmail.com. Necessario inviare anche la scheda coi dati personali allegata al bando.
La premiazione del concorso Provincia Cronica è in programma sabato 24 agosto alle 16.30, all'interno del festival Balla coi Cinghiali. I singoli premi (opere d’arte, strumenti tecnologici e prodotti tipici del territorio) saranno comunicati alla scadenza del bando.
Il bando completo è disponibile a questo link
Il premio, aperto a tutti senza limiti di età, è diviso in tre sezioni: racconti (inediti, max 12 mila caratteri), poesie (inedite, senza limiti di lunghezza), fotografie (da 3 a 5 scatti a colore, in formato analogico o digitale). Questi i sei temi su cui ci si può sbizzarrire: Temporali e rivoluzioni; Accadde a un concerto; Le radici; Ticino; I denti; La mano.
Per partecipare è necessario versare una tassa di 10 euro e spedire gli elaborati entro il 15 maggio 2013 via posta cartacea all'indirizzo Redazione AsapFanzine (c.a. Roberto Conti), via D'Enricis 17, 28100 Novara oppure via email all’indirizzo contirobe@hotmail.com. Necessario inviare anche la scheda coi dati personali allegata al bando.
La premiazione del concorso Provincia Cronica è in programma sabato 24 agosto alle 16.30, all'interno del festival Balla coi Cinghiali. I singoli premi (opere d’arte, strumenti tecnologici e prodotti tipici del territorio) saranno comunicati alla scadenza del bando.
Il bando completo è disponibile a questo link
Infoline 328.2478329.
14 febbraio 2013
I toscani Rain dogs e quel sapiente mix di rock ed elettronica
Per gli appassionati di suoni elettronici ecco un disco d'esordio da
segnalare. Il 25 gennaio è infatti uscito Lies, alibis and lullabies dei
Rain Dogs, progetto tutto italiano (provincia toscana per l'esattezza) nato nel
2010. Il disco è stato preceduto dal singolo Brand new enemy - a cui hanno collaborato Franco Li Causi e Cesare
“Mac” dei Negrita - e da un videoclip girato dal regista Fernando Maraghini. Il lavoro dei Rain dogs rappresenta la fusione tra le poesie e la chitarra di Andrea Ferrante e
l'energia del dj produttore di musica elettronica Luigi Gori. Pianeti distanti
tra loro che si sono incontrati, arricchendosi a vicenda, facendo scaturire
questo album.
In sostanza, i brani nati dalla chitarra acustica di Ferrante
sono stati arrangiati da Luigi Gori, il risultato si può ascoltare nelle dieci tracce di Lies, alibis and lullabies: un mix tra cantautorato, rock
alternativo di scuola anglosassone ed elettronica che attraversa gli
ultimi trent'anni a partire dagli anni '80 (Depeche Mode, Klaxons, Franz
Ferdinand e Neon Indian).
Ferrante ha dimostrato coraggio e curiosità nel mettersi in
gioco entrando in un ambito musicale distante dal suo, al contempo Gori ha saputo trovare le giuste
sonorità per i brani che ne hanno assorbito inevitabilmente la personalità
spudoratamente elettronica.
Le storie raccontate da Andrea rappresentano la sua vita con
i sogni, le bugie, le ansie e tutto il resto. Non c'è niente di pretenzioso in
questo progetto artistico, ma la semplice voglia di entrare l'uno nel mondo
musicale dell'altro e sperimentare insieme un percorso, anche nei concerti,
infatti la band in versione live, formata da cinque elementi, è pronta per la promozione del disco.
Tra i dieci brani, il già citato Brand new enemy ha un
deciso attacco elettro che dimostra subito il lavoro che è stato fatto dai due
artisti. Nessun dubbio nel riconoscere un deciso "elettrosound" anni '80 nel
brano Idiots walk in a row. Rockin
on my own è invece un pezzo alternative rock intriso di elettronica.
Si lascia ascoltare con leggerezza Summer rain che ha
radici da ballata e infine segnalo Broken kite che ho ascoltato
volentieri più volte, brano ben interpretato con la metafora dell'aquilone da
non sottovalutare.
Nessuna delle due personalità artistiche prevale sull'altra,
insieme sono riusciti a fondere le loro esperienze lasciando fluire la cosa più
importante per un disco: la musica.
Hanno fatto un buon lavoro. Non ho però trovato qualcosa che alla fine li faccia
distinguere nettamente da altre band dello stesso genere, ma bisogna anche
ricordare che questo è solo l'inizio del progetto Rain dogs e in Rockin on
my own trovo le parole che riassumono ciò che cerco di dire e che mi
aiutano a chiudere il pezzo: "Don't give up!" E questo vale per tutti noi,
sempre. Alessandra Terrone
12 febbraio 2013
Il meglio e il peggio di Sanremo 2013 nei commenti di voi lettori e di noi redattori. Sui nostri social martedì sera
Il meglio e il peggio del festival di Sanremo 2013 attraverso i commenti di voi lettori e di noi redattori (o almeno presunti tali visto che non possediamo contratti editoriali). Ritorna la tradizione di Asap di commentare in diretta le canzoni del Festival, e non solo quelle... Appuntamento quindi SOLO per la prima serata MARTEDI' 12 FEBBRAIO.
Sono pronte le ben 28 canzoni (due a testa) dei 14 Big del Sanremone preelettorale in diretta su Raiuno dal 12 al 16 febbraio, con al comando la coppia inossidabile Fazio-Littizzetto. Teneteci d'occhio sulla nostra pagina Facebook e anche su Twitter ... commentate con noi.
Roberto Conti
Post-Krieg - Simona Gretchen - Rec. in 10 parole
Recensione in 10 parole: catartico (perché dopo l’ascolto forse ci si sente purificati dai mali interiori), inquieto (ascoltandolo effettivamente un po’ di inquietudine ti sale addosso), ipnotico (la sezione ritmica e le “litanie” di Simona creano questo effetto), concept (tutto l’album sembra legato dallo stesso filo conduttore), tribale (soprattutto nel brano Hydrophobia), epico (perché la costruzione del suono riconduce a un certo clima epico, come nel brano Everted part II), elettrico (perché l’intrecciarsi del basso distorto e del piano generano questa sensazione), intimista (anche nei testi aleggia questo clima), originale (in Italia di cose così particolari non se ne trovano molte), conflittuale (perché tutto ciò che caratterizza l’album è il conflitto di chi cammina sul crinale che separa due abissi opposti. E’ questo il dissidio che pervade tutto il disco). Marco Colombo
Voto: ***
Tracklist:
In
Post-Krieg
Hydrophobia
Enoch
Pro(e)vocation
Everted (part I)
Everted (part II)
Everted (part III)
Suz - One is a crowd - Rec. in 10 parole
One is a crowd (No.mad records / Audioglobe) è il secondo album di
Suz. Il sound spazia dal soul alla black music d'oltreoceano, dal Wild bunch di
Bristol (con le sue storiche vocalist da cui Suz ha tratto ispirazione),
all'elettronica inglese tra '80 e '90. Con lo sguardo orientato anche un po' al
futuro.
Recensione in 10 parole: varietà
(stilistica), titolo (dell'album, molto espressivo), testi (ben riusciti,
peccato l'inglese...), elettronica, contrattempo (interessante la ritmica inusuale),
sperimentazione, voce (timbro molto particolare, da coltivare), suono (alcune
soluzioni sono originali e si sposano bene con il testo, memorabile il
bicchiere infranto nel brano To here and
now), ripetizione (spesso porzioni del brano si ripetono nel finale, a
lungo andare questa soluzione risulta noiosa), uno&due (i brani più
riusciti, cioè Distant skies e To here and now). Valentina Rodighiero
Voto: ***
Tracklist:
1. Distant skies (don't say a
word)
2. To here and now
4. Bring us down (feat. Estel Luz)
5. Out of the blue remixed
6. Rubber and glue (feat. Angela Baraldi)
7. Frailest China
8. The enemies within
9. Let one be a crowd
10. Nighthawk
11 febbraio 2013
Le fate sono morte e la loro piccola rivoluzione
Abbiamo ascoltato il primo lavoro della band Le fate sono morte, dal titolo La nostra piccola rivoluzione.
Le fate sono morte sono un progetto concepito nel settembre 2008 da Andrea di Lago (voce, chitarra) e Giuseppe Musto (batteria), nucleo originario della band.
10 febbraio 2013
Karma in distorsione - Karma in distorsione - Rec. in 10 parole
Recensione in 10 parole: aggressivo, psichedelico, versatile tra l’acustico (Formicaio) e l’elettrico schizofrenico (La mia fabbrica). Recitato e teatrale. Marco Pagliari
Voto: ***/
Tracklist:
1. Vermi
2. La mia fabbrica
3. Senza petrolio
4. Vivo a tratti
5. Formicaio aka formirot
6. L palazz
7. Cani randagi
8. Casa in fiamme
9 febbraio 2013
Riecco i Bohémien con un disco gotico e teatrale
Confesso di partire prevenuta, ma il nuovo album dei
Bohémien, gruppo romano in attività dal 1985, mi ha tenuto lì ad ascoltare fino
all'ultima nota, sfumature incluse. Mentre lo ascoltavo mi sono venuti in mente
varie soundtrack di pellicole dark viste in passato, incluso il
film "Il corvo" che mi era piaciuto molto
proprio per le sue atmosfere. Siamo siamo nella “dark side of
the soul” in cui la band romana si sa contraddistinguere per il suo genere unico in Italia.
I Bohémien hanno attraversato tutti questi anni apportando
qualche cambiamento alla formazione originale, anche loro malgrado come
purtroppo a volte accade. Il nuovo disco dal titolo omonimo Bohémien sarà disponibile dal
14 febbraio: l'album segna una sorta di rinascita della band. Post punk e
new wave, con un suono originale di stampo prettamente anglofono, in cui non mancano le sfaccettature di pregio come la forte teatralità che impregna tutto il disco e una certa vicinanza al cantautorato italiano che si scorge in diversi riusciti episodi.
Si spazia dalle tenebre neogotiche che fanno da sfondo al
semi-ipnotico Attacco psichico, a un brano strumentale, Le foglie tremule, che dà personalità alle foglie mosse dal vento. Gli
occhi degli amanti ha un inizio da fantasma dell'opera che si
trasforma subito in ritmo.
Eccolo il punk che mi aspettavo dalla band, Natura morta,
con i chiaroscuri in agguato ad ogni angolo. In Petruska si ha la
sensazione di essere al luna park con tanto di musica carillon.
Ancora un brano che evoca col suo sound pellicole pseudodark
in La diagnosi del Dr. Bleuler.
A mio parere, i Bohémien e la loro musica o ti piacciono o li
detesti. Non ci sono mezze misure che tengano. Scegliete voi da che parte
stare. Alessandra Terrone
8 febbraio 2013
Sapori dal Vco, una compilation di musica Doc
E' strano trovarsi
davanti ad pacchetto regalo denominato Sapori
dal VCO e non trovarvi dentro né uva né formaggi ma due CD. Ma ogni terra
ha la sua musica, al pari dei prodotti enogastronomici, e anche i brani
musicali possono essere considerati gustosi prodotti locali da diffondere a
livello nazionale. I due CD intitolati "Sapori dal VCO - una compilation
di musica D.O.C." sono frutto di un progetto voluto dall'associazione
Cool, di Verbania, e sostenuto da Provincia del VCO, Regione Piemonte e
Presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso il Dipartimento della
Gioventù. Va subito detto che, come nel migliore dei cesti natalizi, anche qui
l'assortimento di sapori è estremamente vario e miscelato. Si passa in rassegna
tutta la produzione discografica della zona dei laghi, e può quindi facilmente
capitare di ascoltare un brano pop e subito dopo passare all'elettronica o al
metal. La tracklist cerca comunque di seguire un minimo di coerenza di generi,
affidando tutta la parte più ardua o sperimentale al finale del secondo CD.
Il primo disco
parte con No job di Amanda e la banda,
un bel soul impreziosito da una produzione attenta e da un mixaggio
particolarmente curato. A seguire, Il
genovese dei Folkamiseria, power folk con potenti linee di basso sul finale.
Everybody's life soundtrack dei MU è
un brano di rock alternativo strumentale che ricorda i Mogway con qualche
spunto di progressive anni '70 rielaborato secondo i canoni odierni, prendendo
esempio dai MGMT. Troviamo poi 1987
souvenir di The Van Houtens, questi ultimi già ben conosciuti grazie alla
pubblicità di McDonald's e all'album intitolato scaramanticamente Flop!, del quale questo brano è la
traccia conclusiva. Quello che ho
imparato da te di Stefano Cupelli è invece un ruvido brano acustico di
stampo cantautorale, al quale segue Festa!
dei Lake boulevard, gruppo il cui nome mostra strane affinità con i novaresi
Park avenue. Sadnek è un brano del
Davide Merlino percussion trio, una formazione costituita da vibrafono, marimba
e batteria. Tranne che a te di
Francesco Ferrazzo è
un brano cantautorale dalle atmosfere ricercate, ricco di tastiere, ed un po'
snob. Hewa è il brano proposto dai Naku,
un duo di flauto e pianoforte che richiama atmosfere fantasy. Limen di My friend the bradi stupisce ricalcando
magistralmente il rock d'avanguardia di Battiato dei tempi di Pollution. Non ti sopporto più di Jolly & Memento è un rap su una base
elettronica pesante. Qui il livello sonoro si alza improvvisamente, e se
qualcuno stava rischiando di addormentarsi verrà sicuramente svegliato. Flammarion 107 (radio edit) di Bienoise
ft. Davide Merlino prosegue il momento elettronico. C'è poi spazio anche per la
multiculturalità. Mariema (le pire
outrage) di B.Lee & friends ci mostra un progetto multietnico che
unisce Senegal, Stati Uniti, Francia ed Italia nella lotta contro le
mutilazioni genitali femminili. De l'eau
di Music drops 4 Europe è un altro assaggio delle attività dell'associazione
Cool. Un esperimento culturale che fonde i suoni di tutta l'Europa abbracciando
Spagna, Francia, Italia, Romania e Turchia. Le buone vibrazioni continuano con Good morning sun di Claudes, brano
elettronico dalle sonorità caraibiche. Il
dono dei Pentagrami è un brano sponsorizzato dall'Avis Piemonte per la
sensibilizzazione verso la donazione del sangue. Segue poi Bungle di Roberto Barcellini, breve composizione per chitarra
acustica, ed il momento tranquillo prosegue con Julia del Vic Vergeat quartet. Voce, chitarra acustica e basso, atmosfera
soffusa e ambientazione live, e il primo dei due CD si avvia verso la
conclusione. La gola stretta dei GMO
(Giovani musicisti ossolani) chiude la prima parte della compilation con
un'orchestra di sessantanove elementi diretti da Alberto Lanza.
Il secondo
disco è decisamente più rock. Sara wants
to dance di The monkey weather è un ballabile surf rock, mentre My time di The Megs è un brano in bilico
tra l'hard rock degli anni '80 e la scena alternativa degli anni '90. Just wounded dei Fuzz fuzz machine conferma
il rock è forse il filone musicale che nel VCO genera maggior fermento. Anche
se c'è da dire che i Fuzz fuzz machine sono una realtà musicale piuttosto
conosciuta anche fuori dai laghi piemontesi. Cinders dei Suspension dots è un bel pop/rock con cantato
femminile, una delle canzoni che maggiormente impressionano nella compilation.
Un brano preciso, ben scritto, musicalmente ricco. You barely know my name di The Bonneville prosegue il filone rock
della seconda parte di compilation, mentre Dance
degli Illyrian è un altro brano che colpisce. Una sorta di danza gitana con
sonorità elettriche molto coinvolgenti. New
life di The fabulous 50's è un rockabilly che ci riporta negli anni '50 dai
quali la band prende il nome. Le nonne
di Undeka gli antimusica è un divertente brano punk senza pretese. Abigeatus dei Third eye è un brano di
puro delirio in cui trova spazio una lingua pseudo-latina. In effetti il duo
definisce il proprio genere come delirium prog. Push push push degli M3 è un virtuosismo musicale di basso,
chitarra e batteria. Con Last trip dei
Try to be le sonorità si fanno più pesanti e la compilation diventa qualcosa di
diverso dal tranquillo esperimento di prodotto locale a chilometro zero. No brain degli Anthologies si spinge
addirittura verso il doom metal. Suoni cupi per l'ultima parte della
compilation, che si rivela molto meno innocua di quanto si potesse pensare. Tarantola dei Totem è anch'esso un brano
strumentale, suonato da un trio di chitarra, basso e batteria. M'illumino di Zeno degli Sformat!, brano
sul delicato tema del risparmio energetico, è stato l'inno di M'illumino di meno 2012 di Rai Radio2.
Segue Down in the dump dei Toxic sox,
brano hard rock con tastiere acide e taglienti. S.O.P.A. dei Sad dream naviga anch'essa nell'oceano dell'hard rock
anni '80, così come Easy corruption
degli Spritz train. Quest'ultima band si contraddistingue per una voce
femminile potente ed espressiva. Time to
go degli Air vintage è l'ennesimo brano in cui i riff di chitarra la fanno
da padrone, ed è caratterizzato da un ritornello accattivante. Let me go away degli Shackled souls è una
canzone ai confini col thrash metal, mentre Aggressive stomp di Q-low è un brano elettronico con campionamenti
di basso e percussioni ben in vista. Il secondo CD si chiude con Waikitus (radio edit) dei Waikiki, una
composizione per orchestra di strumenti a percussione di tutti i tipi, da
marimba e glockenspiel, a xilofono e campane tubulari.
Come ampiamente
descritto, c'è davvero di tutto, a rappresentare tutta la produzione artistica
di una provincia che negli ultimi anni si sta sempre più distinguendo per una
proposta culturale e musicale attenta e spesso innovativa. Con la speranza che
questa rassegna in formato doppio CD finisca nelle mani non solo di amici e
parenti, ma di qualcuno che creda fermamente che il patrimonio musicale sia una
risorsa da tutelare e promuovere attivamente. Vivissimi complimenti vanno
all'associazione Cool, che ha creduto nel progetto, e a tutti gli artisti che
si son messi in gioco in questa piacevole vetrina. Marco Maresca
La nuova favola folk di Marc Carroll si chiama Stone Beads and silver
Stone Beads and silver è il nuovissimo album di Marc Carroll. L'attacco della chitarra, sin dal primo brano, ci fa
subito entrare nel suo mondo di grande del folk americano.
Anticipato dal singolo Lust not love, il disco è un mix di stili, dal folk, al country, al pop. A tratti si miscela la doppia magia del Dixie e di Nashville. Una profondità della voce che fa pensare a grandi del genere, non ultimo lo stesso Bob Dylan (non solo menestrello ma anche pittore stimato) che ha elogiato il talento di Carroll per la sua cover di Gates of Eden.
Anticipato dal singolo Lust not love, il disco è un mix di stili, dal folk, al country, al pop. A tratti si miscela la doppia magia del Dixie e di Nashville. Una profondità della voce che fa pensare a grandi del genere, non ultimo lo stesso Bob Dylan (non solo menestrello ma anche pittore stimato) che ha elogiato il talento di Carroll per la sua cover di Gates of Eden.
La sua musica e il modo di interpretare i suoi brani ci
trasporta sulle strade del Nord America: ci fa immaginare, seppur in epoche diverse, sulla sella di un mustang oppure a bordo di una decapottabile oppure
ancora su una motocicletta... Alcuni brani riescono a rievocare danze western, altri hanno una struttura più semplice, vicina alla tradizione folk americana, come Nobody,
no nothing apprezzabile anche per l'uso dei violini.
They'll never find us here è una ballata cantata a due voci. Lust not love, invece, ha un attacco deciso e ritmato che vira
deciso verso il pop, a tratti ricorda un vecchio pezzo di Billy Joel, ma forse è
solo una mia impressione...
Di deciso stampo folk tradizionale Sat neath her window.
Ancora, tra gli altri brani, segnalo You can never go home dove la
chitarra regala qualcosa in più al pezzo e dove la voce di Marc diventa più
calda e profonda del solito. Brano di chiusura è Delicate Grace, quasi due canzoni in una, con un finale sorprendente.
A differenza dei lavori precedenti, in cui suonava personalmente tutti gli strumenti, per questo nuovo disco Marc si è avvalso di musicisti di livello in piena sintonia con il suo modo di intendere la musica. Carroll indubbiamente sa il fatto suo ed è riuscito senza
fatica a far convivere i vari stili musicali presenti in questo disco. Se vi piace il genere - ma anche se non vi piace - potreste sorprendervi e magari comprarvi un
paio di stivali western. Alessandra Terrone
BecerO - BecerO ep - Rec. in 10 parole
BecerO è un duo torinese i cui
componenti suonano insieme dal 2010. E' recentemente uscito il loro primo EP,
autoprodotto, che contiene cinque tiratissime tracce strumentali, con un
incrocio di generi il cui risultato è quello che la band definisce math stoner
rock.
Recensione in 10 parole: originale (l'idea di un album stoner tutto
strumentale), ottimo sound (merito anche delle scelte stilistiche nella
registrazione di chitarra e batteria), mi ricordano gli Herba mate (un gioiello
stoner italiano recentemente riscoperto), incasinato (il secondo brano, Plumbeo, ma anche divertente),
psichedelica (la suite finale, ricca di effetto echo). Marco Maresca
Voto: ***
Tracklist:
1. Jericho
2. Plumbeo (du fond du gouffre)
3. Wilma, la clava!
4. Wendell P. Bloyd
5. Echo(es):
I. There is a man in a smiling bag
II. Owls are not what they seem
III. Without chemicals, he points
Death By Pleasure - Waited, waisted - Rec in 10 parole
Recensione in 10 parole: distorto, violento, furibondo, con un po’ di indie dei giorni nostri (Find a fire that burns). Punk dissonante per stomaci forti. Marco Pagliari
Voto: **/
Tracklist:
1. Spontaneous combustion
2. Points of view
3. Shy, shine
4. Find a fire that burns
5. Waiting, wasting
6. LBMB
6 febbraio 2013
Down to ground - Early in the morning - Rec. in 10 parole
Recensione in 10 parole - obbiettivi (Down to ground è infatti una tipica espressione anglossassone utilizzata per indicare una persona che persegue i propri obiettivi, ma sempre con i piedi per terra), rockettaro (perché suona molto rock), internazionale (perchè suona come i migliori lavori rock made in U.S.A., tipo Nickelback), inter-raziale (poichè il cantante Michele Cesca nasce in Nuova Zelanda, il bassista Van Trai Truong invece nasce in Italia ma da genitori Vietnamiti), romantico (ascoltate la title track Early in the morning), ballabile (perché sia la già citata Early in the morning ma anche Another day sono esempi di belle ballad). Marco Colombo
Voto:**
Tracklist:
1. One Last Time
2. My Life
3. Early In The Morning
4. I'll Be There
5. Wish I Could
6. No More Lies
7. Back To Those Days
8. Another Day
9. Sick And Tired
10. Last Goodbye
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