1 novembre 2007

Nuove luci dalla scena milanese: Amor fou, I Cosi, Lombroso nomi su cui scommettere

Amor fou - Il periodo ipotetico ****

Si propongono come ricercati ed eleganti gli Amor fou, band costruita con musicisti provenienti da progetti musicali diversi come La Crus e Giardini di Mirò. Alessandro Raina, il frontman del gruppo è il vero motore di questo progetto che propone con questo primo disco una sorta di concept album. Sul loro MySpace si legge di questo La stagione del cannibale: “Sulla scia della vicenda personale di una coppia di ex amanti prende forma un disco ispirato a una storia vera di amore/odio, lungo una stagione che attraversa quarant'anni di cronaca italiana, fra pop, rock e canzone impegnata. L'amor fou che devasta e distrugge, privo di qualsiasi remora e regola, che entra all'improvviso in una vita, la sconvolge e non può essere arginato”. Questa band e questo disco hanno a mio avviso il difetto di proporsi volando un po' troppo alto, il rischio purtroppo è quello di non essere colti e passare. Basterebbe partire dalla musica, splendida ed elegantemente britannica, e dai riferimenti: la vicinanza con gli Scisma fa bene al cuore e alla mente, i testi prendono il meglio di certi songwriter della scena cosiddetta indie – vedasi Godano, Agnelli, &co – ma anche a Battisti e ad un cantautorato cosiddetto classico. La stagione del cannibale andrebbe preso più alla leggera ed apprezzato per quello che è: un buon disco, da assaporare sotto le coperte. Brani da segnalare: Il periodo ipotetico, Cos’è la libertà. Roberto Conti




Lombroso - Credi di conoscermi ***
Attenzione, attenzione… Chi aveva etichettato i Lombroso come un estemporaneo progetto legato più che altro alla dimensione live deve ricredersi. C’è qualcosa che mi turba ascoltando questo Credi di conoscermi, turbamento piacevolissimo dato dalla possibilità di trovarmi, inaspettatamente, devo dirlo, di fronte a un disco tremendamente importante. Dario Ciffo, conosciuto dai più in qualità di violinista degli Afterhours, e Agostino Nascimbeni hanno realizzato un album piacevolissimo, orecchiabile, in grado davvero di far breccia nei cuori di molti… non solo degli amanti delle sonorità anni Settanta. Genitori e figli unitevi quindi all’insegna dei Lombroso, e voi, amanti del tocco di classe, gongolate con i tanti interventi di Marco Castoldi (Morgan, ndr) presente a più riprese nel disco. Raggiungerete un orgasmo (mentale ovviamente) con Il Paradiso, canzone firmata Mogol-Battisti; se siete donne, lo squirting non sarà più un’utopia con il singolone che porta il titolo del disco: Credi di conoscermi è una canzone che non si stacca più, come la polvere da un panno cattura-polvere o come Pippo Baudo dal festival di Sanremo. I Lombroso sono una bella e concreta realtà. Da ascoltare assolutamente, soprattutto se avere apprezzato Vibrazioni et similia. g.oc.




I Cosi - Accadrà ***/
E’ una questione di moda, si dirà, ma la cosiddetta scena milanese, mai come ultimamente, sta guardando con interesse al passato. E questo è anche il caso de I Cosi che rievocano in maniera originale le atmosfere tipiche della canzone cantautorale italiana degli anni Sessanta in una sorta di beat rivisitato.
Il progetto ha raggranellato buona attenzione e grandi aspettative, accumulate in un’attività live che in questi anni ha fatto solo assaporare le qualità del terzetto, adocchiato da tempo da Morgan Castoldi, che non si è svelato completamente prima di questo atteso Accadrà. Grandi armonie vocali per canzoni che alternano chitarre elettroacustiche e sembrano fatte apposta per piacere a tutti, adatte dal matrimonio al funeral party, si legge sul loro Myspace. Ed è vero. Le 11 tracce appartengono alla migliore accezione del termine pop, esempio azzeccatissimo uno dei due singoli Domani, ritornello appiccicoso come un “sogno dolcissimo e folle”. Ma il disco è un unicum molto positivo senza particolari mancanze che devono essere segnalate. I riferimenti dei Cosi non mancano possiamo citare Tenco, un certo Battisti, ma anche Adriano Celentano giusto per abbondare con la milanesità. Visto che i titoli di giornale che parlano di loro sono terribili, noi facciamo ben di peggio con “Dei Cosi siamo golosi” e vi invitiamo a comprare il loro disco. r.co.

15 ottobre 2007

Paolo Benvegnù - 14-19 ****

Ascoltare la musica e oserei dire, l’arte di Paolo Benvegnù è completa catarsi.
Immergersi nella profondità delle parole per accogliere la sua anima con dolcezza e devozione, comprendendo il limite umano che sconfina, senza opporsi, con la totalità dell’artista.
Un uomo in completa ricostruzione, ama definirsi, e questo appare in maniera devastante sin dall’ep che precede, di alcuni mesi, l’uscita del capolavoro Le labbra.
Partendo dalla copertina, 14-19 ci riporta alla nascita, il rosso come sangue, dolore e passione, con una traccia bianca, possibilmente, la vita che scorre e ci trasporta nella direzione che noi vorremmo fosse quella delineata, ma che i sentimenti spesso distorcono ed appannano, deviano e prendono quota.
Parlando di questo “ensamble”, Benvegnù ci sussurra che è un disco adatto ad essere gustato dalle 14 alle 19: una canzone x ogni ora, tranne alle 17, quando ci si concede il relax dell’ora del tè. La distanza apre il mini-cd, l’unico brano che poi ritroveremo in Le labbra, e ci delinea la subitanea necessita di tirare fuori le parole nascoste, di urlare le mancanze di una relazione che sembra essere giunta al traguardo: “tu da me non avrai che l’assenza… quello che ti resta è la distanza… e poi finire le parole… come finire le parole”.
In maniera quasi ipnotica, ci indica “muovi le tue mani su di me… il silenzio sembra indispensabile…” come a descriverci movimenti meccanici, che lasciano il posto solo alla noia della ripetitività.
A seguire Hungry thirsty, assolutamente geniale in versione accelerata dal vivo, che riporta ai fasti di un uomo alla ricerca di se stesso, matematicamente allo sbando, ai margini del mondo “tutto quel che faccio ha un costo, lo sto pagando caro… la mia automobile in fiamme, il mio destino alle porte”
“ma tu… tu vuoi la verità, la novità, la verità fa male”: abbandonarsi alla verità, alla crudezza della quotidianità, in cui spesso l’osservazione non paga, perché non restituisce quanto donato in sentimenti.
La terza traccia è, a mio avviso, la migliore: una perfetta e sottile ninna nanna per l’amata, nel sentire che i nodi si slegano per tentare di superare l’ultimo scoglio, al di là del quale è finito, tutto: Nel silenzio ci racconta; “voglio respirare lentamente il tuo profumo e non so se risvegliarti… ho dormito poco per sognarti all’improvviso e non ho sognato niente… esco per lasciarti libera di sopravvivere, per dimenticarti e ritrovarti inconsapevole”… l’uomo assapora l’idea dell’abbandono e cerca di trattenere l’ultimo soffio amando da lontano, perché solo così saprà comprenderne l’essenza. “non vedi che ti attendo, non capisci che lasciandoti andare, potrai desiderare, riconquistarti e perderti perchè… non vedi che mi arrendo ti proteggerò restando lontano… nel silenzio”. La poesia prosegue “nel silenzio i tuoi vestiti ballano… poi sorpresi dalla luce cadono. Con una grazia irreale. Ma io devo ritornare a camminare verso ciò che non so. Anche se ieri ti ho sentito respirare in ogni cosa che ho, desiderato”: l’uomo sente la necessarietà di ricercare se stesso per poter procedere nel rapporto ed allontanarsi sembra essere il metodo migliore per capire se stesso ed andarle incontro.
La traccia successiva è Cosa sono le nuvole di Modugno e testo di Pasolini, brano straziante e reso ancora più incisivo dall’interpretazione del buon Maestro, che ne sottolinea i tratti dediti alla perfezione: dal vivo segna uno dei momenti più toccanti. Chiude l’ep Lo spazio irregolare, lezione immaginifica su come l’universo intero possa essere racchiuso in una stanza, dove s’intrecciano relazioni, spesso per non trovare il nesso comune delle persone e delle cose: “tu dove sei… dove sei, come sei… forse in uno spazio irregolare”.
P.S. : la terza traccia è da ascoltare in silenzio, a tarda notte… Solo la luna può capire.
Viviana Noce

20 marzo 2007

La 'preghiera' rock dei Verdena che tornano con sonorità zeppeliniane

Svolta per i Verdena. Requiem, il loro quarto album, segnala un notevole cambiamento delle sonorità, meno immediate e a tratti molto Zeppeliniane, con un tocco stoner tanto per gradire.
La mixitè piace? A me non tanto, almeno agli ascolti iniziali. Ma so già che presto mi abituerò. Certo c'è la promozione Universal, la pubblicazione all'estero e il consolidato seguito della band bergamasca, un meccanismo di tutto rispetto, ma a nemmeno due settimane dall'uscita, il disco è già scontato al 20% su Ibs, qualcosa vorrà pur dire?
L’evoluzione dei Verdena continua e questo è sicuramente un bene. Probabilmente loro realizzano, e anche con una certa maestria, quello che altri gruppi riescono a malapena ad immaginare.
Abbandonata la formazione a quattro, anche il suono risulta mutato. La mancanza delle tastiere e dei rhodes di Fidel (presenti solo in due tracce) hanno smussato la connotazione onirica dei pezzi: ora sono più duri, a tratti riprendono impostazioni old school con citazioni zeppeliniane come in Muori delay, il singolo scelto per presentare l'album. Nel disco sono numerose le tracce “anomale”, dalle intro iniziali in cui Alberto cerca di preparare l'orecchio dell'ascoltatore per i brani successivi, alle tracce di 12 minuti e oltre, come Il Gulliver… incredibile che la Universal abbia concesso tutto questo?!
Con Isacco nucleare e Caños l’influenza stoner inizia a farsi sentire, almeno per quanto riguarda la parte prettamente musicale. Il disco è complessivamente non immediato, a tratti ostico, ma di livello molto buono. Come di consueto è praticamente impossibile definire una canzone "apripista" che possa essere scelta come singolo di presentazione. Il brano più riuscito a mio
avviso risulta Il caos strisciante.
Come già detto, Requiem è distante dai tre precedenti disci nei quali si coglievano suoni più dilatati, testi più metaforici, nonostante il comune denominatore del nonsense. Probabile una scelta rivolta anche al pubblico estero? Vedremo quali sorprese riserverà il live… Roberto Conti