Ho pensato e ripensato alle parole da usare in apertura di
questo pezzo. Qualsiasi cosa avessi scritto ci sarebbe stato il rischio di
apparire banale e fuori luogo. Ho smesso di pensarci.
Fino a pochi anni fa la mia conoscenza del reggae era
limitata ai due o tre artisti noti a tutti a livello internazionale con quel
pressapochismo che può essere immaginato. Poi qualcuno ha aperto
generosamente per me la porta inesplorata di questo che non è classificabile
come genere musicale e basta. Si tratta di qualcosa di più. Una cultura con
radici lontane (penso all'Africa) che si esprime attraverso suoni e pensieri
che è andata via via espandendosi da un punto all'altro del globo.
Detto ciò, la Liguria per quelli di voi che non lo sanno,
oltre ad essere una regione incantevole e seppur considerata la regione più
vecchia d'Italia, è anche un piccolo avamposto rasta.
Raphael è un artista savonese dall'anima profondamente
internazionale. Il suo nuovo album Mind Vs Heart, il primo ufficialmente
da solista, è pieno di atmosfere e di tanta luce nonostante il titolo lasci
presagire una riflessione importante. Cuore o ragione, l'enigma umano. Usare la
testa o dare retta al cuore?
L'album è stato inciso per l'etichetta viennese
Irievibrations che annovera tra i suoi artisti grossi calibri quali Luciano e
Anthony B, solo per citarne alcuni, e il fatto che abbia ora deciso di puntare
sul giovane artista savonese la dice lunga sulle sue doti e il suo potenziale
artistico.
Profonde riflessioni (What about us e Mind Vs Heart
ad esempio), tematiche sociali, dilemmi politici ma anche sentimenti e
gioia di vivere caratterizzano l'album di Raphael che è tutto da ascoltare e da
tenere sempre a portata di mano. Come dice lui, “la musica non finirà mai” (In
every style). E forse la musica è uno dei mezzi se non l'unico su
cui puntare per arrivare ovunque anche con concetti importanti.
Con la sua intro di circa un minuto Raphael ci introduce
subito nella sfera di Mind Vs Heart.
Dalla bellissima Soundblaster a Duppies Inna
dance e If Jah is with you, quest'ultima tra le mie preferite in
assoluto insieme a What about us in cui duetta con Skara Mucci e Mind
Vs Heart che dà il titolo al disco. Step up è un altro bel pezzo
interpretato a due con Tiwony.
Raphael si e ci concede anche una parentesi sulla spiaggia scaldati dal sole
con She cry.
Quindici pezzi di valore cantati con passione da questo
talentuoso artista. “It's Raphael!”.
Alessandra Terrone
***
Se avete voglia di approfondire la conoscenza di Raphael, tra
una data e l'altra del suo tour ha trovato il tempo per rispondere ad alcune
mie domande. Eccole.
Sicuramente tu sei più adatto di
me e di tanti altri ad aprire almeno una finestra sul reggae per tutti quelli
che sono chiusi fuori. Cos'è per te questa musica? Mi racconti anche un po' il
percorso interiore che ti ha guidato finora..
La musica reggae è una musica
meticcia nata in Giamaica. L' incrocio di ritmi africani ancestrali con le
musiche tipiche caraibiche come calypso e mento e con il soul e rithm'n'blues
che arrivava dalle radio americane
diede forma a quello stile che i musicisti giamaicani di fine anni '50
chiamarono SKA, poi rocksteady nei 60, infine Reggae dagli anni 70 in poi.
Io sono nato da padre africano e
madre italiana, un po come il reggae, come il popolo giamaicano, vengo
dall'incontro di diverse culture. Ho sempre ascoltato molta musica da bambino,
mio padre aveva tantissimi dischi. Ma il reggae già allora era qualcosa di
diverso, già lo recepivo speciale.
Recentemente ti ho sentito in
un'intervista in cui parlavi del tuo legame con la Liguria di cui sei
originario (Savona). E se la Jamaica fosse proprio là adesso? O anche in altre
zone magari inimmaginabili fino a poco tempo fa. Tu cosa ne pensi?
Negli anni 80 grazie al lavoro di
Bob Marley ed altri grandi artisti, questa musica iniziò a diffondersi in tutto
il mondo, ad essere suonata dalle radio, ballata nelle discoteche.
Quest'onda non si è mai fermata, ed
oggi il reggae è sempre piu diffuso, ed artisti di tutto il mondo lo suonano.
Proprio qui in Europa Bob Marley trovò il discografico che lo aiutò a diventare
una superstar internazionale, ed ancora oggi tra le migliori produzioni del
genere sono sfornate nel vecchio continente. Per non parlare dei festival
reggae, ormai molti ed in tutta Europa, dove si esibiscono i migliori artisti
mondiali. Lo disse il grande Bob: "Reggae music will get bigger, and
bigger". Anche in Liguria, grazie all'attività di band, sound systems,
l'associazione culturale Liguria Reggae Yardies. Non posso però dire sia la regione
d'Italia dove il movimento è più numeroso.
Parlando del tuo nuovo album, il
primo da solista, parla del dilemma che ci si pone o ci si dovrebbe porre a
volte.. Uso la testa o seguo il cuore? Com'è nato questo tuo nuovo lavoro?
Ho scritto la maggior parte dei
brani in un momento cruciale, di grandi cambiamenti nella mia vita, e non
mancavano le difficoltà.
Parla quindi molto del mio punto di
vista, ma credo che tanti dubbi, paure, sogni, siano gli stessi di molti
giovani uomini e giovani donne in questo periodo storico. Allo stesso tempo la
riflessione è anche a livello globale, delle dinamiche sociali che regolano i
rapporti tra le persone ed i popoli. Non mancano i brani più spensierati, in
quanto anche il divertimento, ballare, ridere, è molto importante.
Cosa c'è di diverso in Raphael
(a parte ovviamente l'esperienza maturata) rispetto al Raphael degli Eazy
Skankers?
Nulla, perchè la band è comunque al
mio fianco in questo percorso. Gli Eazy Skankers sono sempre la mia band, ed
hanno suonato 3 brani di "Mind Vs Heart"che ho composto con Andrea
Bottaro, bassista. I legami dunque, rimangono gli stessi. Ed anzi, grazie anche
alle mie attività parallele come il percorso solista con Bizzarri Records ad
esempio, od il progetto live in trio acustico con Zibba e Bunna "Double
Trouble", che negli ultimi anni l'attività degli Eazy Skankers è
cresciuta.
Di diverso, e migliore, c'è che ho
più mezzi e risorse per diffondere la mia musica, e se Raphael cresce, gli Eazy
Skankers crescono.
Ora incidi per l'etichetta Irievibrations
di Vienna. Un'etichetta per cui hanno inciso Luciano, Anthony B e altri ancora
che non sto ad elencare qui. Quali sensazioni hai in tal senso?
Sicuramente mi fa molto piacere, è
una conferma del buon lavoro fatto in questi 10 anni, un ottimo stimolo per il
futuro a crescere artisticamente, ho molte cose ancora da imparare, e la
gavetta è solo iniziata...
A tuo parere cosa si potrebbe
fare in Italia per il reggae e la musica più in generale?
Spesso la musica reggae è vittima
di pregiudizi, in questo paese che ha molti pregiudizi verso il diverso, le
minoranze, e spesso verso il suo stesso popolo. E' un problema culturale,
bisogna iniziare e molti già lo
fanno, ad insegnare l'uguaglianza ai propri figli. Ad aprirsi di più alla
gente, e poi anche alla cultura, alla musica ecc diversa dai nostri canoni.
Per la musica in generale, tanto si
può e si deve fare : in Francia se nell'anno solare fai 44 concerti e ne paghi
le tasse, lo stato ti supporta con una sorta di assegno sociale.
Qui quando dico che faccio il
musicista, mi chiedono quale sia il mio VERO lavoro..
Mi viene in mente il festival
Balla coi cinghiali che all'interno ha il suo spazio dedicato al reggae, ma che
purtroppo nelle due scorse edizioni non è stato organizzato. Hai qualche idea o
suggerimento da dare in proposito?
Il Balla coi cinghiali spero lo
faranno l'anno prossimo. Ci sono molti altri festival che fortunatamente danno
spazio al reggae. Sicuramente consiglio a chi si vuole avvicinare a questa
cultura, di cercare in rete gli artisti, i sound system e gli eventi della
proprio città e regione. Il reggae in Italia c'è.
Intervista di Alessandra Terrone
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