28 luglio 2012

I Diavoli a Milano cantano tra il pubblico - Fotoracconto del concerto al Carroponte


Con l'uscita di Piombo polvere e carbone Il Pan del Diavolo ha abbandonato la classica formazione di duo aggiungendo una sezione ritmica stabile (batteria e percussioni e basso) che rende il concerto più corposo e godibile. Così è stato anche ieri sera al Carroponte di Milano dove Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo hanno offerto una performace davvero maiuscola, con tanto di coda 'chitarra e voce' tra il pubblico, che chiedeva un bis, inconcedibile a causa dello scoccare della mezzanotte! Personalmente ho molto apprezzato, nella seconda parte del live, la parentesi dedicata ai brani del primo disco, proposti solo chitarre e gran cassa. Al termine un'incredibile (e a mio modo di vedere inspiegabile) quantità di autografi e foto ricordo con i fan in estasi neanche fossimo ad ascoltare Lady Gaga... sarà l'ascendente delle band siciliane!? 
Foto di Martina Colonna





























Nadàr solo - Fotoracconto del concerto al Carroponte


I Nadàr solo hanno aperto ieri sera il concerto del Pan del diavolo al Carroponte. E' la seconda volta che li sento dal vivo e mi hanno positivamente impressionato, più per l'attitudine live che per il reale pregio delle canzoni. Il concerto è stato in buona parte strumentale, con una corposa dose di improvvisazione e una sezione ritmica (betteria su tutto) in netta evidenza. Dovevano impressionare il pubblico milanese: lo hanno fatto, egregiamente.
Foto di Martina Colonna











24 luglio 2012

Riecco I Cosi, la meglio band milanese


I conflitti, di qualunque natura siano, spesso accompagnano la vita di chiunque e I Cosi nel loro secondo lavoro Canti bellicosi gli riuniscono in un unico gradevolissimo album.
Un lavoro dal taglio pop-rock spesso influenzato da sonorità sixties impreziosito da ottimi arrangiamenti e dalla voce di Marco Cosma, sempre all’altezza, che racconta di malesseri di tutti i giorni legati all’amore, ai sensi di colpa, a ricordi di bei momenti andati e a un futuro incerto e poco luminoso.
Proprio la titlietrack Canti bellicosi è l’introduzione al tema e alle musiche presenti nel disco, mentre le chitarre trovano spazio succesivamente in brani come Cerco dentro me e Le ragioni degli altri tra i momenti migliori di tutto l’album.
Settimana Enigmistica al primo ascolto può sembrare puro e semplice divertimento ma  l’amara ironia e il cinismo ben si contrappongono alla serrata ritmica del pezzo per aprire in un bel ritornello.
Gli attimi più morbidi fatti di ballate molto “italiane” (forse troppo) e in alcuni momenti si cade nella banalità di Se non.
L’ascolto è sempre scorrevole fino alla conclusiva Quello che so una canzone che è una lenta e malinconica planata da pelle d’oca arricchita da chitarre alla Pink Floyd che lascia estasiati.
Un lavoro ben strutturato quello del trio milanese. A tratti un po’ troppo vintage e easy ma con grande personalità e stile da piacere ed essere riascoltato più volte sempre con voglia.
Non un perfetto equilibrio, ma si rimane spesso gradevolmente in bilico. Daniele Bertozzi

16 luglio 2012

Scommesse: Daniele Celona (Fiori e demoni) e Tindara (Quando parlo urlo)


Daniele Celona - Fiori e demoni ****
Daniele Celona è un cantautore torinese davvero emozionale, del quale abbiamo ascoltato il suo ultimo lavoro, da lui stesso prodotto, dal titolo Fiori e demoni. Questo disco mi è piaciuto moltissimo e mi ha colpito fin da subito la capacità di Celona di passare da un rock molto forte a struggenti ballate pop, tenendo l’emozione sempre alta, canzone dopo canzone, dall’inizio alla fine. La ricetta propone testi impegnati che parlano di tante vicende della vita quotidiana. A impreziosire il tutto la splendida voce di Daniele che riesce a toccare le corde dell’anima quando canta urlando le sue storie. Inutile fare paragoni con altri artisti della scena cantautorale italiana poiché Daniele Celona si distingue piuttosto agevolmente per originalità e timbro. Tra i pezzi che mi sono piaciuti di più sicuramente Ninna nanna, dove Celona urla la sua rabbia del rapporto padre e figlio e Cremisi che fa riferimento a tutte le “marchette” del nostro tempo, includendo anche l’amore e cantando che “il paese se ne fotte”. In Luna, canzone che propone la storia di un amore concluso (l’unico pianeta che non avevo contro, il piccolo mondo eri tu per me), Daniele sfoggia un falsetto davvero emozionante, voce in primo piano anche in Starlette. Il titolo Fiori e demoni appare davvero azzeccato perché racconta i "demoni" della vita ma sa cogliere anche gli inebrianti di profumi di quei fiori che in fondo non hanno altro scopo ce rendere la vita più bella (o comunque un po' meno amara). Marco Colombo



Tindara - Quando parlo urlo *** 
I Tindara sembrano essere il naturale proseguo di quello che sono stato l’alternative italiano dagli anni novanta ad oggi. In fondo è semplicemente un album rock, ma ben congeniato che bilancia sapientemente momenti ruvidi e noise ad attimi più acustici e intimi regalando alcuni momenti di grande spessore.
Una band che sfoga tutta la propria rabbia e lo fa per tutta la durata del disco.
Ho scelto il nero è un brano in bilico tra i Marlene Kuntz e lo stoner mentre Sopra la delusione è probabilmente la migliore dell’album insieme alla ballata acustica e title-track Quando parlo urlo.
Esistono e ben convivono col resto anche attimi più pop (Sogna che ti passa).
Un disco talmente fuori moda che definirei sorprendente! Non è certo nulla di nuovo o di mai sentito (cosa lo è oggi?), però vanta una grande personalità e non suona mai vecchio o sorpassato. Infatti non si eccede mai nel ricalcare le orme dei propri eroi e c’è la sorpresa di ascoltare una band che propone un genere nel quale è più facile essere accusati di plagio che applauditi. Daniele Bertozzi

15 luglio 2012

'La testa indipendente' - Quattro chiacchiere con le band del territorio - L'Officina dei giochi leggeri


L’Officina Dei Giochi Leggeri, nasce a Novara nell’inverno del 2008. La sintesi del loro dettame timbrico è riconducibile agli scenari impolverati del deserto del Texas, infatti, la loro essenza si rifà al blues intenso e viscerale e a quella conformazione diretta e senza troppi orpelli che contraddistingue lo spirito del Mississippi. La formazione presenta Francesco Sacco alla voce e alla chitarra, Luca Pasquino al basso e Stefano Vallino alla batteria. Nel 2010, i tre ragazzi novaresi, registrano un Ep contenente il singolo “I Especially Care About A Tart”, ri-masterizzato un anno più tardi da MusicalMaestro. Parallelamente la band cura con attenzione lo scenario live, rendendosi protagonista di due edizioni del Brianza Blues Contest di Monza e di numerose altre esibizioni sparse nel nostro territorio. Al momento sono in studio di registrazione per completare la scaletta del loro full lenght,nel frattempo, impariamo a conoscerli più da vicino incontrando il singer Francesco Sacco.

Da dove deriva il vostro nome?
L'Officina Dei Giochi Leggeri" è stato scelto perché molto evocativo: La parola "Officina" suggerisce l'idea del lavoro manuale -che alla fine è ciò che ogni musicista fa; "giochi leggeri" richiama invece una dimensione non strettamente legata al "fare". Cerchiamo di fare poesia, e ci proviamo con mani e corpo, in modo viscerale, indiscutibilmente materiale ed immanente. E poi come nome suonava bene.

Cosa influenza il vostro sound?
Il nostro sound è influenzato da tutto quello che ascoltiamo, leggiamo, mangiamo…dai Radiohead a Jack Kerouac, da Robert Johnson alla pasta al pesto!

Presentate un repertorio blues in completo stile USA, vi sentite penalizzati nel nostro territorio?
Il blues è l'archè, ed è indiscutibile, ma in realtà in nostro repertorio è molto lontano dalla tradizione musicale blues. Sì può dire che facciamo blues in senso lato, parlando di emozioni, ma sicuramente non sotto un punto di vista strettamente musicale. Non ci sentiamo particolarmente penalizzati dal territorio, pensiamo che sia inevitabile cercare l'universalità quando si cerca di fare arte.

Che rapporto avete con la dimensione live?
La dimensione live per noi è importantissima, rimane assolutamente il primo metodo di fruizione della musica.

Avete in cantiere un album. Come sta procedendo?
Stiamo lavorando molto all'arrangiamento dei pezzi, visto anche il cambio di line-up. Speriamo di non metterci troppo, ma vorremmo presentare al pubblico un prodotto il più definitivo possibile.

Avete progetti paralleli?
Luca e Gianluca (basso e batteria) fanno entrambi parte anche di altre formazioni, io curo qualche collaborazione, ma ci impegnano al massimo con l'Officina.

Il sogno dell’Officina dei Giochi Leggeri?
Il principale nostro sogno è quello di riuscire a far sognare il pubblico. Speriamo di portarvi lontano con la nostra musica.
Paolo Pavone

13 luglio 2012

I Modena senza Cisco: come i Litfiba senza Pelù - Riconosciti nella fotogallery del pubblico


Una lunga serenata all’ombra del Castello con le note dei Modena City Ramblers, intramontabili alfieri del folk all’italiana, combat-folk, come loro stessi amano definire il genere che mischia a meraviglia ballate e tradizioni popolari, impegno sociale e ritmi danzerecci, dialetto e capacità di parlare alle giovani generazioni.
Ed è proprio questo uno dei meriti principali dei Modena, che nonostante ormai da anni siano orfani dello storico leader Cisco riescono a richiamare un numero crescente di fan. E non è cosa da poco… Così come accade per i concerti dei Nomadi, anche giovedì sera a Novara sono arrivati fan da diverse parti d’Italia. Tutti in prima fila per ascoltare le canzoni del buskers tour, uno spettacolo che ha proposto sonorità legate alla musica da strada: dalla sterminata discografia del gruppo emiliano, i fan hanno votato sul sito alcuni brani preferiti, che sono stati ripescati nella prima parte della scaletta, più intimista, e affiancati alle canzoni più note protagoniste della seconda parte del set decisamente più danzereccio. Il pubblico ha risposto con entusiasmo, piazza Martiri era piena a metà, non male per un giovedì sera e per una band certo conosciuta, ma comunque lontana anni luce dall’immaginario pop. Ne è una dimostrazione il fatto che sul profilo Facebook del sindaco, alcuni giovani novaresi abbiano chiesto se Modena City Ramblers fosse il nuovo nome dei Modena Park (una delle più note tribute-band a Vasco Rossi). Tristezza senza fine... 
Una scelta quindi coraggiosa, suffragata dal fatto che i Modena fossero impegnati anche a sostegno dei terremotati dell’Emilia ai quali durante il concerto è andato in più occasioni un accorato pensiero. Presenti in piazza anche diverse associazioni di volontariato con i priori stand ed un agguerrito manipolo di manifestanti anti-F35 con un paio di visibili striscioni.
Dopo oltre due ore di musica il concerto si è chiuso con i brani più noti che hanno letteralmente fatto scatenare la piazza sulle note di classici come In un giorno di pioggia, El presidente, Ebano, I cento passi e l’immancabile rivisitazione di Bella ciao.
Personalmente il concerto mi è sembrato deludente, per certi versi un po' anacronistico... Ma questo è il mio parere, quello della gran parte della piazza era ben diverso.
Roberto Conti