29 agosto 2011

Giorgio Canali e Rossofuoco - Rojo

Avrà anche cinquant'anni suonati, ma Giorgio Canali pare non curarsene eccessivamente. Sopravvissuto agli ultimi vent'anni di militanza nella scena rock italiana, Giorgio, ormai giunto al quinto album con i Rossofuoco, non ha mai rinunciato alla sua visione esistenziale decadente e nichilista che in questo disco trova ancora una volta espressione, forse con un senso di frustrazione ancor più accentuato che in passato.
Accantonate le derive intimiste di Nostra signora della dinamite (2009), Giorgio torna a buttare benzina sul fuoco della rivolta nei momenti migliori e più tirati del disco (“Regola #1”, “Carmagnola #3” e “Risoluzione Strategica #6”), senza dubbio all'altezza del suo glorioso passato, tra sanpietrini, incitamenti a sfasciare tutto e un pizzico di buon senso comune (“e ricordate: il Papa veste Prada”). Muovendosi tra Rolling Stones e Bob Dylan (cui rimanda l'esaltante “Ci sarà” con le sue armoniche brillanti) Canali si trova perfettamente a proprio agio a sbraitare con la sua voce sghemba e sgraziata le sue ciniche invettive; se però i Rossofuoco se la cavano egregiamente coi ritmi sostenuti, stessa cosa non si può dire quando si avventurano nelle ballads, inaspettatamente sottotono e stanche, a cominciare dal duetto con Angela Baraldi “La solita tempesta” o la retorica facile di “Controvento”. Qui il desiderio di accogliere e collocarsi all'interno del cantautorato tradizionale italiano (De Gregori pare l'ispirazione primaria) riesce a metà e ciò è un peccato, perchè la debolezza dei momenti più distesi va a discapito della godibilità dell'intero album.
Ma probabilmente da Canali non c'è da aspettarsi né più né meno di quanto si trova in questo disco, che tutto sommato è perfettamente collocabile all'interno del suo modus musicandi e non deluderà i (molti) fan del chitarrista disturbato. D'altronde, se a cinquant'anni arrivassimo tutti così incazzati allora sì, che cambieremmo il mondo. Fabio Gasperini

'Ascolti emergenti' di agosto

Amycanbe - The world is round ****
Un bellissimo scorcio trip hop che fa innamorare al primo ascolto. L’inizio è semplice e delicato. Un pianoforte elementare quanto delicato ci introduce in questo affascinante ep. Rose is a Rose, un viaggio tra i migliori Portishead e un dream pop fatto di mille sfaccettature, fino alla conclusiva Everywhere fatta di emozionanti sali-scendi e un finale che non fa altro che lasciarci col fiato sospeso fino all’uscita del prossimo full length intitolato Mountain Whale.
The world is round, che prende il nome da una favola della scrittrice e poetessa americana Gertrude Stein, è come una galleria: avvolge, affascina e in un attimo si è alla fine. Daniele Bertozzi




Albedo - Il male ***/
Gli Albedo sono un gruppo indipendente (naufragata l'esperienza di un ep con la EMI) di Milano che ha registrato questo disco, Il male, al Transeuropa studio di Torino, sotto la supervisione di Fabrizio Chiapello.
Si tratta di un album decisamente vario: appena ascoltato il brano L’importanza di chiamarsi per nome, sono rimasto subito affascinato, si tratta di una canzone molto intima e con una chitarra davvero straziante sul finale. Così ho deciso di ascoltare con particolare attenzione tutto l’album e ho scoperto una band che tocca molti stili diversi, dal pop più poetico come nel pezzo sopra citato, fino al rock denuncia di chi dice di odiare la propria città, in questo caso Milano, per poi rifugiarsi a Formentera, come nel brano Cemento e gelosia; c'è anche una critica ad internet in La faranno dormire o ancora l’ utoconsapelovezza in Questa mia pelle o il saper cogliere l'importanza dei nostri gesti in Ma esistono ancora i pescatori? Ogni traccia de Il Male è un atto di accusa verso la nostra società malata attraverso le suggestioni sonore fatte di atmosfere dense di riff smaglianti, trascinati da un rock melodico che ipnotizza con un’intensità emotiva struggente. Rock davvero travolgente quello degli Albedo, con buone parti di chitarra per sfociare in mood molto romantici e a volte melanconici. Mi sono piaciuti davvero tanto e ve li consiglio vivamente! Marco Colombo


Edo - Per vedere Lost ***
Edoardo Cremonese, classe 1986, in arte Edo, è stata una bella scoperta sul web. Gli ho scritto e lui molto gentilmente mi ha mandato il cd . E’ vero che la sua scrittura si avvicina a Gaber, all’ironia di Iannacci, all’onirismo lirico di Bersani e alla narrativa semplice e piena di garbo di Cremonini, ma io ci ho ritrovato anche qualcosa di più recente come una vaga somiglianza ad Alessandro Camattini in arte Kama.
Il disco: come spiega lo stesso Edo, è stato registrato tra l’aremadio e sotto il palco della sua camera ed interamente suonato da lui stesso. Il risultato non è un prodotto totalmente low-fi, anzi è piuttosto discreto. La scrittura dal punto di vista testuale è leggera: ci racconta di quotidiane serate tra amici dell’Università, dell’amore, si interroga sul futuro di una intera generazione e critica invece un’Italia dove sembra solo il calcio a farla da padrone...
I suoni sono immediati: un pop molto facile al primo ascolto, che ti si incolla addosso con pezzi davvero molto orecchiabili come Per vedere Lost, Inzagol e Frullatore d’acqua dolce, le mie preferite. Per me merita un tre *. m.c.

28 agosto 2011

Massimo volume, il senso del tempo che passa raccontato ad arte

Con colpevole ritardo voglio scrivere qualcosa del concerto dei Massimo volume + Bachi da pietra di metà luglio, al Libra Festival. Che Dio abbia in gloria gli organizzatori di questo evento che resiste in questa estate di tagli alla cultura dove sui media (anche su quelli di "settore") non si parla d'altro che della morte di Amy Winehouse e dei capricci di Vasco Rossi su Facebook.

Ringrazio Sonia per essere venuta e ci ripromettiamo vicendevolmente che questa sera non si parlerà di scazzi lavorativi, nè di precariato, nè di tutte quelle cose di cui conversiamo amaramente ogni volta... "Siamo qui per divertirci e per godere di suoni che ci faranno stare bene, almeno per qualche ora". Arriviamo pure tardi, che i Bachi da pietra hanno già attaccato. Non c'è quasi nessuno. Biella è una piazza troppo piccola e troppo massificata per rispondere con partecipato entusiasmo ad una proposta musicale interessante: meglio, non avremo vicini rumorosi e rompicoglioni...

I Bachi da pietra, che peraltro avevo già sentito in apertura di Moltheni, sono una pietanza difficile da digerire. Ostici, nonostante conosca lo split che hanno registrato proprio assieme ai Massimo volume, di cui eseguono in chiusura di set Litio.

Eccoli sul palco: il live prevede molto disco nuovo, ma anche una seconda parte che prevede i grandi classici del gruppo, insomma la parte per i più nostalgici. Dai tempi del Consorzio produttori indipendenti, Emidio Clementi e i suoi (con vari cambi di formazione) hanno cavalcato per ventanni la cosiddetta scana musicale indipendente. Ora rispetto al passato la poetica dei Massimo Volume si è un po' istituzionalizzata: dal vivo c'è più attenzione, la gente che va ai concerti è più attenta e più consapevole, persino più numerosa. Le cattive abitudini, l'ultimo disco, il primo di inediti dopo la storica reunion è stato accolto bene anche dalla critica e non sfigura rispetto agli album "storici" del passato, come Lungo i bordi.

Le canzoni risentono delle influenze letterarie di Emidio, Jim Carroll a Robert Lowell (a cui è peraltro dedicato un brano del cd) su tutte, nonchè dell'esperienza ormai consolidatissima di Clementi-scrittore di romanzi, l'ultimo per la cronaca è uscito qualche mese fa per Rizzoli. Sul palco Egle Sommacal e Stefano Pilia sono impeccabili alle chitarre, e anche molto scenografici, soprattutto quando suonano le corde con l'archetto del violino. Vittoria Burattini (stranamente visibile e non sovrastata dal fumo) è sovrana della batteria e ha una voce che sa fare da preziosa spalla. Ottimi i suoni, niente a che vedere con i pessimi concerti milanesi cui siamo abituati...

Sulle canzoni non mi dilungo, ma cito uno dei miei brani favoriti Le nostre ore contate: "ancora troppo presto per organizzare il proprio (nostro) sgargiante declino, ma non abbastanza da non averne un'idea". Speriamo non sia un'amara profezia...

Adesso stiamo bene, siamo gratificati dalla musica e dalle parole che abbiamo ascoltato. Contenti, perfino sorridenti. Speriamo in un bis, che arriva con l'esecuzione di un brano dei Bachi da pietra. Cortesia ricambiata, e massimo rispetto.

Prima del rientro, attirati dall'aroma proveniente da un fornaio notturno, ristoriamo anche i nostri stomaci pigolanti. Altro che le pizzette rinsecchite del Libra... e pazienza se non ci hanno fatto lo scontrino. r.co.

25 agosto 2011

Provincia cronica 2011 (FOTOGALLERY)







  











 



  


Per il terzo anno a Balla coi cinghiali abbiamo effettuato la premiazione dei vincitori del premio letterario Provincia cronica. Le foto si riferiscono alla premiazione e ad alcune delle altre attività dell'area letteratura (colazioni letterarie, reading, caffè relax letterario).