Unòrsominòre (aka Emiliano Merlin) è artista la cui attenzione per le cose che ci circondano si denota già dal nome che si è scelto. Nemmeno gli accenti infatti sono casuali...
Dai suoi inizi con i Lecrevisse è passato al progetto individuale come Unòrsominòre che ha portato avanti con un album omonimo del 2009 e un interessante Ep Tre canzoni per la Repubblica italiana del 2010. La vita agra è il suo secondo album uscito lo scorso novembre il cui titolo trae ispirazione dal romanzo omonimo di Luciano Bianciardi. Questo è un album dalle spiccate riflessioni sociopolitiche o per lo meno vi è la speranza che le parole di questo cantautore riescano a raggiungere anche chi vive pensando solo alle cose superficiali passando da un aperitivo all'altro. In questi giorni è in uscita un suo nuovo brano Pezzali nella compilation Fosbury10.
Vorrei chiederti subito una cosa su uno dei brani tratti da La vita agra, ovvero Storia dell'uomo
che volò nello spazio dal suo appartamento. Il titolo mi ha trasportato nel mondo dell'Uomo caduto sulla terra di Bowie... Il suo uomo finiva suo malgrado sulla terra, il tuo uomo dalla terra vorrebbe andarsene per sfuggire all'idiozia dell'essere umano. Pensi che esistano altri popoli che abitano altri pianeti? Ma quanto converrebbe agli extraterrestri farsi carico di questo pianeta e soprattutto dei suoi abitanti?
Anzitutto preciso che il titolo cita in effetti un'opera di un artista ucraino, Ilya Kabakov; un'installazione chiamata appunto "L'uomo che volò nello spazio dal suo appartamento", che vidi a una mostra un secolo fa - ero giovane giovane - e di cui mi annotai il nome per usi futuri. Bello però anche il tuo riferimento a Bowie. Circa le domande che mi poni, sì, naturalmente ritengo sia "praticamente ovvio che esistano altre forme di vita", ma non perché lo cantava Morgan, bensì perché ce lo dicono la logica, l'equazione di Drake (vi invito a fare le doverose ricerche su Google) e, più recentemente, tutta la teoria del Multiverso quantistico e/o inflazionario (idem). Tralasciando ipotesi suggestive come quella che ci vedrebbe essere già a carico di altri abitanti del Cosmo, come loro esperimento, sul secondo quesito che mi poni non so darti risposta; bisognerebbe capire cosa si intende per "convenienza". In ogni caso, gli extra-terrestri ci sono di sicuro, ma altrettanto di sicuro non sono arrivati al contatto con noi, quindi questi discorsi restano pura accademia.
Nel brano e con il tuo lavoro in genere riesci a trasmettere concetti importanti o almeno a far riflettere su tematiche sociali e politiche. A chi in particolare cerchi di arrivare con le tue parole?
Beh, per forza di cose il mio target è il pubblico che si definisce "indie", anche se non amo questa categorizzazione. Ma raggiungere il "grande pubblico" televisivo e radiofonico senza passare per amicizie, ammiccamenti, ritornelli orecchiabili e qualche migliaio di euro (per cominciare) da investire, e senza diventare macchiette di se stessi, è impossibile, oggi più che mai. Per sua costituzione, il veicolo di massa non può che banalizzare il messaggio e renderlo appetibile al più vasto numero di palati possibile, il che automaticamente esclude ogni proposta che non sia sufficientemente nazionalpopolare; e la deriva cialtrona degli ultimi vent'anni non ha fatto che peggiorare le cose. Non credo che a questo "grande pubblico" interesserebbe ascoltare quello che ho da dire, e d'altra parte forse anche io non ho molta voglia di comunicare con lui, quindi pari e patta. Mi accontenterei di far scattare qualche scintilla di riflessione in qualche ascoltatore attento, passando per canali meno massificati, ma anche su questo sono abbastanza disilluso, nonostante qualche messaggio ricevuto che mi fa ben sperare circa l'attenzione messa da qualcuno nel cercare di capire le mie parole.
Pensi che le tue parole servano a sensibilizzare coscienze italiane perse tra reality e talent show?
Ma non penso proprio. Mi piacerebbe, certo, ma se non ci riescono le Gabanelli o i Formigli dovrei riuscirci io? A me basterebbe scuotere un po' qualche coscienza convinta di essere "alternativa" e "antagonista" e persa fra musichette sciape, instagram e aperitivi. Difficilissimo pure quello, però.
Ci sono cantautori italiani o stranieri che ti hanno ispirato e in che modo?
Hai voglia. Fra gli italiani cito i soliti nomi strasentiti: Gaber, De André, Battiato; soprattutto Ivano Fossati, cui mi sento molto debitore per la sua capacità di coniugare una grande ricercatezza a livello testuale con una attenzione sempre molto viva per il vestito musicale. Circa gli stranieri invece devo dire che i miei ascolti esterofili sono molto più orientati sul rock, dai Motorpsycho che adoro, a tutta la scena anni '90 di Seattle, ai Talk Talk, ad alcune band storiche - Beatles in primis, Cure, Floyd. Da tutti questi ascolti, credo, ho preso un certo approccio nella composizione e nell'arrangiamento, che è sempre piuttosto lontano da quello tipico del cantautore italiano.
I cantautori della protesta anni settanta hanno in un certo modo fallito o forse non si sono impegnati abbastanza imborghesendosi e svoltando verso il solito ideale: arricchirsi. Tu cosa ne pensi?
Beh, non è vero per tutti. Per un De Gregori che è diventato una superstar - per quanto sempre molto sobria rispetto a tante altre - c'è un Guccini che ha continuato a vivere la sua vita schiva, un Gaber che è stato rigoroso fino all'ultimo (alla faccia di sua moglie), e i Lolli o financo i Ciampi, cui è andata molto meno bene. Il percorso umano di chi cede alle lusinghe del bel vivere comunque non mi stupisce, al netto della simpatia maggiore che mi può suscitare chi è rimasto coerente con le proprie idee; è prevedibile, mantenersi puri quando arriva il successo richiede evidentemente una forza sovrumana. Sfortunatamente, per ora non devo mettermi alla prova. :)
C'è qualche brano in particolare in questo album che ti sta più a cuore e di cui
vorresti parlare?
Mah, sì, sono più affezionato ai brani più scuri e difficili, rispetto a quelli più facilini e d'impatto come Perdenti più sani o come Storia dell'uomo... Ad esempio amo molto Ci hanno preso tutto e Celluloide, due pezzi molto pesanti sia testualmente che musicalmente. E anche La vita agra II che chiude il disco è un brano cui sono molto legato. Sono canzoni che la maggior parte degli ascoltatori trovano faticose e che richiedono un po' di impegno e attenzione in più, ma che formano il cuore del disco, e nelle quali sono riuscito, mi pare, a concentrare nel modo migliore i concetti chiave che volevo esprimere - quelli della disillusione, e della necessità di svolte realmente radicali, come un diverso approccio al problema della crescita economica, o meglio della de-crescita.
Cosa c'è di diverso in Unòrsominòre rispetto al periodo Lecrevisse? Quanto sei cresciuto artisticamente dall'inizio?
C'è molto di diverso da allora, soprattutto in termini di consapevolezza e di obbiettivi; sono passati quasi dieci anni. Non nascondo che mi rammarica molto che quell'esperienza sia finita e penso che se fossimo stati tutti un po' più maturi avremmo gestito la cosa diversamente, ma eravamo ragazzi pieni di aspettative che venivano spesso deluse, e non abbiamo retto il contraccolpo. D'altra parte, lavorando in solitaria ho potuto gestire in totale autonomia ogni parte del processo creativo, dalla composizione alla post-produzione, il che è contemporaneamente molto faticoso ma anche altrettanto ripagante. Mi piacerebbe comunque avere nuovamente un'esperienza di gruppo vera e propria, da affiancare - tempo permettendo - al mio impegno da solista.
Hai qualche nuovo progetto di cui vorresti parlare?
Uhm, no.
Ci sono artisti che pensano che le grandi etichette dovrebbero lavorare solo con musicisti già affermati. Tu cosa ne pensi?
Chi sono questi artisti? Mi pare un'idea senza significato, qualunque azienda vuole investire anche in ricerca e lancio di nuovi "prodotti" (esclusa l'azienda-Italia, ma è un altro discorso). Comunque credo che le etichette discografiche siano destinate a scomparire in breve tempo, per lo meno come macchina per vendere dischi; la rete ha già radicalmente cambiato la fruizione della musica e personalmente non ci vedo nulla di male, anzi lo trovo affascinante. Come farà il mercato discografico ad adeguarsi al nuovo corso sinceramente non lo so prevedere, ma di certo dovrà rinnovarsi profondamente. Al momento pare tutto impegnato a lanciare ogni anno un paio di nuovi talent-fenomenini.
La situazione attuale soprattutto per ciò che riguarda il nostro Paese non sembra trovare una via d'uscita. Pensi che la musica e gli artisti in generale possano essere d'aiuto e in che modo?
Certo, possono e dovrebbero cercare di esserlo, nei limiti delle loro possibilità; la cosa però purtroppo non accade sovente. Non credo che l'Arte debba necessariamente avere una funzione etica, ma in alcuni contesti e in alcuni momenti storici non raccontare le contraddizioni dell'epoca in cui si vive e non sentire il dovere di utilizzare il microfono che si ha in mano per sensibilizzare, scuotere, invitare alla riflessione, è un atteggiamento colpevole e opportunista. Poi è anche vero che non tutti hanno qualcosa di interessante da dire, e il rischio di cadere nel qualunquismo e nella banalità, anche del contestare, è fin troppo evidente, soprattutto in tempi di diffuso recriminare contro "la kasta" come quelli che viviamo. Ma questo è un altro discorso, e credo che tutti potrebbero impegnarsi un pelo di più nel cercare di tenere svegli i propri ascoltatori, anziché rincorrere l'applauso facile dando loro canzonette banali. D'altra parte ognuno fa quel che può, in fin dei conti.
In altre parti del mondo attori e musicisti tendono a prendere posizione e a schierarsi da una parte politica o dall'altra e anche rispetto a tematiche importanti. In Italia qualcuno lo fa, ma è sempre ben poca cosa. Secondo te cosa bisognerebbe fare?
Eh: bisognerebbe prendere posizione e schierarsi :) In una mia canzone canto "bisognerebbe saper dire di no, privarsi di qualcosa, declinare un invito, rinunciare al compenso, alla paga più alta, all'applauso standard, all'aperitivo, a cavalcare l'onda": non penso che saprei spiegarlo meglio. Purtroppo, fino a quando a tutti non apparirà evidente e insopportabile la contraddizione insita nel proclamarsi puri e financo impegnati, e poi accettare di far parte della macchina del consumo, dello sponsor, della comparsata - Rai Mediaset MTV Rockit non fa troppa differenza - non ci sarà molto da fare. E comunque non lo fanno gli artisti, e non lo
fanno i loro fans: quindi non c'è via di scampo.
Quando fai riflettere sul perchè bisogna lavorare tutta la vita per raggiungere un traguardo inesistente, hai in mente un'alternativa da suggerire?
Certo; lavorare meno, lavorare tutti, rinunciare a bisogni falsamente indotti e inculcati. Una crescita infinita basata su risorse finite è, semplicemente, impossibile, e crederci ed inseguirla è stupido. L'unica via sensata da percorrere in occidente è quella della decrescita, di una rivisitazione completa delle priorità e delle necessità. E intanto leggere, studiare, capire, impegnarsi. Soprattutto nelle Scienze, che è ripugnante che nel 2012 ci sia chi crede ancora alle profezie Maya.
Intervista di Alessandra Terrone