31 agosto 2009

Tre dischi a cinque stelle per l'estate: Placebo, Kasabian, Gossip

Placebo - Battle for the sun *****
Sesto capitolo della band capitanata da Brian Molko, che dopo aver vissuto di rendita per quanto riguarda gli ultimi album, torna a imporsi con un disco di grande qualità.
Prodotto da Dave Bottril (ex collaboratore dei Muse e Tool) Battle for the sun è un disco che sceglie la luce, la vita e lascia da parte le cupe atmosfere che hanno caratterizzato i precedenti lavori dei Placebo.
Quindi ritmica deflagrante, esplosioni elettriche e sonorità molto rock pervadono quasi tutte le tredici tracce. Ottima la scelta del nuovo batterista ventiduenne americano, Steve Forrest, mentre mister Molko, raggiunta l’età matura, padroneggia testi e melodie con una voce rinnovata da una ventata di leggerezza.
Non siamo in presenza di un capolavoro ai livelli dei celebrati album di fine anni ’90, Placebo o Without you I’m nothing, ma senz’altro questo è il miglior disco della band britannica del nuovo millennio.
Oltre alla title track, dalla combinazione trascinante di musica e parole “dream brother, my killer, my lover”, tra i molti brani degni di nota spiccano senz’altro Julian, Bright lights, Breath underwater e la splendida The never-ending why, che con un ritornello avvincente e un ritmo martellante, ci ricorda la band al massimo della sua forma. Mauro Carosio

Kasabian - West pauper lunatic asylum *****
Continuando il discorso iniziato nel 2004 con l’album omonimo, e proseguito tre anni fa con il pluriblasonato Empire, i Kasabian sfornano il loro nuovo lavoro West pauper lunatic asylum.
Rock e psichedelia da nuovo millennio, con qualche rimando sporadico alla migliore tradizione british e qualche ammiccamento a un facile ascolto per catturare anche l’ascoltatore più svagato.
Operazione riuscita totalmente, l’album si presenta ben costruito in tutte le sue dodici tracce con momenti trascinanti ed esplosivi e altri intimistici caratterizzati da atmosfere più rarefatte.
Senz’altro non si può non rimanere catturati dai due singoli: Il martellante e ossessivo Vlad the impaler e il ritmato oscillante quanto divertente Where did all the love go.
Ma anche la marcia quasi trionfale di West pauper silver bullet, la cinematografica Fast fuse o brani dall’impatto meno immediato come Take aim e la conclusiva Happiness, non tolgono nulla a uno dei dischi migliori del 2009. Due curiosità: il gruppo prende il nome da un’appartenente della setta di Charles Manson e Kasabian in armeno significa macellaio, la band sarà pure inglese, ma il chitarrista e compositore dei brani, Sergio Pizzorno ha origini italianissime essendo figlio di un genovese trasferitosi oltremanica. Mauro Carosio

Gossip - Music for men *****
La pirotecnica, scatenata e impertinente Beth Ditto e suoi Gossip tornano dopo tre anni di silenzio e piazzano il loro nuovo album nell’olimpo dei dischi dell’estate 2009.
Music for men rappresenta una virata di gran classe verso un orizzonte più commerciale rispetto ai lavori precedenti senza diminuire la qualità del risultato.
Disco- funk martellante e iperenergetico, con una strizzatina d’occhio agli eighties e al post punk, l’ultimo album della band di Portland non passa inosservato e toglie ogni dubbio sugli ultimi “gossip” sulla grande, in tutti i sensi, leader del gruppo che dopo aver ceduto al glamour (foto con Kate Moss e simili) sembrava puntasse a una celebrità più effimera e precaria.
Il disco è solido, coinvolgente e denso di suoni che spaziano tra vari generi. Il singolo Heawy Cross, pluritrasmesso dalle radio ha un andamento trascinante e contagioso, con una linea melodica che difficilmente si dimentica. Le rimanenti undici tracce non saranno tutte di ottimo livello, ma brani come la perfetta armonia di sinth di 8th wonder, l’irriverente Men in love (“with each other”…) e la travolgente Pop goes the world sono più che sufficienti per promuovere Music for men come un disco di innegabile consistenza. Mauro Carosio

29 agosto 2009

'Ascolti emergenti' di agosto

The Ranj - The Ranj ***
Il nome del gruppo è una parola sanscrita che vuol dire "colorare", e sicuramente la musica di questo quartetto formato da quattro studenti del conservatorio di Vicenza mischia ai suoni tipici di un certo indie rock il suono del Ràga, cioè la melodia che contraddistingue la musica indiana. Suonato sicuramente bene, visto il curriculum dei quattro, l'album si presenta davvero originale: il sitar incontra la chitarra elettrica, il canto indiano accompagna distorsioni dure, creando accostamenti non consueti e una certa complessità di ascolto. Personalmente mi sono piaciuti molto Immacolato, dove chitarre dai suoni imprevedibili e percussioni la fanno da padrone e Jogava, dove sonorità orientali si accoppiano al post rock.
Mi hanno ricordato anche alcuni passaggi del periodo psichedelico dei Beatles. Marco Colombo

Matta-Clast - Lontano da qui **
I Matta-Clast sono di Perugia e sono Nicola Frattegiani (voce e chitarra), Paolo Coscia (synth) e Tommaso Boldrini (batteria). Non hanno il basso e già questa scelta li fa un po’ diversi dal canone classico della band. Lontano da qui fonde un ampio uso dell'elettronica con momenti noise e rock, creando un insieme nel complesso robusto e piacevole. Forse è troppo semplice paragonarli ai Marlene Kuntz, specialmente nel cantato, molto vicino all'attitudine (e ai testi) dei primi Marlene: brani da segnalare: Cattura, Matta TST, Zona cieca, Coda e Maga. M. Col.

Taster's choice - The Rebirth ***
La band livornese dei Taster's choice si è formata dal 1999, passando nel tempo dai 4 ai 7 elementi attuali. Nel 2005 il loro esordio, Shining, fu un disco assolutamente convincente, ora da Bagana records arriva questo nuovo lavoro, The Rebirth, che conferma la grande solidità della band che propone un crossover cantato in inglese assai potente, con ampie vicinanze a gruppi internazionali come Korn, Rage against the machine o Linkin park.
A me è piaciuta tantissimo in chiave crossover di Superstition di Stevie Wonder; tra gli altri pezzi segnalo Make your game, Our Symphony, Enjoy the noise e Box of illusion.
Suonato molto bene, non fa rimpiangere più di tanto le sopracitate produzioni internazionali, il disco si presenta completo e corposo, arricchito da tastiere e samples. Probailmente questo lavoro non innoverà di molto la scena musicale di settore, ma rappresenta una certezza per gli amanti del genere che lo ascolteranno senza il timore di incorrere in spiacevoli sorprese. Marco Colombo

Leitmotiv - L'audace bianco sporca il resto ****
Un’estetica del disordine, questa potrebbe essere la sintesi per definire lo spiazzante debutto dei Leitmotiv. A dispetto del nome, i cinque ragazzi salentini si divertono a disorientare piacevolmente l’ascoltatore con un album tanto interessante quanto eccentrico rispetto al panorama musicale nazionale. Scegliendo una strada tutt’altro che comoda, la band attraversa più generi, passando con non-chalance da melodie psichedeliche a slanci di rock classico, fino ad esplorare mondi sconosciuti dalle sonorità che ora profumano d’oriente e ora di caffè francesi. I Leitmotiv non dimenticano le origini, come dimostra Donca, una taranta in dialetto che spicca come uno dei brani migliori dell’intero lavoro o Acqua di luna, altra canzone dall’atmosfera mediterranea di grande impatto. Un debutto oltraggiosamente disomogeneo che non nasconde comunque una grande bravura tecnica ed espressiva. Il disco, curato in ogni minimo particolare, si avvale della collaborazione di Maurice Andiloro (già coadiutore degli Afterhours e Vinicio Capossela); la produzione è affidata ad un altro nome noto: Amerigo Verardi (ex produttore dei Baustelle). Il risultato finale non può che lasciare sbalorditi, incuriositi e con la voglia di riascoltare tutto da capo. Aspettiamoli al varco della seconda prova! Mauro Carosio

The Marigold - Tajga ***
Forse non è ideale ascoltare un disco dalle sonorità cupe come Tajga, che nel caldo estivo ci materializza in una fredda landa nordica, in pieno agosto. Ma questo secondo lavoro degli abruzzesi The Marigold dona un piacevolissimo distacco, con i suoi brani rarefatti e sognanti.
Con la produzione di Amaury Cambuzat (Ulan Bator), già presente nel precedente Erotomania, e con la partecipazione di Daniele Caretti (Offlaga Disco Pax) l’album si presenta molto scuro, cupo, con un sound che a tratti si avvicina ai Mogway o ai Cure che sicuramente sono tra i riferimenti più vividi della band. Il disco si apre con Example de violence, cupissima, poi Tundra, la mia preferita, la più post-rock dove ancora una volta c'è il gioco solista-cori che crea immateriali visioni oniriche, come se stessimo osservando i colori in movimento di un'aurora boreale. Swallow è un altro brano molto dark ed evocativo. Eleven years è forse il pezzo che mi ha convinto meno, mentre la successiva Sin, un pezzo orecchiabile con un sapiente uso della voce, rappresenta un altro episodio assai convincente di questo ottimo disco, che certifica un importante allungo della band che nel cuore della Tajga sa avvolgere e stordire con una musica che difficilmente lascia indifferenti. Marco Colombo, Roberto Conti

Ka mate Ka ora - Thick as the summer stars **/
I Ka mate Ka ora, da Pistoia, debuttano con questo disco registrato in presa diretta e prodotto dallo statunitense Kramer, un lavoro che esplora strade contorte, percorsi complicati, prendendosi tutto il tempo che serve. E' infatti un lavoro all'insegna della lentezza, che si apre con una bella strumentale Pony’s broken leg. Si prosegue così con All around, anch’essa lenta e maestosa che mi ha ricordato i Giardini di Mirò con quelle chitarre a ripetere fraseggi sospesi. Calm down, la mia preferita, vede la voce di Stefano raggiunge quelle profondità da brividi che creano un grande senso di romanticismo all'insieme. Poi si prosegue con la lunghissima Draw a straight line and follow it anche questa solenne, poi Shaving anti-clockwise, Kid song, Bonnie e Rain is coming faster a chiudere questo bello quanto difficile disco (che nel titolo riprende un verso di William Blake) dalle sonorità alla Mogway e alla My bloody Valentine che fa del suono lento e dilatato la sua delizia, ma anche la sua croce. Marco Colombo

Fabryka - Istantanea ***/
I Fabryka sono di Bari e sono attivi dal 2004. Il nome della band l’ha trovato Tiziana, la cantante, leggendo la filmografia del regista polacco Kieslowski. Istantanea è un ottimo lavoro, fresco e gradevole come poche volte riesce alle giovani band che spesso preferiscono incunearsi in cervellotiche nicchie di genere a tutto discapito dell'ascolto (e dell'ascoltatore). In questo caso il disco scivola via che è un piacere e il richiamo elettro pop a Bjork o alle varie italiane Meg, Lara Martelli ecc -che potrebbero essere i primi riferimenti che vengono in mente- tutto sommato è lieve e non troppo ingombrante. Freschi e curati sono anche i testi che raccontano sentimenti ed emozioni che, come spiega la band, sono comuni un po’ a tutte le persone: così si parte con Passi distratti dove una fisarmonica e la voce distorta di Tiziana la rendono originale. In un mondo semplice è sospesa con un fantastico piano e dei bei sinth; Ragazza del 76 racconta di un amore difficile dove Tiziana canta “senza di te il sonno non è così facile...” molto romantica e malinconica “un amore può liberare o distruggere...” . Tra i brani da segnalare anche Febbraio e Wonderland che mi ha ricordato Bjork da vicino, soprattutto nella parte suonata. Il disco si chiude con Legami, anche questa molto radiofonica. Un elettro pop orecchiabile e cantato in italiano, una voce che colpisce e sa toccare le corde giuste, senza appesantire, questi sono gli ingredienti di Istantanea. Marco Colombo

28 agosto 2009

Tutta la tempesta si mette in vetrina a Milano


L'altra notte a Milano, al Magnolia, c'è stata la Notte della Tepesta: due palchi sui quali si sono esibiti tutti gli artisti che fanno parte dell'etichetta indipendente più smart del momento.

Il pubblico andava dai venti agli over sessanta e questo è un buon segno. I generi musicali proposti sono stati tra i più diversi e quindi tutti ci hanno fatto un affare: il pubblico che probabilmente ha scoperto band che non conosceva; le band che si sono fatte conoscere anche da un pubblico non loro; l'etichetta che ha dato un'immagine forte e vitale, nonostante alla fine i mezzi economici siano quelli che sono; il Magnolia che ha fatto il pienone.

Tre allegri ragazzi morti: incominciano che il sole ancora non è tramontato, proprio con La tempesta, lo splendido brano che ha dato il nome all'etichetta fondata dai Tarm. L'esibizione è stata breve, come tutte, ma decisamente all'altezza. Non tutti avrebbero accettato di esibirsi per primi per lasciare spazio e visibilità a band di blasone e seguito inferione. Lodevolissimi.
Cosmetic: ho sentito poco e quel poco non mi ha detto molto.
Colore Perfetto: penalizzati da una voce che fuori si sentiva malissimo, la band perugina non ha tradito le attese con una performance comunque buona, con un elemento in più alle chitarre e un brano inedito, stoner direi, proposto in chiusura, mi piacerebbe che riuscissero a suonare un po' di più in giro.
Uochi Toki: lasciandomi guidare dal titolo del loro ultimo disco li ho ascoltati come se leggessi un libro. Il loro hip hop è irsuto e intelligente, arriva dove deve arrivare non ricorrendo a facili sorciatoie.
Moltheni: Umberto ha fatto assaporare qualche anteprima della sua raccolta in uscita il 27 novembre, si chiama Ingrediente Novus e conterrà due inediti tra i quali il primo brano di impegno politico-sociale dell'autore bolognese.
Le luci della centrale elettrica e Giorgio Canali: un brano di Vasco e un brano di Giorgio, accompagnati solo dalle rispettive chitarre. Con uno stile ruvido e scarno le canzoni tutto cuore e corde vocali deturpate sono arrivate là dove dovevano arrivare. Bravi.
Sick Tamburo: Chi è che sta suonando sul secondo palco del Magnolia, chiedo a una ragazza? E' quello che resta dei Prozac+. In realtà i Sick Tamburo sono un progetto che va ben oltre alla musica del trio punk di Pordenone. Ipnotici e ripetitivi propongono un ottimo rock elettronico che a vedere dal pogo virulento che c'era sotto al palco ha già una valanga di estimatori. Andatevi a fare un giro sul loro space, ci sono già un sacco di date per l'autunno.
Il teatro degli orrori: sotto una pioggia battente (o tempesta che dir si voglia) forse sono stati un po' penalizzati dal diluvio. Io mi sono rifugiato a sentirli sotto un albero, incurante dei fulmini, e mi sono perso la componente 'teatrale' dello show di Capovilla e compagni, accontentandomi di ascoltare la musica 'per il cervello e non per i piedi' citando una frase di una loro bella intervista.
Roberto Conti

25 agosto 2009

Provincia cronica 2009 (FOTORACCONTO)
































La premiazione della prima edizione di Provincia cronica: a Bardineto i tre vincitori Luca Platini, Davide Ettore Nosengo e Lorenzo Bianco premiati da Penelope Please e dal presidente della giuria Giannino Balbis.

19 agosto 2009

Addio a Fernanda Pivano, angelo custode degli scrittori 'Beat' in Italia

I media ne hanno già parlato tutti quanti. Fernanda Pivano si è spenta a 92 anni in una clinica privata di Milano dove era ricoverata da tempo. La celebre critica, traduttrice, scrittrice e giornalista era nata a Genova il 18 luglio 1917 e a lei si deve la traduzione in italiano di buona parte della letteratura made in Usa: nel 1943, pubblica la prima parziale traduzione dell'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, poi Hamingway, Ferlinghetti, gli autori della Beat generation e molti altri passando per Bob Dylan e la profonda amicizia con De Andrè. r.co.

Per renderle omaggio riproponiamo l'intervista che Fernanda Pivano rilasciò a Luca Ottolenghi, uno dei primi pezzi pubblicati da AsapFanzine.


13 agosto 2009

Premio 'Provincia cronica', ecco i vincitori

Con grande soddisfazione vi comunichiamo i vincitori della prima edizione del premio letterario 'Provincia cronica'.


1 classificato: Luca Platini con Per un pugno di sogni a tempo interinale o determinato
2 classificato: Lorenzo Bianco con In un attimo
3 classificato: Davide Ettore Nosengo con Three little shy samurai
Segnalazione: Paola Tacconi con Peperoni, pazzi e puttane

I vincitori saranno premiati durante la serata conclusiva del festival Balla coi cinghiali che si terrà a Bardineto, nel Savonese, il prossimo 22 agosto (alle ore 22 circa, sul palco principale).
Visto il grande successo del premio, in pochi mesi abbiamo ricevuto 104 elaborati, stiamo già pensando ad una seconda edizione il cui bando sarà pubblicato a breve, e ad una raccolta cartacea dei migliori racconti.

Nel frattempo chi desiderasse leggere tutti i racconti che hanno superato la prima fase di selezione potrà farlo a questo link: http://www.asapfanzine.it/premio_letterario.htm

Ricordo inoltre che il festival Balla coi cinghiali si svolgerà dal 20 al 22 agosto, con un programma ricchissimo di musica e di iniziative collaterali. Per info http://www.ballacoicinghiali.it/