30 dicembre 2009

Ancora qualche consiglio dai dischi del 2009

Porcupine Tree - The Incident
Spiazzare e stupire chi ascolta. Probabilmente è questo l'intento numero uno dei Porcupine Tree, band di riferimento degli Anni Novanta che suo malgrado ha ottnuto l'etichetta di portare la pesante eredità del Pink Floyd. I riconosciuti maestri del prog-pop artistico, si cimentano in un doppio album, The Incident: il primo cd contiene la title-track che si rivela essere un’unica suite divisa in quindici parti, il secondo risulta invece composto da "sole" quattro tracce. Il sound dei Porcupine Tree non si discosta troppo dall’ultimo lavoro, è invece piuttosto diverso l’approccio alla costruzione dei brani. La lunga suite è un artificio già noto e ripescato da una decina di anni fa, era infatti stata proposta in Voyager 34 del 2000. Anche il secondo disco, con il brano Flicker e i suoi 20 minuti di durata, fa consigliare questo lavoro ad un ascoltatore già preparato, che sapendo bene a cosa va incontro, potrebbe irrobistire l'amore per una band che non ha bisogno di ulteriori elogi, invece di disamorarsene in fretta, come potrebbe accadere ad un neofita.

Zen circus - Andate tutti affanculo
Nella copertina gli Zen circus davanti al cosiddetto Colosseo quadrato (monumento abusatissimo anche nei video musicali, all'Eur a Roma) invitano ad andare tutti in quel posto... Il titolo è una chiara dichiarazione di intenti? Agli ascoltatori l'ardua sentenza... La band toscana con questo bel disco si conferma una delle più interessanti realtà di inizio secolo. Il trio sembra fatto apposta per suonare ad una di quelle belle feste dell'unità che c'erano una volta, in Emilia o in Toscana, mica qui dove viviamo noi, che le feste dell'unità non ci sono mai state... La loro musica affonda le mani in un folk da osteria non scontato, mischiato a vene punk e a tanta voglia di suonare che trasuda da ogni nota. Gli Zen circus in questo apprezzabile disco parlano di storie di sconfitta, rancore, felicità, pochezza. Una sorta di compilation da anti-oratorio (la definizione l'ho attinta da un'altra recensione, ma mi piaceva moltissimo) fatta da testi immediati ma non scontati, e da musiche potenti e coinvolgenti ballate.

Mario Venuti - Recidivo
Il nuovo cd di Mario Venuti, Recidivo, ha dignità di parola tra i dischi usciti nel 2009. Venuti ha un suo pubblico, che ancora una volta apprezzerà la proposta di Mario, un interessante viaggio musicale volto all'esplorazione dei sentimenti. Un viaggio che parte della Sicilia, la terra natìa di Mario, sempre ben presente nei riferimenti all'interno del disco, tocca Londra e Milano, città tra le quali questo lavoro è stato registrato. I riferimenti alla Sicilia e a Catania, tornano anche nelle collaborazioni, di cui il disco è ricco: oltre a quella con Cesare Cremonini, in Un cuore giovane, infatti, sono presenti anche quella con Carmen Consoli, in La vita come viene, e con Franco Battiato, che dà vita alla suggestiva Spleen#132. Catania e la riviera del Ciclope in questa fine 2009 tornano protagonisti e Venuti dice la propria a voce alta.

Giuliano Dottori - Temporali e rivoluzioni
Se volete farvi un regalo da ascoltare in quelle giornate un po' buie che segnano la fine dell'anno, scegliete Temporali e rivoluzioni, il secondo disco di Giuliano Dottori. Cantautore raffinato in grado di toccare le corde dei sentimenti come pochi altri. Il suo esordio nel 2007 con l'album Lucida è stato uno splendido inizio, poi le esperienze come chitarrista con gli Amor Fou e AtleticoDefina hanno affinato la maturità di un artista che dimostra con questo nuovo lavoro di essere in grado di camminare con gambe solide. Testi amari e a tratti disincantati, morbide ballate e brani più rabbiosi segnano un disco piacevole nella sua intierezza. Tra i brani da segnalare di sicuro Catene e gioie fragili e quell'Inno nazionale del mio isolato che ho personalmente interpretato come una sorta di dedica alla cosiddetta scena musicale indipendente italiana, con un'invito a non prendersi troppo sul serio...

a cura di Roberto Conti e Giovanna Oceania

'Ascolti emergenti' di dicembre, parte seconda

(am) – Soundtrack ****
Se non sapessi nulla degli (am), probabilmente li additerei come l'ennesimo frutto dei gelidi inverni islandesi, complici le parentesi nel nome che fanno tanto Sigur Ròs e i titoli delle canzoni conditi da Ø estemporanee. Italianissimo è invece questo duo composto da Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli, che con questo soundtrack, pubblicato in free download per Musicaoltranza, ci offre una versione riveduta e corretta dei primi Mùm (naif.super) mista ai Radiohead di Amnesiac (my_super8), il tutto valorizzato da un'eccellente capacità compositiva e dalla particolare cura riservata agli arrangiamenti, nonostante sappia tutto lontanamente di già sentito. I due riescono comunque a preservare una forte personalità e a piazzare anche un pezzo (_N ovella_) che meriterebbe un featuring Trent Reznor. Da ascoltare sdraiati nella neve. Fabio Gasparini


Le Mal D'archive – La Chanson De Mai ***/
Decisamente allettante è la proposta sonora dei napoletani Le Mal D'Archive, progetto gravitante attorno a Pasquale Napolitano e Felice Acierno: loro folle proposito è intersecare musica elettronica glitch/sperimentale da un lato e chanson tradizionale di matrice battistiana dall'altro, cavandosela con una certa classe. Avremo dunque dolci melodie di chitarra acustica e voce disturbate da sottili clips à la Alva Noto, sax preparati e noise a bassa fedeltà, che destrutturano la canzone cantautorale classica in un unico magma sonoro indistinto e urticante, probabilmente ostico ma di sicuro fascino. Fabio Gasparini

29 dicembre 2009

'Ascolti emergenti' di dicembre, parte prima

Il pan del diavolo - Sono all'osso ****
Uscirà il prossimo 15 gennaio l'atteso disco d'esordio di Il pan del diavolo. Sono all'osso è un disco che ribolle di musica del passato, ispirata dagli atteggiamenti di eroi del rock and roll e della canzone italiana come Ghigo Agosti e Celentano, Luigi Tenco o Fred Buscaglione. Folk, rock n roll e canzone d'autore: questo al servizio del mondo assurdo creato dalle liriche di Alessandro Alosi, l'ideatore di questo progetto musicale. Tutto può succedere ed ogni canzone è un racconto perfetto in sè. A volte è uno stornello (Scarpette a punta), a volte una manciata di parole ripetute e ossessive come una fitta al petto (Bomba nel cuore). In questo album non mancano richiami anche a progetti più recenti della musica italiana come Marta sui tubi (Università, ma anche molte altre), Lombrosoo I Cosi (Ciriaco). Scritto e suonato da Il Pan del Diavolo (Pietro Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo). Unici ospiti all'interno del disco sono The Zen Circus: Ufo al basso acustico, Karim alla batteria minimale, Andrea Appino alla chitarra elettrica e voce di in Bomba nel cuore. Sono all'osso è stato registrato nella sala A delle Officine Meccaniche di Milano, è stato prodotto da Fabio Rizzo e infine mixato su nastro insieme al produttore americano JD Foster (Calexico, Marc Ribot, Capossela). Giovanna Oceania

Corde oblique - The stones of Naples ***
Il progetto dei Corde oblique ruota attorno alla figura del musicista napoletano Riccardo Principe che propone un folk raffinato e molto worldmusic. Molto belle anche le voci delle varie interpreti femminili che si alternano nei brani di questo lavoro. L'internazionalità del progetto è suffragata anche dal fatto che dal 1999 al 2009 Riccardo ha avuto l’onore di vedere i suoi brani inseriti in diverse compilation e suonare in giro per l’Europa con musicisti del calibro dei Bauhaus.
Tra i miei pezzi preferiti La città dagli occhi neri, con quella chiatarra davvero evocativa e un bel testo, The quality of silence, con quel fraseggio tra pianoforte e chitarra e Dal castello di Avella, davvero romantica. Un disco molto lontano dai tradizionali ascolti pop e rock, ma sicuramente ben suonato. Marco Colombo

Humus - Popular greggio ***
Davvero splendido questo lavoro degli Humus, dalla provincia modenese, che ci propongono un bel folk contaminato che va a toccare anche altri ambiti musicali di contaminazione popolare. Questo Popular greggio, autoprodotto e realizzato con la direzione artistica di Tiziano Popoli è davvero un bel disco, tanto che ha ottenuto importanti riconoscimenti, entrando nella rosa dei finalisti della Targa tenco come miglior opera prima: soprattutto i testi, poetici ed impegnati allo stesso tempo, contribuiscono ad arricchire ulteriormente canzoni dai suoni raffinati, colti, che riportano ad anni passati ed ad atmosfere magiche. Tra i brani che mi hanno emozionato di più ci sono Oggi, con quella bambina che dice “L’amore quanto è bello”, Quando vado via, molto malinconica, e la Ballata del grosso Bankiere, molto ritmata e divertente. Un disco riuscito ed originale che dimostra come anche con mezzi limitati possa essere realizzato un lavoro eccellente e come l'humus possa avere così la sua rivincita. Marco Colombo

Emblema - Mare senza Isole **
Un rock all’italiana con forse qualche influenza oltre confine, questo è il nuovo disco degli Emblema. Mi hanno ricordato qualcosa tra Ligabue, Il Nucleo e i romani Velvet.
Sicuramente ben suonato, i testi di Mare senza isole, non mi sono parsi particolarmente incisivi, pur facendosi rispettare. Tra gli episodi più particolari sicuramente il pezzo in inglese, Switch on overdrive, con la chitarra acustica che mi ha ricordato qualcosa anni '80. AAA è molto ironica nel testo che parla dei prodotti del Centro commerciale. Certo non stiamo ascoltando un capolavoro nè dal punto di vista creativo nè dell’originalità dei suoni, ma comunque godibile nell’ascolto. Marco Colombo

Max De Aloe - Apnea ***
Segnaliamo questo nuovo lavoro di Max De Aloe, armonicista jazz che insieme al pianista americano Bill Carrothers ha appena pubblicato Apnea, disco molto particolare ispirato ai racconti di Murakami Haruki. Il disco è molto intimo e suggestivo, anche perchè realizzato in duo, ed è caratterizzato dal suono molto particolare dell'armonica. Non è un disco semplice, richiede attenzione ma merita di essere ascoltato... http://www.myspace.com/maxdealoe. g.oc.

23 dicembre 2009

Vi facciamo gli auguri con gli Eux autres e Another Christmas at home

Vi facciamo i nostri migliori auguri di natale con il video Another Christmas at home degli Eux autres che proprio in questi giorni presentano la loro musica al pubblico italiano.




Eux Autres fanno musica pop. La band nasce da Nicholas e Heather Larimer, fratello e sorella
originari di Omaha ma ormai residenti a San Francisco. Heather suona la batteria, Nicholas la chitarra ed entrambi cantano. Nel 2008, alla formazione originale, si è aggiunto un terzo elemento, Yoshi Nakamoto (The Aislers Set, Still Flyin’) alla batteria, in modo che Heather si concentrasse maggiormente sulla voce.
I brani degli Eux Autres sono spesso stati definiti come “divertenti” ma, anche se apparentemente può sembrare così, i testi sono ricchi di forti osservazioni e feroci frecciatine. La maggior parte delle loro canzoni parlano di storia militare, essere fatti nel modo sbagliato o sport.
Purtroppo gli Eux Autres sono gli unici ad accorgersene.
La band suona come la canzone d’amore che Doug Martsch (Built to Spill), non corrisposto, avrebbe ipoteticamente scritto a Francoise Hardy (cantante e attrice francese diventata famosa negli anni ’60). Il risultato è un pop anni ’60 che incontrata l’indie rock anni ’90, senza però suonare come nessuno dei due.
Gli Eux Autres scelgono il periodo natalizio per sbarcare anche in Italia con il loro singolo dal
titolo Another Christmas at home, già scaricabile dal sito BandCamp.com all’indirizzo http://
euxautres.bandcamp.com/. Il singolo è disponibile anche in 7” online dal sito http://www.euxautres.com/. g.oc.

21 dicembre 2009

Ecco i nomi del Festivallo di Sanremo: prepariamo il catino...

Da qualche giorno sono usciti i nomi dei big del prossimo festival di Sanremo, che -lo ricordiamo- sarà condotto dalla sciabordante Antonella Clerici. Si preannunciano tempi bui (anzi buissimi) per la musica festivaliera. Tra fuoriusciti da reality, cantanti "imprestati" alla tv, et similia, ai professionisti del settore non restano che le briciole. I dischi poi si venderanno anche e gli ascolti andranno bene... ma per rivedere qualcosa di decente probabilmente dovremmo attendere che cada il Governo.
Il popolo dei televisivi
Morgan: l'ultima volta all'Ariston portò L'assenzio coi Bluvertigo, dubito si ripeterà tanta grazia per lo spocchioso giudice di Xfactor
Noemi: cocca di Morgan, ha il placet della Mannoia che si è prestata per raiofonico duetto
Marco: Mengoni è il cognome del vincitore di Xfactor di quest'anno, scommetto che non lo sapevate
Valerio Scanu: direttamente da Amici, ecco un altro effemminato amico di Maria
Pupo+Emanuele Filiberto+Luca Canonici: non bastava l'esperienza fallimentare dello scorso anno con Belli e Yousson N'Dour... Pupo ci ritenta con il principe e il tenore
Enrico Ruggeri: sarà apprezzatissimo dal pubblico di Italia 1, dove per lungo tempo ci ha ammorbato con trasmissioni discutibili
Le gioie della tradizione
Irene Fornaciari+Nomadi: la figlia di Zucchero riuscirà a svecchiare il polpettone dei Nomadi, vedremo?
Toto Cutugno: dalla campagna una capatina al Festival ci sta
Simone Cristicchi: Non ne comprendo la consistenza
Fabrizio Moro: Ormai lo vediamo giusto all'Ariston, chissà per quanto?
Povia: la speranza di non sentir parlare di lui per un anno è infranta. Dopo i bambini che fanno ohhh, il piccione che fa trr e le avventure dell'omosex pentito Luca, quest'anno "l'amato" Povia ci delizierà con un brano che parte con una lettera di Eluana Englaro... seguiranno polemiche e conseguente visibilità
L'effimero dialetto
Nino d'Angelo
: la polemica sul dialetto è svanita in un secondo, nulla di nuovo sotto il sole o di "padano" con Nino
Promesse
Malika Ayane: incrociamo le dita, se avesse un pezzo ok potrebbe essere una rinfrescante sorpresa
Sonhora
: chi non ha un idolo tra i televisivi può optare per la versione maschile di Paola e Chiara, i vocalizzi sono analoghi. Infondo poteva andarci peggio se avessero chiamato gli Zero Assoluto
Arisa: ha giocato la carta del look, avesse anche un bel pezzo, ormai è bruciata...
Cantanti propriamente detti
Irene Grandi: forse è il meglio che passa il convento, con una canzone di Bianconi dei Baustelle la Grandi rischia addirittura di passare per l'alternativa della comitiva. Dopo la clamorosa esclusione qualche anno fa di Bruci la città, se il pezzo fosse decente potrebbe anche vincere!
Esclusi
Nel plotone degli esclusi citiamo qualcuno che avrebbe potuto dire la sua, su tutti Carmen Consoli e Paola Turci (con un pezzo di Nada) probabilmente ritenute troppo vicine all'opposizione, Asia Argento (che magari potrebbe tornare nella serata dei duetti insieme all'ex Morgan) e Simona Molinari, ottima lo scorso anno, che si era riproposta con una canzone sull'Abruzzo. Silurati anche i Lost, boyband creata di Mtv, avviata verso un probabile declino che segue quello dell'emittente che li ha generati. Svanito nel nulla l'annunciato trio D'Alessio, Daniele, Ranieri (non ne sentiremo la mancanza) e il clone paterno Cristiano De Andrè. Ko anche Spagna (rediviva con una discutibile raccolta di canzoni dei cartoni animati) e i Matia Bazar, tutti nomi di cui si vociferava alla vigilia.
Chiusa la porta ad Alessandra Amoroso (magari avrebbe duettato con Morandi, brrr)... altri Amici di Maria e reduci di Xfactor potrebbero rientrare dalla finestra, passando per il diabolico tritarifiuti SanremoLab e approdando alle Nuove proposte.

a cura di Roberto Conti e Giovanna Oceania

17 dicembre 2009

Cadò di Natale - Marco Notari regala un pezzo inedito

Per Natale Marco Notari regala un brano inedito. Amsterdam 76 è una canzone che risale alle session di Babele (Artes-EMI), il concept album del cantautore piemontese uscito a novembre 2008. Il brano racconta la fuga di Cristiano e Lucia, i due protagonisti dell’album, verso la città olandese, ed è stato inserito come inedito nella ristampa in vinile a tiratura limitata di Babele (999 copie), uscita il 7 novembre scorso, che contiene inoltre il romanzo breve Babele:noir scritto dallo stesso Marco Notari e tredici tavole realizzate da alcuni tra i migliori illustratori italiani. Amsterdam 76 sarà disponibile in free download in esclusiva su www.losthighways.it dal 18 al 31 dicembre. g.oc.

16 dicembre 2009

Julian Plenti live@Milano

Magazzini Generali - 12 Dicembre 2009 - L'unica data italiana di Julian Plenti, nome dietro al quale si nasconde il progetto solista di Paul Banks, frontman degli Interpol, si è tenuta ai Magazzini Generali lo scorso sabato. Il concerto viene aperto dai newyorkesi I'm in You che riescono ad entusiasmare il pubblico con un buon post punk d'impatto e molto coinvolgente, preparando insomma il terreno per una serata molto interessante. All'ingresso di Paul Banks e della sua band il pubblico non numerosissimo ma sicuramente affezionato al genere è in delirio e a ragione: chi ha avuto modo di ascoltare gli Interpol sa bene quanto talento si nasconda dietro questo cantante un pò timido che soprattutto sul palco sa dare grandi emozioni. L'atmosfera che si crea è quindi ben conosciuta ai fans degli Interpol presenti: la voce profonda e decisa di Banks riesce ad emozionare e coinvolgere con facilità, unita ad un ottimo arrangiamento dei brani eseguiti e alla bravura dei musicisti che lo accompagnano. I brani si susseguono con continuità, d'altronde l'album uscito lo scorso luglio intitolato Julian Plenti is... Skyscraper è omogeneo e ben strutturato con interessanti spunti creativi che dimostrano il coraggio di Banks nel debuttare come solista. Insomma non si tratta di una prevedibile appendice alla musica degli Interpol ma di un lavoro a sè stante che ha molto da dire. Unwind, Only if you run e Skyscraper sono le canzoni meglio riuscite dell'album probabilmente, e che la band riproduce stupendamente anche dal vivo. C'è spazio anche per due interessanti cover: Into the white dei Pixies e Horse with no name degli America. A chiudere il concerto il secondo singolo estratto dall'album, Games for days. Un concerto che rende giustizia ad un ottimo album insomma, ed una fantastica parentesi tra l'ultimo album degli Interpol ed il prossimo.
Diana Debord

Altre foto del concerto sono disponibili sul sito www.debored.it

15 dicembre 2009

Andrea Chimenti, avvisaglie di un ritorno

A febbraio 2010 uscirà un nuovo singolo di Andrea Chimenti che accompagnerà la ristampa in vinile in tiratura limitata di 300 copie de L’albero pazzo (Soffici Dischi/Audioglobe). Esce inoltre in questi giorni l’album del progetto musicale Fijeri (Goodfellas), in cui Andrea Chimenti è ospite con il brano Ad cchi chiusi. Con lui suonano Gavin Harrison alla batteria, Richard Barbieri (Porcupine Tree, Japan, Rain Tree Crow, David Sylvian) alle tastiere, Mick Karn al basso, Nicola Alesini al sax, Nicola Lori alla chitarra elettrica e Stefano Panunzi alle tastiere. Capostipite della scena rock italiana con i Moda negli anni 80, Chimenti dovrebbe tornare ad inizio 2010 anche con un album di inediti e con un relativo tour promozionale. Giovanna Oceania

14 dicembre 2009

Carmen Masola, da Novara, è la Susan Boyle italiana. Alla faccia dell'originalità


Anche Novara ha la sua eroina da reality, si chiama Carmen Masola ed ha debuttato sabato scorso nella puntata zero di “Italia’s got talent”, nuova trasmissione di Canale 5 ispirata a un format già andato in onda in Inghilterra e molto simile anche al più celebre XFactor, recentemente terminato su RaiDue. Lo spettacolo è stato reso famoso in tutto il mondo dalla partecipazione di Susan Boyle, attempata signora dalle insospettabili doti canore che è ormai una star internazionale (negli Stati Uniti e in Gran Bretagna il suo disco è in vetta alle hit). La favola del brutto anatroccolo è stata al centro anche della prima puntata di "Italia's got talent", con l'apparizione sul palco della 38enne Carmen Masola, già ribattezzata la Susan Boyle italiana. Una riproduzione forse anche troppo simile all'originale: Carmen ha letteralmente incantato con la sua straordinaria voce i giurati (Rudy Zerbi della Sony Italia già volto noto di ‘Amici’, Gerry Scotti e Maria De Filippi) e il pubblico, la sua storia ha contribuito a renderla immediatamente un personaggio amato, la corporatura imponente e un’immagine lontana dai canoni televisivi tradizionali, oltre alle difficoltà nel seguire la sua passione, la musica, l’hanno resa da subito un’eroina del piccolo schermo. Carmen ha dichiarato in trasmissione di avere lavorato nella grande distribuzione, di aver assistito anziani in una casa di riposo e di aver gestito un’edicola senza successo. Ora la grande occasione di mettere in mostra il suo talento in televisione, anche se già possiamo immaginare che il format tv farà leva oltre che sulla voce sulla storia personale di Carmen, sulla sua corpulenza e sul fatto che la nostra concittadina non sia propriamente una soubrette televisiva, anzi... ma la totale mancanza di originaità nbei format tv questo impone...
Nella puntata di sabato scorso si è esibita cantando “Casta Diva”, celebre aria della “Norma” di Vincenzo Bellini, ottenendo il passaggio alla fase successiva del programma. Carmen è nata a Novara il 23 marzo 1971. Discendente da parte del nonno paterno dalla famiglia che annovera tra i suoi membri il musicista e compositore Gaetano Donizetti. Dopo aver conseguito la maturità alle Magistrali, ha iniziato, con passione e con tanti sacrifici, come ha raccontato in trasmissione, a studiare canto al conservatorio Cantelli di Novara, seguita dalla docente Stella Silva, continuando poi con lezioni private. Ha fatto parte inizialmente come corista e poi in qualità di solista della corale polifonica “Libera musica”. Nel 1991 entra nella corale di Trecate “San Gregorio Magno”, sotto la direzione del maestro Mauro Trombetta. Nel 1995 diventa solista del coro dell’istituto musicale Brera di Novara.
Roberto Conti

12 dicembre 2009

Perfetta mestizia: i Litfiba tornano insieme ($)


Il buon Elio aveva anche dedicato loro una canzone, se ne parlava da tempo ed è successo: è ufficiale la reunion della coppia Ghigo Renzulli e Piero Pelù. Dopo la separazione del 1999 i Litfiba tornano insieme per quattro concerti. Nel 1999 si separarono dopo un tour di enorme successo che conclusero stando sullo stesso palco ma senza nemmeno rivolgersi la parola... Erano i tempi del successo di Il mio corpo che cambia. Poi le carriere soliste: Ghigo, tenutario del 'marchio' Litfiba con un clone di Piero a cantare, nemmeno così male, ma con un'eredità troppo pesante da sopportare. Pelù solista non ha avuto sorte troppo migliore tra "tori lochi" e altri effimeri successi durati un momento o poco più, anche lui non ha lasciato il segno. Ora il duo si è riavvicinato, prima dal punto di vista umano, e poi anche da quello professionale ($). Il progetto attuale prevede quattro concerti e (al momento) nessuna traccia di dischi o altre operazioni nostalgia. Queste le date: il 13 aprile 2010 a Milano, 16 Firenze, 19 Roma, 21 Acireale. Roberto Conti

Coldplay, per il nuovo disco scelgono una chiesa sconsacrata


Diamo spazio volentieri a questa notizia tratta da ColdplayZone, uno dei siti italiani dedicati alla band, che riporta indiscrezioni sul nuovo disco in arrivo nel 2010 che la band sta registrano in una chiesa sconsacrata a nord di Londra

Questa mattina il giornale inglese The Sun ha pubblicato una notizia relativa al quinto album che i Coldplay hanno in progetto. Stando a quanto comunicato dal magazine anglosassone, la band sarebbe già al lavoro sul nuovo lp in una chiesa diroccata, situata a nord di Londra. Il tutto nonostante l'ultima data del Viva la vida tour risalga solo a qualche mese fa, ovvero lo scorso settembre. Con loro, come avevamo anticipato in altre precedenti news, il produttore Brian Eno, che avrebbe trovato una nuova coraggiosa direzione per la band.Chris Martin e soci, inoltre, hanno elaborato un progetto per poter registrare una sessione acustica nel luogo di culto, il quale appare agli occhi del giornalista che ha redatto l'articolo 'alquanto inquietante'. Il nuovo lavoro del complesso inglese si baserebbe quindi su sonorità acustiche, leggere e piuttosto essenziali. Si prospetta quindi un notevole cambiamento di passo rispetto ai tempi della Bakery, luogo in cui è maturata la sonorità del gruppo degli ultimi anni. Dice una fonte: 'La band ha intenzione di andare avanti con il suo lavoro. I ragazzi sono stati in vena di scrivere le nuove canzoni e si sentono più creativi che mai. Chris voleva registrare mentre erano in tour, ma era davvero troppo presto. Hanno questa etica di lavoro: quando le cose vanno bene, vogliono continuare a farle come meglio possibile. Jonny si è lanciato sul nuovo album' (nonostante si sia sposato il mese scorso), 'così come tutti i ragazzi. I risultati sono davvero entusiasmanti finora. Chris è determinato nel non essere visto come un enorme mostro del rock commerciale, che si muove semplicemente per riempire gli stadi e incassare soldi. Questo è il piano per tenerli ancora vicini ai fans'.L'obiettivo della band è quello di pubblicare l'album entro il prossimo anno, molto prima di quanto ognuno di noi (ma soprattutto alla EMI, la loro attuale casa discografica) potesse aspettarsi. Il gruppo infatti ha in previsione l'ultima pubblicazione con la casa discografica prima di avviare una partnership altrove, il che causerà molto scalpore. I Coldplay testeranno le nuove canzoni dal vivo entro i primi mesi del 2010, invitando i loro amici e i loro collaboratori più intimi in questo 'speciale' luogo di preghiera. Dopo aver registrato live nella chiesa, la band sarà in tour, soprattutto in luoghi di piccola portata per fare ascoltare ai fans i frutti del nuovo lavoro.
http://www.coldplayzone.it

10 dicembre 2009

A Natale cosa regalo? 12 dischi (in 30 parole) per fare un figurone con chiunque

Natale è alle porte. Oddio cosa regalo? Ecco qualche idea per fare contenti parenti e amici, spendendo relativamente poco e facendo la felicità delle sopravvissute etichette musicali.
Ecco quindi 25 parole per descrivere i dischi da regalare, la maggior parte dei quali li potete addirittura trovare nel ristretto catalogo di titoli presenti addirittura nei centri commerciali...

Per Mammà
Facile è il nuovo disco di Mina. Non aggiunge nulla alla sterminata discografia della grandiosa interprete italiana, ma piacerà a Mammà (non alla mia che di musica non ne ascolta) che si è sciroppata per tutto l'anno la sua voce nella pubblicità della Barilla e ora, almeno, la sentirà cantare.

Per Papà
Sting, If on a Winter's Night. Disco fondamentalmente tedioso, ma di sicuro effetto sotto l'albero. Il titolo ispirato a Calvino per 12 cover dedicate all'inverno, tra caròle e poemi antichi che inneggiano a valori spirituali pre-cristiani, più due brani autografi che proseguono nell'intento di disco strenna natalizio.

Per la vecchia zia
Se le volete davvero male, ripescate il disco di canzoni natalizie di Irene Grandi dello scorso anno. Se non conoscesse Irene e voleste avere un suo bacio in fronte e sentirvi dire "grazie, lo desideravo tanto" optate per Andrea Bocelli, My Christmas, il più classico e maestoso album natalizio, con duetti di calibro internazionale.

Per la collegha fighetta che di musica non capisce una mazza
Beyoncé, I Am...Sasha Fierce è orecchiabile e orribilmente pop. Lo potrà sentire in auto, a casa... ma non a lavoro dove glielo vieterete accuratamente con un amorevole biglietto di auguri.

Se non sai dove sbattere la testa
Norah Jones, The Fall: la vellutata Norah prende la chitarra e cresce come autrice poprock. Il nome è noto ai più, ma la sua musica sfugge. Se non sappiamo moltissimo sui gusti di chi ascolterà possiamo azzardare questo disco.

Avventurarsi nel piacere della scoperta
Franco Battiato, Inneres Auge: come trasformare un album di best dovuto per contratto, in un'opera da ascoltare. Tre inediti: l'ottima title-track ormai nota, feroce invettiva contro il potere; l'intrigante U' cuntu in siciliano; una cover di De André, Inverno. E poi, nuove versioni di pezzi apparentemente minori, da riscoprire.

Giovani promesse che non deluderanno
My Awesome mixtape, How could a village turn into a town. E' un disco bello e ballabile. Fresco e non sa di 'già sentito'. Mi sembrano ottimi motivi per puntare su di loro.

Mi piacerebbe ricevere
Marlene Kuntz, Cercavamo il silenzio: i cuneesi Marlene hanno il loro primo live, teatrale, con la produzione artistica di Gianni Maroccolo. Non più noise ma sempre nella loro inconfondibile dimensione alternativa, anche da intimisti come qui si rivelano.

Io regalerei
Moltheni, Ingrediente novus: Umberto Giardini riarrangia i suoi brani più significativi per i dieci anni di carriera. Un gioiello da non perdere e da gustare anche con un dvd che propone un concerto elettrico ed uno acustico.

Regali di cattivo gusto
Cristiano De André De André canta De André: Da ascoltare nel ricordo del padre, il disco di Cristiano è una riproposta evitabilissima, in cd e dvd.

Il meno peggio da reality & co.
Giusy Ferrery con Fotografie propone un album di cover, scelte un po' da Tiziano Ferro, e un po' da lei. Il povero Nick Drake è tradotto in 'La magia è la mia amante', ma fra Capossela e Benvegnù, il singolo scelto è la banale 'Il cielo è sempre più blu' di Rino Gaetano... Scelta ovvia, come è ovvio che questo disco sia una marketta natalizia.

Classico e di buon gusto
Bob Dylan Christmas in the heart: imperdibile disco di canzoni natalizie 'gracchiate' dall'inconfondibile voce di Bob Dylan. Per un Natale meravigliosamente rock, almeno nello spirito.


a cura di Roberto Conti

9 dicembre 2009

Intervista - Artemista

Abbiamo intervistato gli Artemista lo scorso 5 dicembre in occasione del loro live al Rock&Roll Arena, in provincia di Novara.

Quando nasce il progetto Artemista, come si è sviluppato in questi anni?
Marco: Il progetto nasce nel 2002, l’esigenza iniziale era quella di costituire un gruppo, di esprimere le nostre emozioni e senzazioni con la musica. Abbiamo fin dall’inizio scritto pezzi nostri poichè era quello che volevamo per poterci esprimere al meglio, poi c'è stata un'evoluzione molto naturale, anche con alcuni cambi di formazione, sino ad arrivare alla 'forma' attuale (che comprende quattro elementi: Fabio alla voce, Marco al basso, Umberto alle chitarre e Matteo alla batteria), stabile da un anno e mezzo. Questa è la nostra storia molto in breve.

Domanda per chi non vi conosce. Quali sono le vostre influenze musicali ed il vostro background?
Marco: Per quanto mi riguarda ascolto un po’ di tutto ma ultimamente mi piacciono molto sonorità che non rientrano in quello che facciamo, tipo Sigur Ros e Portishead, la scena un po’ trip pop. Poi sono comunque un grande fan dei Beatles ..”
Matteo: Io, probabilmente, sono quello musicalmente il più “cattivello”: sono l’ultimo arrivato e nonostante alcuni dei nostri nuovi pezzi abbiano una connotazione anche dance, io li suono nella mia maniera, con un’attitudine da rocker pesante, perchè io arrivo dal mondo dell’heavy metal. Mi sono dedicato al progetto Artemista senza pensare neanche io, all’inizio, di poterci riuscire così bene.
Fabio: Anche io ascolto un po’ di tutto perchè se la musica è bella non ci sono problemi a sentire qualunque cosa. Le mie preferenza vanno comunque al rock e al crossover, ed ultimamente mi sto approciando molto alla musica elettronica tipo Massive Attack.
Umberto: Anche io scolto un po’ di tutto e premetto appunto che il nome Artemista deriva appunto dal nostro tentativo di mischiare generi diversi. Come chitarristi mi piacciono personaggi un po' sperimentali, come The Edge, Matthew Bellamy, piuttosto che musicisti più tecnici come Steve Vai.

Rispetto ai primi pezzi che avevo ascoltato degli Artemista, ho notato una sorta di svolta diciamo elettronica. Mi sbaglio?
Fabio: Sicuramente c'è stata una maturazione che ognuno di noi musicalmente ha avuto, e anche i molti live suonati insieme hanno contribuito a far crescere la band.
Per il discorso dell’uso dell’ elettronica volevo sottolineare che noi diamo sempre la priorità al suonato, l’eletttronica è quella ciliegina sulla torta che va ad arricchire il risultato finale, ampliando.
Umberto: Si tratta anche di una scelta legata alla nostra volgia di sperimentare. Noi cerchiamo dare appunto quel tocco di modernità dato dall'elettronica, anche per proporre qualcosa di diverso rispetto alle band che propongono un rock suonato con una formazione base per così dire tradizionale.

Per la creazione della musica e dei testi, che tipo di lavoro fate?
Marco: Quasi sempre arriva prima la musica e poi il testo. La musica può nascere dallo spunto di ognuno di noi in saletta, o a casa. Spesso i testi li scrive Fabio e ultimamente mi sto cimentando anche io con la scrittura. infine la parte elettronica è l’ultima fase, il completamento della canzone, insomma.

Come è nata e come si è svolta la registrazione dei nuovi pezzi?
Marco: Abbiamo lavorato con Gionata Bettini dei Deasonika perchè abbiamo aperto proprio un loro concerto in questo locale, quando si chiamava ancora Le piccole iene. Lo abbiamo conosciuto: a lui piaceva come suonavamo e a noi piaceva come lavorava lui... Da lì è nato il tutto...

E quindi la registrazione come è andata?
Marco: In realtà noi con lui abbiamo lavorato da un arrangiamento della parte elettronica, perchè la registrazione vera e propria l’abbiamo realizzata presso lo studio di Diego Cattaneo, con cui collaboriamo da anni trovandoci in grande sintonia.

E’ prevista l’uscita anche di un album nuovo?
Fabio: Al momento abbiamo prodotto un EP, poichè fare un album ha costi non indifferenti e l’idea è quella di sondare per capire se questi quattro pezzi che al momento ci rappresentano di più possono incontrare anche il gusto di qualche produttore che ci dia una mano concreta nella realizzazione di un nuovo lavoro discografico.

Cosa pensate della scena musicale novarese?
Marco: La scena Novarese sta producendo un sacco di gruppi interessanti.
Matteo: La scena è viva... ci sono delle valide realtà
Umberto: E' viva, ma per il seguito che ha lascia un poco a desiderare...
Fabio: Il problema è che a Novara non ci sono assolutamente spazi per suonare!
Matteo: Bisognerebbe anche allargare il discorso alla scena musicale italiana poichè ci sono oramai poche possibilità per tutti, a causa della crisi. Non lavorano i grandi artisti, figurati noi della scena indie.

Date a chi legge questa intervista una buona motivazione per ascoltare la musica degli Artemista?
Matteo: Non lo dico solo perchè ci suono, ma è musica sincera, dietro a cui c'è un grande lavoro.
Umberto: Perchè è musica che viene dal cuore... A noi piace un sacco suonare e credo si percepisca, ascoltandoci, il nostro desiderio di arrivare da qualche parte. E poi, nel nostro piccolo, abbiamo fatto dell’umiltà la nostra forza e abbiamo anche la piccola presunzione di dire che forse la nostra musica potrebbe essere qualcosa di nuovo nel panorama italiano.

Ascoltandovi e cercando di trovare qualche paragone con altri gruppi "nostrani", mi sono venute (non maledicetemi) in mente band tipo i Finley. Forse vi accomuna la freschezza giovanile e il bell'aspetto? Visto che ascoltandovi dal vivo mi accorgo che la musica è molto diversa.
(risata generale)... in coro: Sì, non guasta la bella presenza....
Matteo: Penso di parlare anche a nome di tutto il gruppo nel dire che siamo contenti che non hai trovato facilmente un gruppo a cui paragonarci... Questo ci fa enormemente piacere.

Prossimi live?
Fabio: Il 13 dicembre saremo a Torino al Fabrik per il concorso "Emergenze", poi ci fermeremo un attimo poichè abbiamo in programma di registrare un videoclip, ma non possiamo dire niente poichè è ancora tutto da organizzare... Mentre per l’album è ancora troppo presto per fare programmi. Molto è legato al fatto di trovare qualcuno che ci possa dare una mano a produrlo, anche se sarebbe già pronto. Abbiamo molto materiale.

Intervista di Marco Colombo

8 dicembre 2009

Ecco Nesli e la seconda parte del suo 'testamento'

Anticipato dal singolo Non tornerò, il 13 novembre scorso, è arrivato il nuovo lavoro di Francesco Nesli Tarducci: Fragile - Nesliving vol.2 è il quinto disco della giovane carriera di Nesli, ma nonostante questo il disco viene presentato, già nella prima traccia, come un testamento dell'artista. Fragile è un disco di 12 tracce per 43 minuti di playing idealmente diviso in due parti: la prima "In guerra", composta da sette tracce, e la seconda "In amore", in cui scorrono cinque brani. Un chiaro segnale di quello che è l'animo di un artista ricco di contenuti, che in questo disco dimostra di avere molto da dire in una piena maturità artistica e compositiva, agevolata dalla produzione di Big Fish e Marco Zangirolami.
Sul disco lo stesso Nesli (che per chi ancora non lo sapesse è il fratello di Fabri Fibra, perfortuna-purtroppo è un'etichetta che si porterà dietro) ha dichiarato: "L'ho intitolato Fragile, perché è la mia vera natura, è la natura di tutti dietro la maschera. Ho scelto di essere persona e non personaggio, ho scelto di non farmi schiacciare dal peso della falsità, almeno nei confronti della musica. La storia siamo noi... Di questo parlo, parole che danno un peso ai giorni. Dodici canzoni che descrivono l’emotività nei confronti del mondo, di quello che accade, intorno e di quanto sia fragile la strada che percorriamo alla ricerca del sogno”. Roberto Conti

5 dicembre 2009

Il Mei di Faenza con gli occhi di un turista

Mirko Dadich è uno dei ragazzi che si è aggiudicato due dei biglietti per il Mei di Faenza messi in palio dal nostro sito. Ci ha raccontato una sua impressione del grande carrozzone del Meeting delle etichette indipendenti


Mi ritrovo nel piazzale del MEI saturato da migliaia di note disparate. I gruppi si susseguono in finestre ben precise, scandite da cronometri esigenti: gli artisti sono tanti e il tempo ovviamente è tiranno. Gli stand espongono riviste, dischi, strumenti, ma io fatico a distinguere tra basso e chitarra. Di musica mi intendo ben poco e non ho la competenza per fare recensioni: mi sento fuori posto. Fisso la brochure con gli eventi come farebbe un turista smarrito.
Girovagando tra le tende, assisto per caso all’esibizione di una band di Formia, accompagnata da una pittrice che esegue un dipinto sul palco. Un tipo di esibizione che mi era già capitato di vedere altrove questa estate.
Mi sono domandato: come mai gruppi differenti, di provenienza e generi diversi, giungono alla stessa conclusione? Abbinare musica live e pittura. Perché?
Ho pensato ad un bisogno impellente, all’esigenza generale di rendere più ampia l’esperienza dal vivo abbinando due sfere sensoriali diverse. Creando una sinestesia. Fondere due linguaggi che non sono solamente contorno l’uno all’altro, non sono cornici ma partner nell’evocazione di immagini mentali.
Un modello in controtendenza a quello imposto dalla pubblicità che macina melodie come supporto alle immagini commerciali. Il brano è servo, utile per imprimere e richiamare alla memoria il prodotto. Il continuo bombardamento esaurisce la musica. La processione continua di news, jingle, mode, protagonisti gettati in faccia in un amalgama indistinto, dal quale è difficile districarsi. In un mondo in cui vogliamo essere intrattenuti ad una velocità eccessiva e a qualunque costo, il nostro problema si riduce ad una totale incapacità di concentrazione. I sensi sfiniti non reggono che una manciata di minuti poi hanno bisogno di un nuovo stimolo, un altro lampo sullo schermo, l’ennesimo idolo. Noi tutti, assuefatti da un surplus di dati che non hanno collegamento, che di fatto ci distolgono dal seguire una narrazione. Il flusso narrativo è negato. L’accostamento di pittura e musica sembra poterci avvicinare ad un’idea di trama, di svolgimento perché ci costringe ad essere selettivi, riabituandoci all’apprendimento. È un esempio di multimedialità positiva che strizza l’occhio alle performance degli anni ’60.


“È il sistema che produce il tipo di musica.” Manuel Agnelli MEI 2009

2 dicembre 2009

Dave Matthews Band – Big whiskey and the groo grux king

Qualcuno ha detto che il dolore è ‘terapeutico’. Che, cioè, può fungere da detonatore per dare il meglio di sé, per ‘tirar fuori’ tutto quello che abbiamo in modo da esorcizzare un lutto, di metabolizzarlo. Forse è davvero così, e questa potrebbe essere una possibile chiave di lettura per approcciare al meglio quest’ultima fatica della Dave Matthews Band.
Il dolore è quello per la scomparsa del sassofonista ed arrangiatore Leroi Moore (deceduto nell’estate del 2008 a causa delle complicazioni sorte in seguito ad un incidente stradale…); la sua scomparsa come ‘molla’ per ripartire quindi, con in sottofondo (e omaggiato anche sulla copertina del cd) l’ombra dell’amico scomparso a fare da guida.
Avevamo lasciato la Dave Matthews Band (jam band di fama internazionale e autrice di tre ottimi dischi negli anni 90’s culminati nel bellissimo Before these crowded streets del 1998 ma poco nota al grande pubblico di casa nostra) alle poco esaltanti prove in studio degli ultimi anni, con un paio di dischi (Busted Stuff, Stand Up..) oggettivamente privi di ispirazione e che vedevano la band alle prese con una preoccupante stasi creativa., sfociata in album incolori e tutto sommato prescindibili. Il ritrovarli quindi, a distanza di cinque anni dall’ultimo lavoro, in ottima forma è una piacevolissima sorpresa, anche se resa ‘amara’ dalle considerazioni di cui sopra.
L’album si apre con ‘Grux’, breve improvvisazione jazzistica al sax del compianto Leroi Moore, supportato degnamente dal buon Carter Beauford; l’opener è da subito un segno tangibile che questo per la dmb non è un disco qualsiasi (anche il titolo dell’album del resto si riferisce esplicitamente all’amico scomparso, dal momento che Groo Grux era il suo ‘nickname’ all’interno della band)..
Si prosegue con Shake me like a monkey, di fatto il primo ‘vero’ brano in scaletta, pezzo magari non trascendentale ma trascinante il giusto, e che traccia le coordinate dell’intero disco.
Da segnalare ‘Alligator Pie’, un (riuscito) ‘divertissement’ piuttosto atipico per la dmb alle prese con territori non convenzionali - con tanto di banjo! - e caratterizzata da un andamento curioso, vicino al background musicale di un certo Tom Waits. Brani più canonici risultano essere l’esplosiva, arrembante ‘Why I am’ con un carter Beauford in stato di grazia, e ‘Time bomb’, pezzo a due facce che pare scritto dai Pearl Jam… dall’intro acustica, al modo in cui entra il cantato (qui simile come non mai al timbro tipico di Eddie Vedder..) entrambe decisamente apprezzabili.
Le vere chicche dell’album tuttavia risiedono nella solare (a dispetto delle liriche pessimistiche e di deriva ambientalista) ‘Dive in’ ; la bellissima, suadente ballata ‘Lying in the hands of God’ e – soprattutto - nell’energica “Squirm”, traccia caratterizzata da superbi arrangiamenti orchestrarli e che richiama da vicino le atmosfere del loro capolavoro ‘Before these crowded streets’, con tanto di finale ‘arabeggiante’ in calando.
Diciamocela tutta: Big Whiskey... è con ogni probabilità il disco più ‘accessibile’ ed immediato della dmb; non tutti i pezzi del puzzle sono però al loro posto (brani come Seven o la conclusiva You and me sono assolutamente anonimi, per non dire inutili) e mancano quella compattezza d’insieme e quella varietà di scrittura che caratterizzavano il succitato Crowded Streets. Così come, probabilmente, non ci sono nemmeno quei colpi da ko che rispondono al nome di ‘Two Step’, ‘Warehouse’, ‘Ants Marching’, ‘The Stone’.. tutti titoli entrati a far parte della storia del gruppo. Ma per quanto mi riguarda, vale la pena di sciropparsi un loro disco anche fosse solo per sentir suonare quel mostro di Carter Beauford autentico fuoriclasse dello strumento, batterista straordinario quanto essenziale: ogni passaggio merita attenzione, mai due battute uguali, mai sopra le righe…. uno stile sempre elegante e personalissimo (dovuto anche al suo essere ambidestro, probabilmente) che ne fanno a modesto parere di chi scrive un batterista con pochi eguali nel panorama odierno.
Nota a margine: è opinione diffusa, almeno a sentire i ‘detrattori’ della band, che la dmb sia, per definizione, una band da palco, che solo nella dimensione live riesce a dare il meglio di sé, mentre su disco quella carica ‘animale’ rimane inesplosa, con il risultato di suonare un po’ ‘freddini’ ed accademici. Il discorso ha sicuramente un fondamento di verità, inutile negarlo. Ma quando ci sono le songs , e in questo disco indubbiamente ci sono, il risultato è sicuramente degno di nota.
‘Big whiskey...’ segna quindi un graditissimo ritorno, per quanto mi riguarda. Ora non mi resta che riuscire a vederli in azione dal vivo; a quanto pare, pochi mesi di pazienza ancora…
Luca Rancati