Anni fa un amico stava ascoltando
in macchina le Teste Sciroppate. Se non li ricordate (e i più giovani non li
avranno mai manco sentiti nominare) sappiate che erano un gruppo demenziale,
forte di hit quali “Senti come puzzi”, di quelli che non andavano tanto per il
sottile come comicità (leggasi di grana grossa). Presi la palla al balzo e gli
feci mettere una cassetta (sì, sono così vecchio che ai miei tempi c’erano
ancora le cassette, e una volta qui era tutta campagna) di Elio e le storie
tese, ma dopo un veloce ascolto me la ridiede indietro dicendo che erano
esagerati. Eh ok, abbiamo una ragazza in macchina e loro parlano di tappi per
la figa pelosa, però senti come cazzo suonano! E i testi saranno sboccati, ma
sono strutturati da dio! Non riuscii a fargliela capire, ma dopotutto mi dà
ancora del metallaro perché una volta gli ho fatto ascoltare Terremoto dei
Litfiba, quindi potevo anche aspettarmelo.
27 aprile 2017
21 aprile 2017
Ella Goda, i nuovi Baustelle arrivano da Bergamo?
La prima cosa che mi viene in
mente ascoltando questo album d’esordio degli Ella Goda, trio dedito al power
pop proveniente da Bergamo, è un nome preciso: Baustelle. Non intendo dire che
quest’album scopiazzi qua e là da Bianconi e soci ma un certo modo di cantare,
qualche testo ed il mix fra musicalità solare ed amarezza dei contenuti mi ha
impresso in mente questo scomodo paragone. Se il vostro dubbio, dopo questo
preambolo, è “ma sono all’altezza?” vi avviso subito che c’è ancora molta
strada da fare, ma per un gruppo al primo album raggiungere certe vette sarebbe
stato un miracolo. Se la vostra seconda domanda è “quindi fa cagare?” rispondo
ancora negativamente, ed ora vado a spiegarvi perché.
Tutti su per terra, la strabordanza degli Eugenio in Via Di Gioia
Grande ritorno per i giovani torinesi Eugenio in Via Di Gioia. Tutti su per terra esce per Libellula e focalizza su di sé una certa attenzione, in primis da parte dei tanti sostenitori di una delle poche band che riesce a trascinare un po' di gente ai propri concerti. Attenzione a cosa si va cercando, però. Perché il nuovo album è molto meno "simpaticone" e gioviale del precedente, e molto più filosofico e riflessivo. Anche se molto probabilmente lo spirito da giullari che dal vivo anima la band rimarrà inalterato. Ma sul disco il quartetto stavolta ha sperimentato, e anche molto, e con scelte sicuramente originali, probabilmente suggerite da chi si è occupato della produzione e cioè Fabio Rizzo (Dimartino, Niccolò Carnesi) e Marco Libanore.
7 aprile 2017
Senza denti, come suonano i Die abete
Come suonano i Die Abete, ragazzi? La mia recensione di Senza denti, il loro secondo disco in uscita giusto oggi, potrebbe anche finire qui. Perchè di interrogativi, Senza denti, non ne lascia nemmeno uno, ma quello che ci rimane è un dubbio perentorio che raramente mi sono posto ascoltando le uscite di questi ultimi anni, soprattutto italiane. Questi ternani, che suonano con due batterie, sono il gruppo mancante in ogni rooster, sono quelli che escono di casa, sono un gruppo ancora punk. Ce li vedrei in ogni repertorio personale come i Brainiac di Bonsai superstar anche se il loro suono, si sente, è super italiano. Si sente anche che sia un suono più sofferto che studiato, soprattutto. Ultimo paragone della recensione, giuro, sono i To die for di Virus infection control: forse è per questo che li sento molto vicini a ciò che, quindici anni fa, mi tirava fuori di matto grazie al suo essere così estremo e sfuggente, così incapibile.
4 aprile 2017
Tutto bene, nuovo episodio musicale nella storia dei Marydolls
Non avevo notizie dei Marydolls
da quasi dieci anni, quando mi capitò di recensire il loro primo disco
Liquirizia brain. Da allora la band ha buttato fuori un altro disco, La calma,
ed oggi mi capita fra le mani questo Tutto bene. Sarò sincero, dell’esordio non
ricordo nulla e non sono andato a riascoltarlo, seppure un motivo ci deve
essere se l’ho piazzato nella colonna porta cd invece di disperderlo in cantina,
assieme a tanti altri dischi ascoltati solo per ‘dovere di cronaca’: dopotutto
quello che interessa è come sono i Marydolls ora, non tanto come si sono
evoluti nel tempo.
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