Lo si vede anche dalla copertina: Sing sing è un condominio. Più precisamente, è il nome con cui è
conosciuto il palazzo di via Gramsci ad Eboli, nel salernitano, in cui sono
cresciuti i tre fratelli Nobile che quasi vent'anni fa hanno fondato gli
Yumma-Re. A dispetto della longevità del progetto, la discografia della band
fino ad oggi è piuttosto ristretta: dopo un'intensa attività live sul finire
degli anni '90, il nome Yumma-Re negli anni duemila è stato associato quasi
esclusivamente alla composizione di colonne sonore.
Sing sing, che esce per Monochrome records e Tippin' the velvet, è
soltanto il secondo disco della band salernitana. Il tema è quello di una
generazione di quarantenni perfettamente consapevole dei propri mezzi ma che
non vede ulteriori prospettive di realizzazione, e tutto ciò traspare
perfettamente da una musica intrisa di rassegnazione a cui si contrappongono,
per fortuna, testi ricchi di speranza. E il tutto è dominato da una
intelligente e raffinata ricerca musicale. E' da notare come l'album sia
estremamente variegato. C'è una partenza wave anni '80 affidata agli sprazzi di
poesia di Autumn song e agli
utopistici desideri di rivoluzione di Spank
politics. Gli influssi d'oltremanica conducono poi ad un genere completamente
diverso nel terzo brano, Rotten meat,
dominato dal trip-hop del sound di Bristol, che sul finire concede qualcosa
anche alla recente moda della musica dubstep. Nei primi tre brani, e più che
altro in Rotten meat, si segnalano
gli inserti vocali di Angela Barone, che danno una connotazione quasi di
dialogo ai testi di Luigi Nobile, i quali altrimenti rimarrebbero soltanto dei
monologhi. C'è poi una struggente ballata, My
blues, che fonde la disperazione con la fiducia. Una forte componente di
speranza, come detto, non manca mai nei brani degli Yumma-Re, anche quando la
musica sembrerebbe affermare il contrario. Si torna nuovamente alle
contaminazioni anni '80 per parlare di violenza nel brano Sudamerica. La reina de la
aldea è cantato in spagnolo ed è l'ennesimo cambio di rotta durante
l'album. I have a gun parla di un
desiderio di suicidio causato da una vita percepita come ininfluente. L'elettronica
di You let me down mette pienamente
in mostra il sound ricco e maturo degli Yumma-re. La lenta progressione di
accordi di Moon (you broke my heart),
impreziosita dai giusti inserti elettronici e da una voce particolarmente
adatta al brano, conduce verso un finale sempre costruito al piano, intitolato Sing sing ballad. La partecipazione emotiva
del cantato aumenta sul finire, ed una volta terminato l'ascolto ci si chiede
come facciano a coesistere nello stesso album influssi musicali e soprattutto
emozioni così diverse da una traccia all'altra. Eppure il percorso è costruito
con così tanta maestria e con un'attenzione così rara che qualsiasi
cambiamento, anche radicale, fa perfettamente parte del flusso. Sicuramente
l'esperienza quasi ventennale gioca una parte fondamentale nella musica degli
Yumma-Re, ma c'è da dire che discograficamente questo Sing sing è una delle composizioni migliori ascoltate in questa
prima parte dell'anno. Marco Maresca
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