I modenesi Old man's cellar, con il loro album Damaged
pearls, uscito per Valery records e per l'etichetta inglese Casket music, propongono
un hard rock che ci porta sul finire degli anni '80. E' quello il periodo in
cui si concentrano tutte le principali fonti d'ispirazione della band.
Trattandosi di un genere musicale che per essere fatto bene richiede notevoli
competenze, gli Old man's cellar non si fanno cogliere impreparati e nell'album
emerge il giusto compromesso tra tecnica e scorrevolezza dei brani.
Recensione in 10
parole: Skid row, Bon Jovi (due band a cui i modenesi dichiarano
esplicitamente di ispirarsi, ma ce ne sono tante altre), inglese (la lingua dei
testi), alte (le note del cantato, come si usava nell'hard rock degli anni '80,
e benché il cantante Ricky DC affermi di non essere un professionista, la sua è
una voce di forte impatto), tecnica (Freddy Veratti è un professionista delle
sei corde e ha aperto una sua scuola di musica. L'album risente molto della
solida tecnica chitarristica, anche se forse a volte c'è troppo manierismo e
poco cuore), omaggio (al genere musicale dell'adolescenza, ma comunque con
risultati di tutto rispetto), scrittura (si tratta di ottimi brani. Fossero
stati scritti un quarto di secolo fa e fuori dall'Italia, avrebbero riscosso
successo), evoluzione (cosa faranno gli Old man's cellar? Continueranno a
percorrere il filone dell'hard rock o si aggiorneranno?). Marco Maresca
Voto: ***
Tracklist
Tracklist
1. Damaged
pearls
2. Amber
lights
3. Hyperlove
4. Don't
care what's next
5. The
years we challenge
6. Rain
talk
7. Is this
the highest wave?
8. Knees on
the straw
9. Soul
exercise
10. Still
at heart
11. Summer
of the white tiger
12. Undress
me fast
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