Spesso mi capita di leggere giudizi sulla pronuncia di qualche lingua straniera di questo o quell'artista. Io preferisco ascoltare nuova musica cercando di dare la mia opinione sul disco che può e deve essere diversa da quella di altri, ma letteralmente detesto chi assegna giudizi soprattutto su capacità linguistiche perché si sente migliore degli altri. Chi se ne frega. Ascoltiamo la musica e ciò che i musicisti hanno da dire. In every style (cit. Raphael).
Step by step ha un bell'attacco alla Clash che poi si evolve nel Britpop fine anni Ottanta di cui sopra. Small town mi fa pensare al mistero che spinge chi ci vive a volersene andare magari verso una metropoli, mentre chi come me in una metropoli ci vive già vorrebbe andare in una small town.
I tre ragazzi di Portici sono al primo album dopo un EP omonimo.
Si ispirano a band quali Vampire Weekend, Strokes, Franz Ferdinad, ma soprattutto The Housemartins, The Smiths e Blur. Un esempio di quanto sopra è senza dubbio Thinkabout.
C'è sempre spazio per la riflessione in ogni canzone, ma The Burlesque si inventano o reinventano la cantilena (penso a Yellow submarine dei Beatles) con We all live together in the same planet che senza aggiungere altre parole, lascia a ciascuno di noi lo spazio per pensare al significato di questa frase.
L'album chiude con About an H. 8BIT, un pezzo strumentale in cui il synth regna sovrano. Devo ammettere che in un certo senso questo finale mi ha spiazzato. Alessandra Terrone
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