L’ultimo album di Maria Antonietta si intitola Sassi ed esce per La Tempesta Dischi.
È un lavoro strano, che cerca di essere eclettico proponendo diverse sfaccettature e sfumature musicali ma che, alla fine di tutto, non affonda il colpo.
Inizia in sordina, sperimentando rumori, pianoforti e calma con Galassie, una canzone di quelle che mandi avanti veloce o che salti direttamente, per dire. La successiva Abbracci sa molto di anni ’80: è una canzone grintosa ed arrogantemente cervellotica. Il terzo brano in lista, Tra me e tutte le cose, mi piace: suona come uno sfogo ed è articolato tra strofe ben arrotondate grazie al pianoforte e ripartenze più decise con chitarre e voce alta. Giardino comunale, invece, la sento molto più forzata e troppo condita da parti elettroniche, che nascondono l’essenzialità di una chitarra ed esaltano troppo spiccatamente una parte vocale che, sebbene notevole come intonazione e timbro, ne esce sconfitta. Il titolo del pezzo merita comunque l’intero ascolto. Ossa, la canzone che dà il titolo all’album, è una ballatona punk rock con un giro semplice semplice ma molto incisivo. Se tutte le canzoni dell’album fossero così allora se ne potrebbe riparlare, ma la successiva e monotona Ombra ci fa tornare alla cruda realtà. Animali si divincola spasmodicamente tra ritmi cadenzati, tamburelli e violini, mentre Diavolo, cupa e introspettiva, si fa ascoltare.
Insomma, non mi piace il modo in cui Maria Antonietta racconta le cose, le abitudini e i sentimenti. È un modo che si propone, di primo acchito, come malinconico e punk ma che in realtà è un riso in bianco quando hai l’influenza, una cosa che quando stai bene non mangeresti mai. Non dà spunti di riflessione ed annoia per la gran parte del tempo. Piacerà sicuramente ai cultori del genere e sicuramente rappresenterà una tappa importante per l’artista marchigiana, arrivata grazie a Sassi alla terza pubblicazione grazie alla lungimiranza di un'etichetta importante ed affermata come La Tempesta Dischi. Ma queste sono altre storie. Andrea Vecchio
Invano si scrive tutto attaccato. Commento scassapalle
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