L'etichetta Inconsapevole records ha realizzato una
compilation della quale si sta parlando molto in questi giorni. Si tratta di When I was an alien - a tribute compilation
to Nirvana. Ricorre infatti il ventennale della scomparsa di Kurt Cobain,
uno dei pochissimi in tutta la storia della musica ad aver messo d'accordo
davvero tutti. Sarà forse proprio per il grande rispetto che chiunque ha per
l'artista di Seattle, sta di fatto che questa compilation tributo non è stata utilizzata
dalle band come veicolo per farsi belle. Prevale infatti una forte sensazione
di devozione e di rispetto, tanto più accentuata proprio da parte di quegli
artisti che invece potrebbero tranquillamente permettersi di giocare con i
brani di Cobain e stravolgerli.
Apprezziamo quindi tantissimo Appino che ha
realizzato, in apertura della compilation, una versione di
Smells like teen spirit che difficilmente si distingue
dall'originale. Il pisano è stato bravissimo a mantenere inalterato il vigore
del brano originario e a non farlo puzzare di cover.
Sliver è uno dei brani più punk dei Nirvana e quella era la sua
forza. Sinceramente non abbiamo gradito la versione dei Vanilla sky, con un
taglio sempre punk ma dalle sfumature più pop. La versione divertente ed
alleggerita di
Tourette's dei Kutso
merita qualche ascolto e per qualche istante mitiga i toni cupi del Cobain
originale.
Something in the way degli
Albedo è fatta bene ma è un po' tanto molle.
Territorial pissing dei Biffers, dopo una divertente introduzione
un po' easy jazz, esplode in una violenza hardcore analoga all'originale,
impreziosita da una voce particolarmente adatta. Per quanto riguarda
Drain you nella versione dei Vision of
Johanna, vale lo stesso discorso di Appino: chitarra, basso e batteria con
suoni che rispecchiano gli originali e grande vicinanza di interpretazione
anche per quanto riguarda la voce. Difficile credere che sia una cover. La
versione di
Even in his youth dei
7Years lascia senza parole e ridà dignità ad un brano che non è mai stato
considerato di punta nella produzione dei Nirvana. Sui 7Years già in molti
hanno speso belle parole ma lascia davvero senza fiato questa interpretazione
che mostra quanto la band abbia compreso il messaggio originario dei precursori.
Senz'altro il tributo migliore di tutta la compilation. Tra i brani che invece
vengono forse ingiustamente stravolti c'è
In
bloom targato Lorenzo Dinelli feat. Michele Menchini e DJ Gabber. Oltre
allo stravolgimento c'è anche il problema che il brano, inizialmente concepito
con una propria compattezza funzionale, non rende bene se viene dilatato. Il
tentativo acustico di Camilla Furetta con
Lithium
non avrà forse un esito particolarmente sconvolgente ma rimane un buon
tentativo.
Pennyroyal tea è per molti
il brano più intenso dei Nirvana e la versione degli Small giant ci porta in
quello che poteva essere lo stato mentale di Kurt Cobain nel comporre quella
canzone. Per il filone dei brani molto fedeli all'originale ci sono i Forty
winks con
Serve the servants e i
Minnie's con
On a plain. Complimenti
ad entrambe le band.
Heart-shaped box
nella versione dei Blake ha un taglio meno radiofonico (che forse
nell'originale era fin troppo marcato) e più grunge. Ottime le Bruise Gretel con
Dive e gli Atman con
Lounge Act: lo spirito è quello
originale. Il taglio elettronico di
Come
as you are dei Borghese lascia un po' perplessi.
Dumb è stata reinterpretata in maniera personale dai Crystal
Newton, ma senza stravolgimenti.
All
apologies viene fischiettata in versione folk dai The Jackie-O's farm ma
non abbiamo gradito tantissimo. I Nadàr solo tirano fuori tutto il possibile da
Downer trasformando il brano in una
sorta di hardcore da Dead Kennedys che insieme ai già citati 7Years è un'altra
delle cose migliori della compilation. Bravi i NiCE ad infondere al noise di
Milk it una coerenza ed una struttura
che forse l'originale nemmeno aveva.
School,
rifatta dai Lost under karma, vira verso lo stoner, cosa che l'originale non
faceva. Sonorità molto incattivite anche per
Mr. Moustache rifatta dai Supernova che sale sul podio dei brani
meglio riusciti dell'album, piazzandosi al terzo posto. Il delirio elettropop
di Daniele Catalucci con
Very ape ha
un suo perché, e merita di essere ascoltato con molta attenzione. Il delirio
continua con l'effettistica esagerata dei Vaiflo su
Rape me (da notare cosa combinano con la voce) e con
Hairspray queen dei Preti pedofili, che
esibiscono un'elettronica folle che sposta parecchio gli equilibri del brano
originale e lo trasforma completamente in qualcos'altro.
Frances Farmer will have her revenge on Seattle diventa britpop
nella versione dei The Rust and the fury e purtroppo si perde tutto il pathos
della versione di Cobain.
Polly in
versione femminile è qualcosa che non siamo abituati a sentire, ma Ruiha se la
cava molto bene. La compilation è quasi in dirittura d'arrivo e ci pensano i
Silvereight con
Blew a rallentare i
ritmi con un'elettronica minimale da chillout. Luca Bardi tenta con esito
positivo una sua versione parecchio cupa di
In
his hands, brano non tra quelli più conosciuti che in questa versione ha il
pregio di essere portato ad una forma finita. Bella la botta d'energia dei Sys
con
Aneurysm. La compilation si
chiude con
Breed in versione elettronica
a firma Ortis Wins feat. Cristiano VOJ. Insomma, tra cover che cercano di essere
identiche alle originali e brani stravolti ma quasi sempre rispettosamente,
questa compilation è un onesto omaggio ad un artista e ad una band che hanno
cambiato tutto. D'altronde, una delle prime cose che abbiamo assimilato dai
Nirvana è di non curarsi troppo di cosa pensano gli altri. Quindi, almeno per
stavolta, complimenti un po' a tutti quanti.
Marco Maresca
Le Bruise Gretel sono un gruppo tutto al femminile.... www.bruisegretel.it
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