The darkest way, EP autoprodotto
dei Mind enemies, è un lavoro in cui sono presenti influssi diversi
che partono dall'alternative rock, con predilezione per il grunge,
spingendosi fino al progressive metal.
Recensione in 10 parole:
eclettico (l'album, perché il sound dei Mind enemies riunisce generi
che tra loro non hanno davvero niente a che fare, eppure la sintesi
che si ottiene è efficace oltre ogni previsione), inglese (il
cantato, ma la conoscenza della lingua va migliorata: la biografia
della band riportata sul libretto sa tanto di traduttore automatico,
e questo dà un'idea di scarsa cura del dettaglio), lacunoso (il
cantato: non convinto né convincente nel brano iniziale Son of
silence, tecnicamente migliorabile in Another life),
scrittura (i brani convincono parecchio sotto il profilo compositivo,
in particolare The darkest way, che è un brano magistralmente
compiuto, dall'inizio alla fine), progressioni (ce ne sono un po' in
tutti i brani, in particolare il finale di The darkest way è
molto convincente: ricorda un po' il progressive metal dei Dream
theater), potenzialità nonostante grosse lacune (è questo ciò che
emerge dall'EP. Ciò non toglie che sulla lunga distanza molte cose
possano migliorare), colpisce (questo disco, che ad un orecchio
attento non passa certo inosservato). Marco Maresca
Voto: **/
Tracklist:
1. Son of silence
2. The darkest way
3. Another life
4. Oblivion
Nessun commento:
Posta un commento