Asa Nisi Masa è il primo album del Collettivo Ginsberg.
Anticipato dalle parole di Cristian Fanti (voce) in un'intervista pubblicata su
Asap, è ora in uscita (20 ottobre) sempre per l'etichetta inglese Seamount
Production. La realizzazione del disco si è resa possibile grazie al
successo della campagna su Music Raiser che la band romagnola ha saputo gestire
egregiamente. Attualmente sono alle prese con il loro interessante ed
innovativo progetto How to cut up (anche su Asap, ndr) che porterà alla realizzazione del video
ufficiale del primo singolo Canto erotico primitivo.
Le premesse per questo album si erano create con il loro EP
d'esordio De La Crudel. Se ancora non avete avuto modo di ascoltarlo ve lo consiglio perché a mio parere serve da intro ad Asa Nisi
Masa. La band porta avanti un “discorso” onirico che rende i brani legati
tra loro, ma slegati allo stesso tempo.
NoWave-Voodoo Blues, ma anche rock, blues, jazz,classica,
musica contemporanea. Forti sono le influenze cinematografiche e teatrali oltre
che della danza, il tutto si amalgama poi ai testi di Cristian Fanti. Il Collettivo è come un pentolone in ebollizione sul fuoco
della vita in cui si trovano vari ingredienti pronti a fuoriuscire
singolarmente o all'unisono al momento più opportuno.
Con la loro musica ti fanno entrare in uno spazio parallelo
in cui si trova il vortice dei loro pensieri, della loro affamata ricerca,
della loro immaginazione. Un vortice perpetuo e inarrestabile, fatto di
genialità e semplicità di pensiero al contempo.
La intro strumentale di Come quando fuori piove crea
subito la giusta atmosfera. Canto erotico primitivo è a mio
parere uno dei pezzi che forse meglio rappresenta il Collettivo e ne riassume
in pochi minuti le caratteristiche principali. “La solitudine della città
invisibile” è la frase in Io non ho mani che ti resta dentro e
che fai tua (soprattutto se in una città ci vivi...). Il sacro e il profano sono
di casa per la band romagnola e il Salmo ne è ulteriore prova.
In Papà morte
si “omaggia” ampiamente Morrison e il suo modo di cantare le sue poesie.
Questa del Collettivo porta negli angoli più angusti dell'anima. Ma è dopo l'ascolto
di Quindici secoli che mi sorge
il dubbio che lo sciamano del Re Lucertola sia entrato ora nell'anima del
Collettivo. Questo pezzo è molto più che un semplice riferimento alla poesia
morrisoniana. Fanti chiude il pezzo elencando ogni genere di guerra, inclusa
l'ipocrita guerra per la pace in un susseguirsi accusatorio nei confronti della
specie umana che dovrebbe togliersi di mezzo definitivamente.
L'ultimo brano dell'album PPP è cantato con
un'intonazione che sembra arrivare filtrata attraverso alambicchi magici..a
proposito di sciamani.
In tutto l'album si sente forte e decisa l'impronta che viene
data al sound della band dal talento musicale naturale che scorre attraverso le
mani di Alberto Bazzoli (organo/piano).
L'attesa per questo primo album del Collettivo Ginsberg non è
stata vana. Un disco da ascoltare e ricordare. Alessandra Terrone
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