La fine giustifica i mezzi
è il primo album ufficiale dei torinesi Il Terzo istante, creato dopo il
susseguirsi di tre EP a partire dal 2012. Il prodotto che ci viene proposto si
suddivide in nove tracce che faticano a mantenere focalizzata l'attenzione di
chi ne fruisce.
Si ha l'impressione di trovarsi di fronte a davvero un buon
numero di idee, che però intraprendono sviluppi fin troppo onirici, con dilatazioni
del tempo musicale che fanno da padrone. Questa scelta, la maggior parte delle
volte, allunga fin troppo la composizione, quando invece una maggior capacità
di sintesi risolverebbe al meglio i brani. E’ molto chiara l'intenzione della
band ma gli argomenti trattati, seppur di nobile matrice, pare si perdano
dentro la cornice lasciando la tela mancante del suo punto luce. Il suono
generale scelto per il disco purtroppo appiattisce le dinamiche quando più si
vorrebbe esplodessero, trattenendo così il tutto in un mood generico. Le
collaborazioni esterne, degne di nota per capacità individuale e storia (Paolo
Parpaglione di Africa unite / Bluebeaters e Sabino Pace di Belli cosi / Titor),
sono di difficile contestualizzazione all'interno delle canzoni. Per il gruppo
questo è il primo disco ed è noto che nella prima produzione convergono tutti i
lati dei rispettivi componenti e la foga di esternare i propri pensieri e le
proprie intenzioni. E' da considerarsi una cosa più che positiva dato lo studio
accurato delle parti e delle stesure. Le idee ci sono e le capacità anche, forse
si tratta solo di aggiustare il tiro. Lorenzo Stangalini
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