Il primo disco di Krano esce oggi, otto aprile, per Maple death records. È un disco neofolk e psichedelico, tutto cantato in dialetto veneto perché parla del Piave e perché Krano, in Veneto, ci è nato. Requiescat in Plavem è un album insolito, registrato con una Tascam per lungo tempo da questo personaggio, Krano, tutto da scoprire ed ascoltare.
Otto tracce che cullano e disorientano allo stesso tempo, dalla solitudine di Mi e ti al country di Tosca, passando per le note rade ed arrendevoli di Vergine de luce. Non ci sono né elasticità né ritmi forzati, il tutto suona naturalissimo ed incantato, ci si sente in colpa a smettere di ascoltare: Krano racconta la sua terra e i suoi modi di esprimersi ricercando e lasciandosi trasportare dalla quotidianità delle valli e delle pianure che ha calpestato con forza. Lo fa come Verga racconta la sua, di terra, posta a quasi mille chilometri d distanza,senza disincanto e senza elegie: la racconta per come essa appare sulla faccia della terra, che rimane in ascolto. Com’è bella per esempio Amighi, che sembra registrata d’emblée verso un fine serata tra amici, mentre fuori imperversano la bufera e le nostalgie umane. Ti incanta, con quella voce trascinata e roca e quel piano. Ci sono dei precedenti illustri sull’argomento, mediamente recenti, come l’americano Harm Wülf e il nostrano Blues against youth, e Krano entra di prepotenza nei miei ascolti accanto a loro due. Perché è un mondo che andrebbe visitato più spesso e alimentato perpetuamente, il loro. Sempre ai margini ma così veri, così vigorosi e corroboranti. Ancora una volta la bolognese Maple death si conferma etichetta indipendente fuori dagli schemi persino per l’essere fuori dagli schemi. Torniamo ad ascoltare, dai. Andrea Vecchio
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