5 aprile 2016

Elefante, il pachiderma musicale dei Majakovich

Chissà perché da anni, guardando il nome Majakovich, lo scambio con quello di Majakovskij. Sarà perché Il Teatro Degli Orrori ha dedicato una canzone a quest’ultimo, un involontario legame musicale che si forma nella mia testa? O semplicemente non ho mai fatto caso a quella piccola differenza finale nel nome? Come che sia l’inizio con la title track di questo Elefante, terzo disco della band e secondo prodotto dalla V4V Records, alle mie orecchie completa idealmente un legame d’intensità col poeta russo, forte di una cadenza lenta e drammatica enfatizzata dalla voce riverberata e soprattutto dal violoncello che rende cupa l’atmosfera. E’ un fuoco di paglia però, perché non è questa l’anima dei Majakovich...e non è per forza un male.

Aprile infatti alza già il ritmo, mette in evidenza le distorsioni delle chitarre e lascia il cantato a ritagliarsi a forza il suo spazio, una scelta inizialmente straniante ma diventata una consuetudine del panorama indie italiano (che sinceramente non riuscirò mai a capire). Con le strofe di Diecimila ore viene evocato un legame con l’hardcore melodico di matrice 90’s che si ritrova divelto dai massicci ritornelli, ma è con l’arrivo di Un gran bel culo che si sente veramente qualcosa capace di far drizzare le orecchie quanto nella traccia d’apertura, anche se con logiche totalmente differenti: energica ed a suo modo solare la canzone ha dei ritornelli con cui è impossibile stare fermi e che si fregiano di un incrocio voce-chitarre da brividi.
E’ un disco con una pregevole voglia di variare questo Elefante, ma non tutti i suoi momenti sono azzeccati. L’esplosività di Maledetto me è coinvolgente ma si scorda facilmente, L’ultimo istante prima di partire sfodera una dolce tastiera che coinvolge a livello emozionale solo quando arrivano a dar manforte anche le distorsioni: meglio allora le atmosfere più scure di Piero portami a scuola, roboante a tratti e caratterizzata da una ritmica serrata che mantiene le orecchie in tensione.

Un bel disco questo terzo full lenght dei Majakovich, paradossalmente più meritevole nella sua interezza che non nei singoli episodi. La sensazione che si prova all’ascolto è piacevole ma sono pochi i pezzi che mi sono ritrovato a ricordare dopo un intero pomeriggio passato a farlo girare nelle casse, quasi che alla ricerca della formula ideale per coniugare impeto e ricercatezza il trio umbro si sia fermato a metà strada: che il prossimo disco sia quello giusto per completare il percorso? Stefano Ficagna

Tracklist:

1. Elefante
2. Aprile
3. Diecimila ore
4. Casa
5. Un gran bel culo
6. Piero portami a scuola
7. L'ultimo istante prima di partire
8. Maledetto me
9. Grammatica
10. Salvati

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