22 aprile 2016

Frammenti malefici dal fondo del mare per Gioele Valenti con il nuovo JuJu

Gioele Valenti era Herself. Ora il suo nuovo progetto musicale si chiama JuJu, inteso sia come nome del progetto sia come titolo dell'album. JuJu, l'album, esce per l'etichetta Sunrise ocean bender, con base in Virginia, U.S.A. La copia fisica è stata stampata anche in vinile colorato, in edizione limitata.


Parola usata per designare oggetti, come amuleti e ninnoli magici, o come invocazione malefica nei cerimoniali dell’Africa dell’Ovest, Valenti espande la sfera semantica di "juju" fino a comprendervi un mix di psichedelia ritmica, antichi miti e neopaganesimo mediterraneo. Attraverso la musica che ne scaturisce, JuJu racconta la storia di un inarrestabile esodo da un’Africa (qui solo suggerita e allegorica), che troppo spesso finisce in tragedia del mare totalmente ignorata. Una totale disfatta per l'umanità. Ispirandosi alla magia della Madre Terra e ai segreti del sottosuolo, JuJu prova a sublimare quella sconfitta in una sorta di celebrazione. Proviamo quindi ad immaginarci di tenere in mano un oggetto proveniente dal fondale marino: qualcosa di cui non sappiamo niente. Eppure contiene molte storie, appartenenti alla terra in cui è stato forgiato. Contiene i suoni delle danze dei popoli a cui apparteneva. Contiene le loro speranze. Probabilmente è stato messo poi in una valigia ed è stato trasportato durante un lunghissimo viaggio in mare. Contiene la tragedia, la disperazione, la morte. Eppure è carico di vita. Ha così tanta vita, così tanto ritmo, da indurre alla trance. I brani dicono proprio questo. La finale Bring 'em war è ipnotica. Anche We spit on yer grave lo è, ma in un senso diverso, con nostalgiche sonorità new wave di stampo british. Sunrise ocean ha anch'essa un approccio british, ma allegro. Qualcosina a tratti non convince, ad esempio è un disco che tranne in alcuni punti manca di dinamiche, è circolare, piatto, ricorsivo. Ma forse c'è un senso. Forse deve solo indurre in trance (Stars and sea è magica in questo) ed evocare immagini, non deve stupire. Anche perché quando stupisce, e lo fa nei finali di Dance with the fish e della già citata Stars and sea, lascia veramente spiazzati (in positivo). Anche quando i percorsi sonori sono già conosciuti (l'iniziale Samael) o prevedibili (Lost), la realizzazione è sempre personale ed evocativa. Ma Gioele Valenti conosce benissimo i principi della stregoneria e sa come dosare qualche pizzico di magia nelle sue creazioni. Non siamo certo noi a dovergli insegnare qualcosa. Marco Maresca

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