Monuments to an elegy
è il nono album degli Smashing pumpkins di Billy Corgan. Nove tracce condensate
in mezz'ora, cosa mai successa in un album di Billy e soci. Il passaggio alla
BMG si rivela essere molto più di una firma su un contratto, in quanto non c'era
mai stata tanta distanza tra un album del gruppo e il precedente. Stavolta è
cambiato tutto, per davvero.
Con Oceania, album certamente non eccezionale, la band assumeva finalmente una dimensione abbastanza stabile, e ciò in qualche modo si rifletteva sulla qualità della musica. Si sentiva che tutti i musicisti erano coinvolti nel processo compositivo, e le sonorità dell'album riflettevano una certa coesione. Di Oceania sono rimasti Billy Corgan e Jeff Schroeder. La batteria è affidata (inspiegabilmente) a Tommy Lee dei Mötley Crüe, in veste di ospite e non di membro della band. Le nove canzoni del disco, pur non avendo a che fare con le precedenti, contano comunque nel raggiungimento del fatidico numero 44 che sancirà la conclusione del progetto Teargarden by kaleidyscope. Un progetto che consiste in una (ormai possiamo dirlo) porcata comprendente una dozzina di brani rilasciati consecutivamente su internet, alcuni a formare degli EP, altri a caso, seguiti dai tredici pezzi di Oceania, che lasciavano ben sperare, e ora ne mancano dieci e poi finalmente il pasticcio sarà completato, con buona pace di Billy e di tutti quelli che continuavano a sperare in un ribaltamento della situazione. La recensione è presto fatta: l'album comincia abbastanza bene con le chitarre possenti di Tiberius, con Tommy Lee che certo non suona male ma tenta di imitare il precedente batterista-prodigio, il giovanissimo Mike Byrne, che a sua volta imitava il mai dimenticato (triste dirlo per una persona che è ancora in vita) Jimmy Chamberlin. Il singolo Being beige, già fin troppo ascoltato in radio (il passaggio a BMG sta comportando attenzione mediatica, recensioni osannanti al limite del ridicolo, e passaggi in radio evitabili), parla della fine di un rapporto amoroso, ma il rapporto che più probabilmente finirà è quello tra i fan della band e Billy. Anaise! inizia con un basso vagamente funky e con un testo scandito, che ricorda alcuni momenti del periodo Machina II, ma si trasforma troppo presto in una canzone inutile. Il singolo One and all (we are) ricorda Starz, brano già abbastanza sgradito di Zeitgeist. L'apice (in senso negativo) è Run2me, che se la caverebbe egregiamente in un ipotetico territorio musicale che comprenda la sigla di Dragon ball e l'inno dell'Inter. In Drum + fife, altro singolo, Billy tiene a farci sapere che picchierà sul tamburo fino al suo ultimo giorno di vita. Monuments inizia con la solita sequenza di tre note di synth che contraddistingue le ultime produzioni di Billy e soci. Dorian, forse quello caro ai dandy di ogni epoca, viene celebrato con echi di new wave anni '80 ormai fuori tempo massimo. La finale Anti-hero all'inizio sembra una qualche b-side del periodo di Mellon Collie and the infinite sadness, poi sfocia in un ritornello ricco di synth, con Tommy Lee che esaspera senza motivo la potenza di cassa e rullante. Poi il disco finisce, e viene voglia di premere nuovamente "play", sperando che al secondo ascolto cambi qualcosa. Ma purtroppo non cambia neanche al decimo ascolto. Tommy Lee verrà comunque ricordato maggiormente per il video hard con Pamela Anderson che per la partecipazione a questo disco. A Billy mancano ancora dieci fatidici brani per chiudere l'ambizioso progetto dei 44 brani ed andarsene in pensione, dedicandosi a passatempi quale la creazione di nuove leghe di wrestling e l'apertura di nuove sale da té. Chi scrive questa recensione riuscì ad apprezzare anche qualcosa di Oceania e perfino di Zeitgeist. Ma stavolta no. Stavolta la recensione è catartica e serve per liberarsi una volta per tutte da una band che si è tanto amata in passato, ma l'amore a volte è l'anticamera dell'odio. Marco Maresca
Con Oceania, album certamente non eccezionale, la band assumeva finalmente una dimensione abbastanza stabile, e ciò in qualche modo si rifletteva sulla qualità della musica. Si sentiva che tutti i musicisti erano coinvolti nel processo compositivo, e le sonorità dell'album riflettevano una certa coesione. Di Oceania sono rimasti Billy Corgan e Jeff Schroeder. La batteria è affidata (inspiegabilmente) a Tommy Lee dei Mötley Crüe, in veste di ospite e non di membro della band. Le nove canzoni del disco, pur non avendo a che fare con le precedenti, contano comunque nel raggiungimento del fatidico numero 44 che sancirà la conclusione del progetto Teargarden by kaleidyscope. Un progetto che consiste in una (ormai possiamo dirlo) porcata comprendente una dozzina di brani rilasciati consecutivamente su internet, alcuni a formare degli EP, altri a caso, seguiti dai tredici pezzi di Oceania, che lasciavano ben sperare, e ora ne mancano dieci e poi finalmente il pasticcio sarà completato, con buona pace di Billy e di tutti quelli che continuavano a sperare in un ribaltamento della situazione. La recensione è presto fatta: l'album comincia abbastanza bene con le chitarre possenti di Tiberius, con Tommy Lee che certo non suona male ma tenta di imitare il precedente batterista-prodigio, il giovanissimo Mike Byrne, che a sua volta imitava il mai dimenticato (triste dirlo per una persona che è ancora in vita) Jimmy Chamberlin. Il singolo Being beige, già fin troppo ascoltato in radio (il passaggio a BMG sta comportando attenzione mediatica, recensioni osannanti al limite del ridicolo, e passaggi in radio evitabili), parla della fine di un rapporto amoroso, ma il rapporto che più probabilmente finirà è quello tra i fan della band e Billy. Anaise! inizia con un basso vagamente funky e con un testo scandito, che ricorda alcuni momenti del periodo Machina II, ma si trasforma troppo presto in una canzone inutile. Il singolo One and all (we are) ricorda Starz, brano già abbastanza sgradito di Zeitgeist. L'apice (in senso negativo) è Run2me, che se la caverebbe egregiamente in un ipotetico territorio musicale che comprenda la sigla di Dragon ball e l'inno dell'Inter. In Drum + fife, altro singolo, Billy tiene a farci sapere che picchierà sul tamburo fino al suo ultimo giorno di vita. Monuments inizia con la solita sequenza di tre note di synth che contraddistingue le ultime produzioni di Billy e soci. Dorian, forse quello caro ai dandy di ogni epoca, viene celebrato con echi di new wave anni '80 ormai fuori tempo massimo. La finale Anti-hero all'inizio sembra una qualche b-side del periodo di Mellon Collie and the infinite sadness, poi sfocia in un ritornello ricco di synth, con Tommy Lee che esaspera senza motivo la potenza di cassa e rullante. Poi il disco finisce, e viene voglia di premere nuovamente "play", sperando che al secondo ascolto cambi qualcosa. Ma purtroppo non cambia neanche al decimo ascolto. Tommy Lee verrà comunque ricordato maggiormente per il video hard con Pamela Anderson che per la partecipazione a questo disco. A Billy mancano ancora dieci fatidici brani per chiudere l'ambizioso progetto dei 44 brani ed andarsene in pensione, dedicandosi a passatempi quale la creazione di nuove leghe di wrestling e l'apertura di nuove sale da té. Chi scrive questa recensione riuscì ad apprezzare anche qualcosa di Oceania e perfino di Zeitgeist. Ma stavolta no. Stavolta la recensione è catartica e serve per liberarsi una volta per tutte da una band che si è tanto amata in passato, ma l'amore a volte è l'anticamera dell'odio. Marco Maresca
Tracklist:
1. Tiberius
2. Being
beige
3. Anaise!
4. One and
all (we are)
5. Run2me
6. Drum +
fife
7.
Monuments
8. Dorian
9.
Anti-hero
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