Il nuovo disco di Babalot esce dopo quattro anni dalla pubblicazione dell’ultimo
e si intitola Dormi o mordi. La produzione e la diffusione sono, come sempre,
affidate ad Aiuola dischi e Dinotte records. Quattro anni, dicevamo. Quattro
anni di registrazioni e indugi, di collaborazioni e difficoltà. Ma che album ne
è uscito, ragazzi. Quattordici canzoni romantiche, arrendevoli, onomatopeiche e
rivelatorie in puro stile Sebastiano Pupillo, che costituiscono un’ennesima
recherche negli umori e nelle sfrangiature più nascoste della nostra
quotidianità.
Sotto l’aspetto formale il disco è molto più strumentale e cantato
rispetto ai precedenti, soprattutto se si considerano gli aspetti elettronici e
viscerali che la fanno da padrone in Cosa succede quando uno muore, per
esempio. Il cantautore romano si lascia andare a lunghi periodi di chitarra e le
sue storie sono più dense, forse meno minimali. Le atmosfere raccontate sono
meno nebbiose e domestiche sino dall’incipit del disco, Riccardo, che si
può definire una “puntata pilota” nei confronti di ciò che accadrà nelle tredici
canzoni a seguire: un perfetto riassunto di ciò che sia stato Babalot negli
ultimi quattro anni, uno sfogo autobiografico grazie al quale l’artista può
dedicarsi completamente alla sua opera. Infatti il brano successivo è intitolato
Liberarsi. Non vi è ironia, non si viene accolti a braccia aperte e le
nevrosi vengono esplorate in ogni minimo dettaglio; come nella stupenda Come
stai, che sembra scritta apposta per un film tratto da un romanzo di
formazione, o nella tragicamente moderna Macchina. Nido è
sagacemente catastrofica e parla di rifiuti, amori e pioggia. I titoli delle
canzoni sono corti ed ermetici ma vengono rivelati nella loro completezza nelle
trame dei testi, come per esempio Briciole, una canzone incentrata
completamente sull’angosciante monotonia di un ritmo semplice e diretto. "Non
voglio cancellare il nostro bellissimo tatuaggio. Consigliami un chirurgo, devo
amputarmi un braccio". Originalità e un pizzico di ironia in Evasore,
mentre La gente (brano pubblicato due anni fa in occasione della
compilation Apocalypse wow!, uscita il 20 dicembre 2012) e la finale Un
ragazzo sono forse i capitoli più pessimisti di questo Dormi o
mordi.
Un ritorno in forma
smagliante, insomma. Un ritorno che mette in luce i tratti di un cantante timido
e precoce in grado di coinvolgere realmente l’ascoltatore e renderlo partecipe
delle sue indagini attraverso un mondo crudo e senza scrupoli. Personalmente e
senza esagerare penso che Babalot sia uno dei più importanti fenomeni musicali
della nostra penisola. Lo seguo sin dagli inizi e non smetterò mai di farlo.
Grande. Andrea Vecchio
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