Quarto album per i Legittimo brigantaggio, folk rock band
della provincia di Latina. Data la consistente presenza sulle scene,
stavolta meritano qualcosa di più della recensione in dieci parole. Pensieri sporchi esce per Cinico
disincanto / Altipiani / Audioglobe. Il filo conduttore è il ritorno
all'umanità, sia come sentimento in se stesso, sia in tutte le declinazioni che
da questo conseguono. Un ritorno all'umiltà, al rispetto dell'ecologia
attraverso nuovi modi di vivere l'ambiente naturale e le città, al rispetto del
fenomeno migratorio, ciclo naturale di ogni società, ed infine alla riscoperta
della parte più autentica dell'essere se stessi.
Si parte da Velenoso,
una provocazione, una panoramica sugli atteggiamenti negativi e pericolosi
della società attuale, e sullo sfondo la storia di due amanti che ricordano la
loro normalità ed innocenza, con il rimpianto di esser stati un tempo migliori
e più umani. Anche Ladri di luna piena
implora il ritorno a parole più vere, più sentite, più umane. Perché il tema
del disco è proprio questo: il rispetto di ciò che è naturale ed umano.
Concetto che viene fuori molto bene in Elisa
è bellissima (con la collaborazione di Andrea Satta dei Têtes de bois),
canto d'amore nei confronti della natura, in cui si accenna anche ad un modo
rivoluzionario di trasformare gli spazi urbani mediante il guerrilla gardening. Testo ineccepibile e meraviglioso. Poi si parla di chi sopravvive al mondo senza farsi troppe domande, come
Claudia, la protagonista di Inutile.
Si narrano la guerra e le paure di un bambino che incontra il padre in un
rifugio antiaereo nel brano Il covo. Pensiero sporco parla di come dalle
pulsioni, che la società occidentale poco approva, possono nascere nuove vite,
tramite incontri anche di razze diverse. Dio
paranoico è ciò che il titolo suggerisce: uno sfogo, una imprecazione
contro l'egocentrismo dilagante. Ipotesi
reale parla di un individuo emarginato dalla società, che tenta un atto
estremo, con tutte le conseguenze del caso. Usi
e costumi è un brano ironico che vede la partecipazione di Antonio Rezza
che recita passaggi dei suoi spettacoli Pitecus
e Fratto X. Mi ritroverai è il bellissimo canto d'amore di chiusura del disco.
Un amore riportato a terra, umano, precario come tutti gli amori. C'è poco folk
in senso stretto nel disco. Forse solo nei brani conclusivi Ipotesi reale ed Usi e costumi. Ci sono tanti ritornelli aperti, quasi grida che si
possono accompagnare in coro, come in Ladri
di luna piena. Ci sono tante chitarre arrabbiate, con distorsioni violente,
come nell'apertura di Inutile. Ci
sono suoni compressi, elettronica messa a servizio del rock, come in Dio paranoico. E l'intero disco ha un
gustoso taglio pop rock da metà anni novanta, tipo XXX dei Negrita. Tanta cattiveria, tanti sfoghi, tanta personalità
per una band che ha qualcosa da dire con le parole e che con la musica è
arrivata a maturità. Marco Maresca
Nessun commento:
Posta un commento