Ho smesso di seguire il calcio quando avevo 11 anni: era il 5
maggio 2002, ero interista, il mio mito era Ronaldo; il trauma fu tale che
smisi di seguirlo. Più avanti con gli anni, iniziai a considerarlo soltanto
"uno sport dove 22 milionari in pantaloncini inseguono una palla". Mi
sono ricreduto nel 2014, l'anno della Copa do Mundo Fifa in Brazile.
L'occasione non è stata il mondiale in sè, ma l'uscita, a del libro "Ladri di Sport", di Ivan
Gorzny e Mauro Valeri. Il primo, in particolare, è venuto a Novara a presentare
il libro in un evento organizzato dai ragazzi dell'associazione Lucha Libri.
Il saggio è in realtà composto da undici racconti (non so
quanto sia casuale la scelta del numero) e parte appunto dai Mondiali in
Brasile per descrivere gli interessi economici (di pochi) e i problemi sociali
(di molti) che questo evento si porta dietro.
Ma la lente di Grozny e Valeri mette a fuoco anche altri
problemi: i ladri di sport, cioè coloro che, mossi soltanto dagli interessi
economici che si intrecciano con interessi politici, arrivano a negare vari diritti alle
minoranze, tra cui quello allo sport. I due autori danno così ampio spazio a
chiunque combatte, dentro e fuori il campo, per resistere a questi ladri, come
le squadre di richiedenti asilo, che cercano, giocando a pallone, di far
discutere delle condizioni in cui sono costretti a vivere; o come le squadre
che cercano di far socializzare i ragazzi italiani e i ragazzi rom facendoli
giocare nella stessa squadra, per smontare i vari stereotipi razzisti.
"Ladri di sport" è un libro interessante che centra
l'obiettivo di far capire, presentando numerosi esempi, che il calcio non è
solo un affare per pochi, non è solo la Fifa, ma un mezzo utile per poter
riaffermare dei diritti negati. Alberto Natalotto
Ivan Grozny (pseudonimo di Ivan Compasso), direttore di sportallarovescia.it, fa parte della
redazione di sherwood.it.
Mauro Valeri responsabile è dell’Osservatorio
su razzismo e antirazzismo nel calcio. Ha diretto l’Osservatorio nazionale sulla xenofobia.
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