Pompeii è una canzone che nel giro di pochi
mesi è diventata una hit di portata mondiale e ha contribuito a mettere sulla
bocca di tanti gli sconosciuti Bastille. Chi sono costoro? Si tratta di un
quartetto londinese in attività dal 2010 che, per loro fortuna (e probabilmente
anche per loro bravura), sono stati messi sotto contratto dalla EMI nell’anno
successivo. Dopo una sfilza di singoli pubblicati, tra cui la famigerata Pompeii, a marzo è uscito l’album di
debutto Bad blood. E partiamo da questo: finalmente qualcosa di un minimo
accattivante in uno scenario di stallo totale!
Va detto che
non inventano nulla di nuovo: i synth e i ritmi sono quelli dell’EuroPop anni
’80 e dei Depeche Mode, la ricerca continua all’orecchiabilità rimanda ai
Coldplay e i cori sono un po’ figli dei Queen. Ma tutto sommato, il risultato è
assolutamente piacevole. La title track,
Weight of living e Flaws sono
ottimi punti di partenza per colpire pubblico e critica, con un sound sintetico
costruito su tastiere ipnotiche e melodie di impatto.
Oltre a Pompeii si segnala per pathos Laura Palmer, altro gioiello
indie-dance-pop che si presterebbe bene allo scenario mainstream. Qualcuno
potrà obiettare “sì, ma sono un po’ troppo commerciali”. Sicuramente con i
synth che abbondano e con la tendenza a cercare ossessivamente il “coro da
stadio” i quattro inglesi non possono essere definiti una band “alternativa”,
però bisogna ammettere che sono molto abili nel racchiudere gran parte della
scena british degli ultimi vent’anni in quindici canzoni da circa quattro
minuti ciascuna.
Dalla
Coldplay-iana Things we lost in the fire,
alla tribale These Streets, passando
per il pianoforte dominante in Daniel in
the den e Overjoyed, ecco esempi
del mix imposto in “Bad Blood”. Grazie a potenziali hit come anche il nuovo
singolo alla Kasabian Laughter lines,
il nome dei Bastille sembra già destinato a far chiaccherare molto di sè, sia
nel bene che nel male.
Sarebbe
interessante valutarli anche in versione live, visto che queste canzoni
sembrano fatte apposta per essere cantate da un vasto pubblico. E soprattutto
sarà curioso capire quanta strada faranno questi ragazzi: diventeranno una band
di riferimento o dopo questa prima brillante prova diventeranno meteore? Nel
frattempo ci sentiamo di alzare il pollice in su per Bad blood, il resto si
vedrà più avanti... Marco Pagliari
Nessun commento:
Posta un commento