9 marzo 2013

Il supergruppo Atoms for Peace esce con Amok. In realtà è un'evoluzione dei Radiohead


Nel 2006 Thom Yorke, il leader dei Radiohead, parallelamente all'attività con la sua band, aveva pubblicato un ottimo album intitolato The eraser. Il lavoro solista di Yorke, pur avendo generato meno clamore rispetto a qualsiasi uscita discografica dei Radiohead, era di ottima fattura, ma non si smuoveva musicalmente di un millimetro da ciò che i Radiohead avevano prodotto fino a quel momento. Si distingueva, semmai, per gli strumenti usati: fondamentalmente soltanto un pianoforte e un po' di elettronica, mancando tutti gli altri elementi del gruppo. Alcuni anni dopo, e cioè nel 2009, Yorke aveva provato a riarrangiare in formato band i brani del suo album solista, durante una tournée negli Stati Uniti. Ad accompagnarlo, oltre al fidato storico produttore dei Radiohead Nigel Godrich, c'erano Joey Waronker, batterista turnista di Beck e dei R.E.M., il percussionista brasiliano Mauro Refosco, e soprattutto Flea dei Red hot chili peppers al basso. Inizialmente il nome della band era costituito da una serie di punti interrogativi, e dopo alcuni cambi di nome è diventato Atoms for peace, già titolo di un brano di The eraser, che a sua volta prendeva il nome da un famoso discorso del presidente americano Eisenhower. Da questa collaborazione fruttuosa è finalmente nato un album, intitolato Amok, pubblicato dall'etichetta indipendente XL recordings. Un ascoltatore mediamente esperto potrebbe affacciarsi all'album mosso dalla curiosità di vedere chi la spunti tra due mostri sacri quali Thom Yorke e Flea. Chi invece conosce approfonditamente la storia e la discografia dei Radiohead sa già la risposta. Tutta la band degli Atoms for peace si è messa a completa disposizione dell'estro compositivo di Thom Yorke, il quale si è affidato ancor più ciecamente del solito a colui che detiene una visione completa del progetto, e cioè Nigel Godrich, determinante come non mai. Chi si aspettava qualche bel giro di basso di Flea mandato in loop, è costretto a ricredersi salvo qualche eccezione (tra cui la title-track Amok). Per il resto, la collaborazione con Flea è fondamentale più per la sperimentazione sonora nell'uso dello strumento, che non per la bravura nell'inventare ed eseguire giri di basso particolarmente coinvolgenti. Il singolo promozionale dell'album, Default, è esemplare in questo senso. Il basso c'è, è pieno, è saturo, ma spesso mantiene per lungo tempo la stessa nota, a supporto delle ottime tastiere, con le quali si intreccia formando atmosfere angoscianti, fantascientifiche, spaziali. Sì, Default è il brano migliore dell'album, e anch'esso non si smuove di un millimetro dai Radiohead. Ma che si chiamino Radiohead o Thom Yorke o Atoms for peace, il dato positivo da cogliere è che ogni volta c'è un qualcosa in più. Ad ogni tentativo l'abilità compositiva, esecutiva, produttiva, mostra un'evoluzione. Nigel Godrich si svela definitivamente come vero artefice del fenomeno Radiohead in tutte le sue forme. Può permettersi addirittura di cambiare gli strumentisti e il nome della band, mostrando comunque una netta evoluzione ogni volta. Il discorso sull'evoluzione rispetto alle puntate precedenti vale anche per gli altri brani situati ad inizio album, Before your very eyes..., Ingenue e Dropped. In questi brani l'utilizzo di Mauro Refosco come percussionista è davvero un valore aggiunto. Da Unless in poi, invece, si cambia un po' registro: il disco diventa un disco dei Radiohead a tutti gli effetti. L'elettronica fa da padrona assoluta e gli strumentisti diventano irrilevanti. Godrich e Yorke mettono a tacere tutti, persino Flea. Stuck together pieces è un brano costruito su una struttura da Red hot chili peppers ed è l'unico nel quale è Thom Yorke ad adattarsi agli altri membri della band. Judge, jury and executioner è probabilmente risalente all'epoca di un brano dei Radiohead intitolato Myxomatosis, il quale aveva un sottotitolo, che era, per l'appunto, Judge, jury ad executioner. I due brani hanno infatti qualcosa in comune anche dal punto di vista musicale. Un altro brano di chiara natura Radiohead è Reverse running. L'album si chiude, poi, con la già citata Amok, ma tutto sommato rimane un po' in sospeso: le atmosfere sono così piacevoli, durante tutto l'ascolto, che il disco potrebbe andare avanti un'altra ventina di minuti senza stancare. Forse i musicisti radunati nel progetto Atoms for peace si son divertiti a fare la cover band dei Radiohead. Molto probabilmente Thom Yorke è un genio. E, questo è fuor di dubbio, Nigel Godrich ha una visione d'insieme che nessun altro produttore in questo momento detiene. Marco Maresca

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