Foto Silvia Bigi |
Con il Collettivo Ginsberg l'Emilia Romagna si conferma terra
ricca di talenti artistici. La band è al suo esordio discografico con l'EP De
la Crudel di cui abbiamo dato conto recentemente.
Contaminazioni musicali che derivano dalle varie esperienze
di ciascun componente del gruppo si amalgamano dando vita al sound che
contraddistingue il Collettivo.
So che arrivate da esperienze diverse che sono poi
confluite nel progetto Collettivo. Avete voglia di fare una breve presentazione
della formazione?
Il progetto è stato fondato da chi risponde (Cristian Fanti –
voce) insieme ad Andrea Rocchi nel 2004.
La formazione attuale (dal 2011) vede Alberto Bazzoli e Eugenioprimo Saragoni,
entrambi di estrazione jazz, rispettivamente al pianoforte e alla batteria;
Gabriele Laghi, contrabbassista viene da esperienze folk/buskers; Federico Visi
è sicuramente l'elemento più “moderno” del gruppo, al confine con
l'elettronica.
Soprattutto in Mars'sailors ho avvertito la
presenza sciamanica di Morrison accompagnato dal fido Manzarek. Quanto c'è dei
Doors nella navigazione psichedelica e blues del Collettivo?
C'è tanto, non a caso ho scelto un tastierista che somigli a
Manzarek! Scherzi a parte, sono sicuramente un punto fermo nei nostri
riferimenti. Nonostante questo, cerchiamo sempre di andare oltre a qualsiasi
revival, poiché gli accostamenti possono essere tanti, non vorremmo essere
etichettati come “quelli che...”. Diciamo che più somiglianze ci accorgiamo di
avere con qualsivoglia artista, più cerchiamo di stravolgerle facendole nostre.
Potreste spiegare come nascono i vostri testi e in
particolare quanto conta in tale
contesto la poesia beat e la tecnica del cut-up a cui vi ispirate?
I testi nascono sempre in maniera molto spontanea. Non esiste
un metodo collaudato. Una volta arriva prima il testo, l'altra magari la
musica. Mi lascio influenzare ed ispirare da qualsiasi cosa scritta o udita,
non pianto paletti che delimitano un raggio d'azione. Capita spesso che
leggendo una frase, un aggettivo, una serie di immagini sfiori una certa
sensibilità del momento. Trascrivo tutto, o quasi, in vari taccuini. La poesia
beat non ricopre in realtà un ruolo privilegiato nella nostra “discarica della
memoria”, né il cut-up è la tecnica usata per ogni singolo testo. Diciamo che è
tutta questione di attitudine... beat per l'appunto. Sicuramente Borroughs e la
sua teoria non hanno fatto altro che
legittimare l'idea che già covavo da tempo per cui l'uso del cut-up potesse
dare quel qualcosa in più. Si cerca come ladri da sgabuzzino la frase adatta
(un “furto ispirato e devoto” volendo citare W.B.), che poi verrà masticata,
digerita e modellata come in un mosaico in mezzo ad altre parti originali. I
nostri testi quindi risultano essere dei
veri e propri collage in cui il confine tra arte propria ed arte rubata è
sempre molto molto sottile.
Cos'è esattamente il Collettivo? Un circolo letterario/musicale
alla Ferlinghetti o cos'altro?
Niente di tutto questo. Siamo principalmente una band formata
da cinque persone che hanno come istinto primordiale quello di fare musica.
Credo che quando un cervello è solo tutto va perduto, ma se intorno ci sono
altri cervelli vivi, tutti insieme traggono vantaggio dal pensiero di ognuno,
distribuendo sapere e genialità intorno.
Cos'è la rivoluzione del Collettivo?
Non c'è una rivoluzione. Stiamo solo cercando di riassemblare
senza le istruzioni di montaggio (volontariamente!?!) ciò che è esploso ieri e
oggi... e domani.
Curtel! La terza lingua usata nel vostro EP è il
dialetto romagnolo. Scelta geniale nella sua semplicità. Come nasce Curtel?
Il testo è una magnifica poesia del poeta dialettale
Raffaello Baldini che si intitola E curtel (Il coltello) e racconta della
scannatura del maiale con la prospettiva di dialogo anziano/giovane. Un testo
tanto ricco quanto breve; volevo interpretare la mia terra e mi sembrava
un'occasione unica poter interpretare questa poesia. La scelta del dialetto è
stata una scelta obbligata ma non forzata, poiché sarebbe stato ridicolo anche
solo il pensiero di affrontarne una traduzione senza perdere la forza del
linguaggio originale. Inoltre il rito dell'uccisione del maiale è una cosa che
mi ha sempre affascinato. Fa parte di quella cerchia di riti che si
tramanderanno sempre, tanto sono intrecciati con la vita delle persone. Devo
dire che abbiamo assistito un paio di anni fa ad una giornata di scannatura riprendendo tutto (immagini che poi
sono finite nel teaser di lancio di De La Crudel) e l'aggettivo che mi
verrebbe da usare se dovessi descrivere l'intero processo è: rispetto e
devozione.
Nei vostri pezzi c'è molto di onirico con evidenti
richiami al passato. Spesso band anni '60 cercavano l'onirico con
sperimentazioni allucinogene. Cos'è l'onirico per il Collettivo? E come si
sviluppa?
Mi vien da pensare che sta tutto nella differenza tra il
sognare di morire e il morire davvero. L'onirico è il limite della
co(no)scienza, è il non distinguere tra la veglia e il sonno. Nella parte
onirica della vita si manifestano i demoni della notte, gli stessi demoni che
in 8 e mezzo di Fellini facevano muovere gli occhi dei dipinti degli antenati,
subito scacciati dalle filastrocche apotropaiche dei bambini. Mi piace pensare
che le nostre canzoni possano avere la stessa influenza magica delle
filastrocche dei bambini. Il canto di un primitivo attorno al fuoco.
Sebbene fortunatamente
vi siano sempre più tendenze contrarie, viviamo un tempo in cui viene
data troppa importanza all'immagine e poco o niente ai contenuti (la chirurgia
estetica che spopola ne è un sintomo). Cosa pensate di questo?
E' un cancro! Pasolini lo diceva già cinquant'anni fa circa. E la colpa è sia di
chi fa, tanto quanto fi chi fruisce. Miles Davis faceva una bella distinzione
sul modo di fare arte: “enlightenment o entertainment”. Eloquente direi.
Come nasce l'idea del pezzo Il Presente?
Ecco, Il Presente è un bell'esempio di cut-up.
Riguardo al testo, il ritornello e la prima strofa appartengono al Laudario di
Cortona (metà del XIII secolo, Opera: De La Crudel Morte de Cristo), mentre la
seconda e la terza strofa sono un collage di parti originali ed altre parti,
nello specifico derivanti dalle opere di Henry Miller. Il gioco “il presente è”
- “il passato è” vuole essere un omaggio al Lucio Dalla della canzone Passato,
Presente. In pratica abbiamo operato nello stesso modo anche a livello di
arrangiamento: cavalcando l'aria originale della Laude nel ritornello, abbiamo
lavorato sull'armonia delle varie strofe fondendo la partitura della Laude con
un po' di balkan-no wave-post punk-post everything...tutto questo per esprimere
il nostro punto di vista sul presente.
Sera lascia fluire le emozioni attraverso
un'interpretazione fascinosa. Un gioco o è tutto vero?
E' tutto tragicamente vero! E' una canzone d'amore, di un
amore tenero, coraggioso, contraccambiato, ma pieno di dubbi e incertezze. E'
una canzone che parla di un amore tra due persone dello stesso sesso. Devo dire
che non è (volutamente) molto esplicita la cosa, ma gli ultimi versi ripetuti
come una nenia “chissà cosa pensa la gente” fanno ben trapelare questo senso di
tensione e angoscia. E' assurdo che oggi ci sia ancora questa omofobia.
Comprensibile e assurdo al tempo stesso (inoltre le organizzazione religiose di
certo non aiutano nel districare questo secolare nodo). Serve decisamente una
forte presa di coscienza da parte della gente. Abbiamo voluto dare un piccolo
contributo alla causa con questo pezzo, senza troppo pretese, semplicemente
raccontando.
Secondo voi è lecito scendere a compromessi per
raggiungere un obiettivo o è meglio perseguirlo senza rinunciare a se stessi e
ai propri principi?
Mi stai chiedendo se davanti ad un assegno in bianco potrei
avere qualche dubbio riguardo alle scelte artistiche del futuro? Certo che
l'avrei! Non mi fido di chi non cambia mai idea, ma nemmeno di quelli che
saltano come grilli da una sponda all'altra del fosso. Credo che l'equilibrio
sia la cosa migliore. Tre di noi lavorano, gli altri due studiano. Non
accendiamo sigari con banconote da cinquanta. Credo che scendere a patti sia
inevitabile, nella musica come nella vita, la differenza sta nel saper
contrattare. Una cosa è svendere la propria arte fregandosene quindi di fare Arte,
una cosa invece è aver gli occhi ben saldi sull'obiettivo da raggiungere e
saper valutare se e quali scelte possano essere utili per il conseguimento di
tale scopo. Sarò impopolare, ma non mi trovo poi così tanto in disaccordo con
la frase “il fine giustifica i mezzi”.. Dipende dal fine! Non so, non siamo più
negli anni '60 e forse non ci siamo mai stati. Tutti gli ideali di un tempo
sono andati a farsi friggere, oggi la concorrenza è talmente tanta e si è tutti
così spietati che le occasioni sono salsicce in una piscina di squali. Quello
che mi auguro è poter campare di musica, facendo buona musica (qualcosa che si
avvicini più alla Cappella Sistina che allo studio di Amici di Maria, non so se
mi spiego) e che ogni nuovo lavoro possa essere sempre un passo avanti rispetto
ai precedenti.
La musica in Italia è ancora poco considerata a livello
culturale o secondo voi si sta muovendo qualcosa?
Sicuramente c'è fermento, ma si fatica ancora a considerarla
Cultura. O per lo meno lo si fa solo con determinati generi musicali. Sussiste
tuttora un certo sentimento ostile alle novità e proliferano, purtroppo, i
cloni dei cloni. Chiaro che ogni segmento ha una storia a sé ed ogni artista va
rispettato, ma noto una mancanza di coraggio in generale. Sarà che il successo
si raggiunge tanto difficilmente che una volta a bordo si cerca di navigare il
più a lungo possibile .Sommandovi anche il poco sostegno alla musica intesa
come disciplina, è chiaro che le cose si complicano notevolmente. C'è tanto, ma
pochi realmente sperimentano e ricercano anche solo per ciò che concerne il
loro triangolino di terra.
Alla fine dell'ultimo pezzo dell'Ep sono rimasta ad
aspettare... Avrei voluto ascoltarne ancora. State preparando nuovi pezzi? Un album?
L'album uscirà in autunno, stiamo lavorando affinchè tutto
fili liscio. Si intitolerà Asa Nisi Masa e ci piace definirlo un concept
sull'animo umano e i suoi demoni.
Per quanto riguarda i Live ci sono date in vista?
Siamo in attesa di alcune conferme. Non è un buon periodo, la
crisi c'è e si sente tutta, ma arriveranno diverse date tra la primavera e
l'estate per poi partire con il tour di presentazione di Asa Nisi
Masa in inverno. Invitiamo i gentili lettori a seguirci sul sito web per
maggiori dettagli.
Nel momento in cui parliamo siamo a quota Papa eletto,
Presidente di Camera e Senato eletti. Manca governo ed elezioni del Presidente
della Repubblica. Qual è la cosa più importante che andrebbe fatta subito
secondo il Collettivo?
Restituire dignità e speranza alla gente!
Intervista di Alessandra Terrone
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