I romagnoli Cosmetic escono sul finire della stagione fredda con un discreto lavoro su piccolo vinile, un 7” intitolato Arnia/Provincia. Sette pollici che cominciano bene, anzi benissimo: pura vena Dischord, infatti, in In ritirata, un’introduzione tutta ritmo e frenesia che mette in risalto chitarre e variazioni ritmiche ben scandite e dettate da un onnipresente basso distorto. E per finire un singalong stillatissimo che davvero fa ben sperare per il prosieguo del disco.
Ci fanno però tornare coi piedi per terra non appena si capisce di cosa parli il testo di Provincia, il pezzo successivo, incentrato su una patetica e ridondante mancanza di comunicazione tra persone. Poco innovativi, soprattutto a causa di una voce che sembra parafrasare fin troppo i primi lavori dei Tiromancino, gruppo che personalmente non ho mai potuto sopportare. Tra interessanti riprese rock e nevrotici assoli puro stile camicie di flanella (ma senza toppe dei Drive Like Jehu) si arriva comunque alla fine della traccia che, a dire il vero, come canzone che dà il titolo ad un lavoro su 7 pollici risulta essere troppo fiacca ed evanescente, quando il formato in questione non può ammettere pause o tentennamenti.
Motobecane si inserisce bene tra le due parti del disco, essendo un anfratto tribale e molto Architetture ad Helsinki che tutti vorremmo un po’ più duraturo, perché L’arnia parte male per finire ancora peggio: un piangersi addosso con vocali troppo straziate e poche, pochissime chitarre. Troppo lungo, inoltre, sino a sembrare un diversivo per finire il tempo a disposizione sul vinile.
In poco più di dieci minuti i Cosmetic non riescono a fare completamente centro, creando un lavoro che non trova la via per trasmettere a pieno le atmosfere della Chicago di Piscet Iscariot che tutti ci aspettavamo alla porta. Un disco badogliano quando il Partigiano Johnny è ormai già a combattere sulle colline. Andrea Vecchio
Nessun commento:
Posta un commento