Abbiamo ascoltato il primo lavoro della band Le fate sono morte, dal titolo La nostra piccola rivoluzione.
Le fate sono morte sono un progetto concepito nel settembre 2008 da Andrea di Lago (voce, chitarra) e Giuseppe Musto (batteria), nucleo originario della band.
Recensione in 10 parole: Indie-grunge-alternative rock (le fate suonano così, un misto di questi generi, con una loro particolare originalità però), cantautorale (le canzoni, in italiano, ci raccontano di lotte quotidiane, sogni e speranze, temi tipici del cantautorato), diretto (i suoni ben costruiti e la voce di Andrea di Lago ti arrivano dritti in faccia), contaminato (a parte i generi già elencati prima, abbiamo anche l’uso sapiente di una certa elettronica che rende le atmosfere ancora più particolari), rivoluzione (attraverso questo album gli artisti ci vogliono comunicare il loro messaggio fatto per invogliare l’ascoltatore a fare la sua piccola rivoluzione), fantastico (da una band dal nome così evocativo, non potevano non aspettarci atmosfere oniriche e sognanti) ed infine coraggioso (sì perché in anni dove a farla da padroni sono il pop e la dance, fare ancora del buon alternative rock è una scelta davvero coraggiosa). Marco Colombo
Voto: ***
Track list:
A parte il freddo
Ipnotica
E’ già settembre
Anime Artificiali
Arriva la neve
Il limite
In ogni mio sorriso
Senza pace
Niente (non diventeremo)
La storia non siamo noi
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Le Fate sono morte è il nome di
una band lombarda che nasce come gruppo rock con chitarre distorte, di
provenienza grunge, e si sta muovendo verso nuovi orizzonti musicali. Il
progetto ha all'attivo un EP, tre video ufficiali e circa duecento concerti,
spesso in apertura ad altre realtà musicali anche importanti. Per il lancio del
nuovo singolo, La storia non siamo noi,
la band si è prestata ad un'interessante intervista per AsapFanzine, che spazia
dai contenuti personali alle considerazioni sul futuro della musica in Italia.
Iniziamo con una presentazione per chi magari ha già sentito il vostro
nome ma non vi conosce ancora bene. Chi siete, da quale realtà musicale
provenite e verso cosa state andando?
Questa è una bella domanda.
Spesso ci capita di sentirci dire: “Ah sì, Le Fate sono morte! Vi ho sentito
nominare spesso!”, ma poi non ci hanno mai ascoltato in realtà! Noi siamo tre
ragazzi del varesotto (Andrea alla chitarra e voce, Stefano al basso e Giuseppe
alla batteria). Tutti e tre provenienti da svariate esperienze musicali: punk,
ska, grunge, indie. Ci siamo trovati nel 2009 e abbiamo trasformato il progetto
di Andrea, i Pixie meat, in una nuova realtà, Le Fate sono morte. L’inglese
cominciava a starci stretto, soprattutto ad Andrea che scrive le canzoni.
Voleva che tutti potessero comprendere il senso dei suoi testi, che trattano
temi che toccano un po’ tutto il mondo giovanile. Io (Giuseppe) e Stefano lo
abbiamo aiutato più che volentieri ad intraprendere questa strada.
Da qualche mese è presente su Youtube il vostro ultimo singolo,
intitolato La storia non siamo noi.
Il video, diretto da Matteo Lanza, vi mostra all'interno di una sorta di sfera
di cristallo distorta. La distorsione accompagna anche il sound di questa
intensa, elettrica ballata, e coinvolge emotivamente l'ascoltatore in un
messaggio che sembra essere senza speranza. Potete dirci qualche parola in
merito? Dobbiamo veramente abbandonarci alla disillusione?
Sai, a volte la gente ai nostri
concerti ci chiede come ci chiamiamo, e quando rispondiamo: “Le Fate sono morte”,
loro replicano: “Macchètristezzaaaaaa!”. In realtà siamo i primi a sperare che
Le Fate risorgano, che le illusioni giovanili prendano il sopravvento e tornino
alla ribalta. Ma purtroppo siamo degli attenti osservatori, e questa speranza,
soprattutto in Italia e soprattutto per chi ama l’arte in generale, ci sembra
ancora un miraggio. La storia non siamo noi,
per rispondere alla tua domanda, è una canzone disillusa, sì, ma con un
messaggio di speranza alla fine. Un’esortazione nei confronti di chi ci ascolta
a fare il possibile per crearsi la propria
piccola rivoluzione. Perché tutto ha un inizio e tutto ha una fine, e non
ha senso sprecare tempo in cose in cui non crediamo. Facile a dirsi e difficile
a realizzarsi, lo so! Però è un bel messaggio da lanciare secondo noi. Vogliamo
inoltre rinnovare qui i ringraziamenti a Matteo Lanza, che ha dimostrato una
professionalità, gentilezza e bravura impeccabili. Ce ne fosse di gente come
lui, l’Italia sarebbe davvero un Bel Paese.
La nostra piccola rivoluzione
è il titolo dell'album al quale state lavorando. Potreste darci qualche
anticipazione in merito ai temi presenti nel disco e alle sonorità?
La nostra piccola rivoluzione sarà un esperimento. Oltre a brani
dalle tipiche sonorità rock tendenti al grunge che già proponiamo live (tra cui
Lividi, Senza pace, Arriva la neve)
ci saranno pezzi con un sound più soft e cantautorale. Avvalendoci della
collaborazione con un violinista, stiamo portando avanti un progetto acustico. Questo
disco sarà quindi una miscela tra il nostro progetto acustico e quello
elettrico, con la speranza di riuscire a emozionare e avvicinare a noi il
maggior numero possibile di persone. Le tematiche trattate sono molte: la mancanza
di spazio riservato ai giovani in questa società (La storia non siamo noi), la commercializzazione della vita e dei
sentimenti (Arriva la neve), la fuga
(Lividi), le dipendenze (Senza pace), e l’amore, una delle
tematiche più care ad Andrea. Lo so, saremo banali e non ce ne frega un cazzo
sinceramente, ma gli amori finiti male restano sempre un’enorme fonte di
ispirazione!
Ci è parso di capire che per la realizzazione del nuovo disco stiate
valutando la possibilità del crowd funding. E' questo lo strumento che potrebbe
davvero aiutare gli artisti italiani ad emergere?
Sinceramente non lo sappiamo, ma
ci stiamo provando. Sarebbe una cosa bellissima se funzionasse. L’idea è ottima
e non possiamo che fare i complimenti agli ideatori del progetto Musicraiser. Altrimenti
faremo come tutti: ci dissangueremo, svuoteremo le tasche e i conti in banca, e
continueremo a credere in noi.
Nella vostra già intensa attività live avete condiviso il palco con
altre realtà della musica italiana, e vi sarete sicuramente fatti una vostra
idea sui requisiti grazie ai quali alcune band sono riuscite ad emergere. Quali
sono, secondo voi, le qualità indispensabili per farcela?
Nella nostra carriera abbiamo
condiviso il palco con musicisti della madonna e gruppi sconosciuti. Ci siamo
resi conto che la tecnica vale poco o niente per riuscire a emergere. Il 99%
del successo di un gruppo sta nel carisma dei suoi componenti. Puoi anche
essere il peggiore chitarrista, cantante, bassista o batterista al mondo, ma se
quando sali sul palco il pubblico riesce a comprendere il messaggio che vuoi
lanciare e a condividerlo, be’, allora è fatta.
I vostri brani nascono dal grunge ma, al di là delle vostre scelte
stilistiche, sembrano avere una vocazione acustica. Tant'è vero che i prossimi live
saranno spesso unplugged, o quasi. Come siete pervenuti a questa scelta? E come
reagisce il pubblico ad un concerto acustico?
Sappiamo benissimo di non essere
famosi. Sappiamo che la gente non conosce le nostre canzoni, e i live in
versione distorta e elettrica rendono difficile la comprensione dei testi. Noi
teniamo molto al fatto di far comprendere il messaggio che vogliamo lanciare. E
così, avvalendoci anche dell’aiuto di un violinista molto valido, abbiamo
riarrangiato tutti i brani in acustico. Venerdì 8 febbraio ci sarà il primo
live a Cardano al Campo, circolo Quarto stato. Siamo molto felici ed
emozionati. Vedremo come andrà!
Un'ultima domanda, che ci tocca da vicino. AsapFanzine ha sede a Novara
e sappiamo che anche voi, per i live, avete avuto a che fare in passato con la
realtà musicale dell'Ovest Ticino. Com'è stata l'esperienza nei locali
novaresi? Non abbiate paura di essere critici in merito.
Guarda, sinceramente a Novara
abbiamo suonato solo al Battisti Café con gli Eva’s milk. Che dire, gran gruppo
e gran locale. È stata una bella esperienza che speriamo di poter replicare in
futuro. Se qualcuno volesse contattarci per altri live in zona siamo più che
disponibili. Nessuna critica in merito! Siete salvi!
Marco Maresca
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