Per gli appassionati di suoni elettronici ecco un disco d'esordio da
segnalare. Il 25 gennaio è infatti uscito Lies, alibis and lullabies dei
Rain Dogs, progetto tutto italiano (provincia toscana per l'esattezza) nato nel
2010. Il disco è stato preceduto dal singolo Brand new enemy - a cui hanno collaborato Franco Li Causi e Cesare
“Mac” dei Negrita - e da un videoclip girato dal regista Fernando Maraghini. Il lavoro dei Rain dogs rappresenta la fusione tra le poesie e la chitarra di Andrea Ferrante e
l'energia del dj produttore di musica elettronica Luigi Gori. Pianeti distanti
tra loro che si sono incontrati, arricchendosi a vicenda, facendo scaturire
questo album.
In sostanza, i brani nati dalla chitarra acustica di Ferrante
sono stati arrangiati da Luigi Gori, il risultato si può ascoltare nelle dieci tracce di Lies, alibis and lullabies: un mix tra cantautorato, rock
alternativo di scuola anglosassone ed elettronica che attraversa gli
ultimi trent'anni a partire dagli anni '80 (Depeche Mode, Klaxons, Franz
Ferdinand e Neon Indian).
Ferrante ha dimostrato coraggio e curiosità nel mettersi in
gioco entrando in un ambito musicale distante dal suo, al contempo Gori ha saputo trovare le giuste
sonorità per i brani che ne hanno assorbito inevitabilmente la personalità
spudoratamente elettronica.
Le storie raccontate da Andrea rappresentano la sua vita con
i sogni, le bugie, le ansie e tutto il resto. Non c'è niente di pretenzioso in
questo progetto artistico, ma la semplice voglia di entrare l'uno nel mondo
musicale dell'altro e sperimentare insieme un percorso, anche nei concerti,
infatti la band in versione live, formata da cinque elementi, è pronta per la promozione del disco.
Tra i dieci brani, il già citato Brand new enemy ha un
deciso attacco elettro che dimostra subito il lavoro che è stato fatto dai due
artisti. Nessun dubbio nel riconoscere un deciso "elettrosound" anni '80 nel
brano Idiots walk in a row. Rockin
on my own è invece un pezzo alternative rock intriso di elettronica.
Si lascia ascoltare con leggerezza Summer rain che ha
radici da ballata e infine segnalo Broken kite che ho ascoltato
volentieri più volte, brano ben interpretato con la metafora dell'aquilone da
non sottovalutare.
Nessuna delle due personalità artistiche prevale sull'altra,
insieme sono riusciti a fondere le loro esperienze lasciando fluire la cosa più
importante per un disco: la musica.
Hanno fatto un buon lavoro. Non ho però trovato qualcosa che alla fine li faccia
distinguere nettamente da altre band dello stesso genere, ma bisogna anche
ricordare che questo è solo l'inizio del progetto Rain dogs e in Rockin on
my own trovo le parole che riassumono ciò che cerco di dire e che mi
aiutano a chiudere il pezzo: "Don't give up!" E questo vale per tutti noi,
sempre. Alessandra Terrone
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