E' sempre confortante sapere che ogni due o tre anni esce un
nuovo disco dei Mogwai. Una decina di tracce di cui si sente il bisogno. Dieci
pezzi quasi sempre strumentali che fanno da colonna sonora a viaggi in
macchina, a lunghe chiacchierate, a momenti di intimità, o meglio ancora dieci
brani da ascoltare quando si è da soli, in rigoroso silenzio, lasciandosi
trasportare da un'altra parte. Ogni brano della band scozzese è un viaggio a sé
stante, e il nuovo album non fa eccezione. Si parte con Heard about you last night, le cui tastiere d'apertura conferiscono
al brano un'atmosfera quasi da meditazione. In breve tempo arrivano comunque tutti
i classici marchi di fabbrica dei Mogwai, dal comparto basso / batteria che
indirizza e mantiene l'ancoraggio a terra, alla chitarra che fa sognare. Simon Ferocious è un brano con sonorità
simili a quelle degli esordi, ma per fare in modo che non subentri la noia c'è Remurdered, uno dei brani più
particolari, anche se all'inizio non sembra.
Bisogna arrivare al terzo minuto
per lasciarsi devastare da una sinfonia di suoni analogici quasi da colonna
sonora di videogiochi 8-bit dei primi anni '80. Uno dei brani migliori
dell'album. Si torna a sognare ad occhi aperti con Hexon bogon, che mostra una certa aggressività di piatti e tamburi,
ma tutto sommato è un'aggressività contenuta. Repelish, la cui musica si fonde con le parole di un sermone del
Reverendo Lee Cohen, è una sorta di parodia contro le accuse di messaggi
subliminali nella musica rock. Master card
presenta suoni più duri ma inseriti in una struttura rigida e precisa, Deesh mostra un'insolita contaminazione
elettronica, innestata in un ritmo da fantascientifica marcia militare. Sul
finire si allenta la tensione, con Blues
hour, in cui è il pianoforte a farla da padrone. C'è la voce, finalmente,
tra tante tracce interamente strumentali. Un evento che nei Mogwai accade
raramente. No medicine for regret mostra
sonorità da Depeche mode ed è un brano che conduce ottimamente alla conclusione
della scaletta, affidata a The Lord is
out of control, il cui videoclip ha anticipato di poco l'uscita dell'album.
Anche qui troviamo l'uso della voce, che però è estremamente artefatta,
rendendo difficilmente comprensibile il messaggio. In conclusione, il commento più
ovvio sarebbe che ci troviamo davanti ad un album splendido. Così verrebbe da
dire. E sembra naturale la constatazione che i Mogwai stiano invecchiando molto
bene. Forse la loro forza sta proprio nell'essere così rassicuranti, e
nell'osare quel poco che basta per far recepire in maniera positiva i
cambiamenti. D'altronde i Mogwai sono una di quelle band dalle quali ci si
aspetta che siano sempre uguali, quindi in un certo senso forse va bene così.
Anche se, chiaramente, erano più interessanti agli esordi. Se non altro per la
novità. In ogni caso, anche stavolta abbiamo una decina di tracce sognanti e
quasi interamente strumentali, che ci faranno compagnia per un paio d'anni, in
attesa del prossimo album, dal quale sarà lecito aspettarsi qualcosa di diverso,
anche a costo di assistere ad un passo falso. Marco MarescaTracklist:
1. Heard
About You Last Night
2. Simon
Ferocious
3.
Remurdered
4. Hexon
bogon
5. Repelish
6. Master
card
7. Deesh
8. Blues
hour
9. No
medicine for regret
10. The
Lord is out of control
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