30 settembre 2014

Rumori, suoni, parole: la sperimentazione di Chris Yan live @ Fack Msuv

Prima di raccontare Chris Yan è necessario raccontare F.A.C.K. e MSUV, altrimenti tutto ciò che scriveremo risulterebbe difficilmente comprensibile. F.A.C.K. è una piattaforma di arte mobile che si è creata a Cesena per opera di alcuni artisti ed addetti ai lavori. A fine giugno e inizio luglio 2014, sull'onda della liberazione di alcuni spazi come Macao a Milano o Teatro Valle a Roma, F.A.C.K. ha contribuito ad uno speciale evento che si è tenuto a Novi Sad, in Serbia. Potremmo chiamarla "occupazione", ma è bene evitare di soffermarsi su qualsiasi connotazione politica in quanto ciò che è accaduto al Museo di Arte Contemporanea della Vojvodina (MSUV) è di fatto la liberazione e riappropriazione di uno spazio d'arte che come tale è bene che non sia sottoposto ad un filtro istituzionale o ad un controllo dall'alto.
Passiamo a Christian Mastroianni, o meglio Chris Yan. Il musicista e compositore classe 1987 rientra alla perfezione in questa nuova modalità di arte contemporanea che non viene calata dall'alto in basso ma che nasce dall'urgenza di raccontare e sperimentare secondo nuove forme. Chris Yan si occupa di rapporti tra rumore, suono, parola, e la sua ricerca si esprime tramite composizioni electro/ambient e musiche per immagini. Chris Yan durante l'occupazione dell'MSUV si è esibito in un live che è stato registrato in un album intitolato Live at FACK MSUV. Sul cd il live risulta come una traccia unica che dura circa mezz'ora, in cui sono intervallate musica elettronica, voci, registrazioni ambientali. L'introduzione, in italiano, presa da un documentario su Robert Wyatt e distorta da elettricità statica quanto basta per chiarire già da subito il concetto, descrive come si può passare dall'accezione negativa del rumore (fastidioso e quindi vietato per legge) al suono come comunicazione musicale e quindi forma d'arte. Si parte quindi dal rumore vero e proprio, per arrivare ad una vasta gamma di suoni differenti, ed i passaggi sono scanditi da vari contenuti audio provenienti dall'archivio di Chris Yan. Ci sono registrazioni ambientali di voci varie, ma ci sono anche contributi importanti sui quali il compositore lavora attraverso i suoni. Il primo è un monologo in francese tratto dal film Made in U.S.A. di Jean-Luc Godard ed è un'interessante riflessione sulla relatività delle conseguenze delle proprie azioni e sull'esigenza di una morale come riferimento assoluto. Ed è qui che nel disco il rumore, la confusione creata dalla mente, può trovare una sua chiave di lettura e trasformarsi in un'ampia gamma di suoni. Poi c'è un monologo, in inglese, tratto dal film Basquiat. Si parla di come Van Gogh sia stato incompreso in vita e mitizzato dopo la morte. Musicalmente quello che era prima un rumore e poi una gamma di suoni si apre ulteriormente e subentrano strumenti a fiato. Per un attimo il cervello si spegne, ma quando ricomincia il flusso del pensiero il rumore si riattiva. Grazie alla bella lettura in greco ad opera di Maria Faggiano, presente anche nel precedente album Mnesterophonìa, ci si chiede se l'Odissea di ognuno di noi, nel mondo di oggi, sia paragonabile a quella dell'Ulisse mitologico e se non sia forse ancor più complessa. Giunti in uno stato di coscienza alterata o più profonda, all'apice del disco, c'è il contributo successivo: una lunga intervista a John Cage estrapolata da un documentario su di lui e la musica concreta. E' da sottolineare che la maggioranza dei monologhi inseriti all'interno dello spettacolo all'MSUV erano in inglese anche per una maggiore fruibilità all'interno di un contesto internazionale. Con John Cage e il ruolo dello spazio / tempo, e quindi del silenzio nella musica, termina il viaggio nella dimensione live di Chris Yan. Uno spazio multidimensionale (è da notare, in foto, l'artwork tridimensionale che accompagna il cd), nel quale convivono computer portatili, field recording, controller MIDI, iPad, iPhone, sintetizzatori, campionamenti. Un approccio ad ampio spettro da parte di un ricercatore musicale che si merita una recensione dai toni seri. Noi che abbiamo conosciuto Christian dal vivo al forte di Vinadio possiamo testimoniare come le elucubrazioni mentali non abbandonino l'artista nemmeno quando scende dal palco: il suo sguardo è sempre un po' più in là, dov'è difficile per altri arrivare. Detto così, sembra che stiamo parlando di una persona seria per davvero, se non fosse che Christian è anche un ragazzo di cuore ed estremamente simpatico ed autoironico, e ciò fa di lui non un artista intellettualoide ma una persona completa. Condizione indispensabile per fare della sperimentazione musicale non soltanto un lavoro ma un'esperienza di vita. Il live di Christian dev'essere stata un'esperienza forte per gli occupanti dell'MSUV. Marco Maresca

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