Primitive and deadly, l’ultimo disco degli Earth da Olympia, stato di Washington, esce per Southern Lord e si compone di cinque tracce, sei in formato vinilico.
Primitive and deadly è un serpente: rappresenta la semplicità degli avvenimenti primordiali e ne incarna la forza mortale e distruttrice: tutto si crea e tutto si distrugge. È un disco meno meditativo rispetto agli esordi della band , più di vent’anni fa, con Earth, Extra-capsular extraction ed il successivo Earth 2, ma ne trasmette ancora il vigore e la morbosità rurale, semiotica. Iniziano a grattare con Torn by the fox of the Crescen, quasi tre minuti con uno stesso giro al quale vengono aggiunti, mano a mano, scampanellii e piccoli deliri strumentali. Nessun virtuosismo e tutti a festeggiare nell’aia. Il raccolto viene raffinato con la successiva There is a serpent coming, che si fregia della linea vocale di Mark Lanegan per diventare una ballata da mani sporche di grasso e terra. From the zodiacal light è morbida, arpeggiante, e si dondola tra un cadenzatissimo e minimale ritmo di batteria e la traccia vocale di Adrienne Davies sfociando quasi in una sperimentazione psichedelica alla Massive Attack. Dopo il terzo minuto siamo così catapultati in una dimensione totalmente diversa rispetto a quella con la quale abbiamo iniziato il disco. Si ritorna in aperta campagna appena prima dello scoppio di un temporale con Even hell has its heroes, il brano più lussureggiante dell’intero album. Infinto assolo e poi tutti al riparo, mentre nell'aria aleggiano ancora i fantasmi di Soundgarden e Mudhoney. Gli Earth, con il loro sludge doom catastrofico ma corroborante al tempo stesso, ci tengono coi piedi per terra, senza farci mai esagerare nelle nostre scelte. Semplicemente. Andrea Vecchio
Il bunch di Dylan Carlson ritorna alle fioriture primaverili ed alle ricche tavolate di Hex, Or Printing In The Infernal Method, cioè il primo disco dopo una pausa che, dal 1997, durò ben cinque anni. Parliamo degli Earth comunque, e si sa cosa possa rappresentare per un loro disco il termine “fioritura”.
Primitive and deadly è un serpente: rappresenta la semplicità degli avvenimenti primordiali e ne incarna la forza mortale e distruttrice: tutto si crea e tutto si distrugge. È un disco meno meditativo rispetto agli esordi della band , più di vent’anni fa, con Earth, Extra-capsular extraction ed il successivo Earth 2, ma ne trasmette ancora il vigore e la morbosità rurale, semiotica. Iniziano a grattare con Torn by the fox of the Crescen, quasi tre minuti con uno stesso giro al quale vengono aggiunti, mano a mano, scampanellii e piccoli deliri strumentali. Nessun virtuosismo e tutti a festeggiare nell’aia. Il raccolto viene raffinato con la successiva There is a serpent coming, che si fregia della linea vocale di Mark Lanegan per diventare una ballata da mani sporche di grasso e terra. From the zodiacal light è morbida, arpeggiante, e si dondola tra un cadenzatissimo e minimale ritmo di batteria e la traccia vocale di Adrienne Davies sfociando quasi in una sperimentazione psichedelica alla Massive Attack. Dopo il terzo minuto siamo così catapultati in una dimensione totalmente diversa rispetto a quella con la quale abbiamo iniziato il disco. Si ritorna in aperta campagna appena prima dello scoppio di un temporale con Even hell has its heroes, il brano più lussureggiante dell’intero album. Infinto assolo e poi tutti al riparo, mentre nell'aria aleggiano ancora i fantasmi di Soundgarden e Mudhoney. Gli Earth, con il loro sludge doom catastrofico ma corroborante al tempo stesso, ci tengono coi piedi per terra, senza farci mai esagerare nelle nostre scelte. Semplicemente. Andrea Vecchio
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