Vieni via (Beta
produzioni / MArteLabel), l'album d'esordio di Leo Folgori, contiene dodici
brani che osservano la realtà circostante, smascherando l'indifferenza e
denunciando i pregiudizi. Leo Folgori, classe 1982, da sempre vive sulle alture
di Roviano, un piccolissimo paese della provincia di Roma. Ha passato
l'adolescenza tra i dischi di De Gregori e De André, ma anche ascoltando Lolli
e i canti di protesta operai. Da tutti questi ha assimilato l'attitudine folk
alla narrazione delle storie di chi sta ai margini della società.
Recensione in 10
parole: folk minimale (neanche mezzo accordo in più di quelli che servono,
e De André insegna che ciò può costituire un aspetto positivo se si sa cosa
dire), dodici (le storie narrate, con tante parole, forse troppe. Tanta carne
sul fuoco), abbondante (la durata dei singoli brani e di conseguenza la durata
dell'intero disco, che supera l'ora. Si sfora nella pesantezza), Tondelli
(l'autore di Altri libertini è
abbondantemente citato nell'album. In un certo senso ne è il fulcro della
narrazione. Due brani prendono il titolo dalla sua opera, e poi c'è Autobahn (omaggio a Tondelli), in cui il
duetto tra Folgori e Marzia Stano, in arte Una, si risolve in un lungo elenco
di reietti e sacrificabili che vanno dai freak ai politologhi, scritto proprio
così), accento (la cadenza e la pronuncia non fanno nulla per nascondere la
provenienza geografica del cantautore, ed è giusto che sia così), si saprà fare
apprezzare (la concretezza minimale del disco di Leo Folgori fa presagire che
sentiremo ancora parlare del cantastorie di Roviano. Forse, però, sarà
necessaria un'ulteriore crescita). Marco
Maresca
Voto: **/
Tracklist:
1. Il ballo del serpente
2. Vieni via
3. Ultimo padiglione
4. Autobahn (omaggio a Tondelli)
5. Il giorno sta passando
6. Altri libertini
7. Ballata stonata
8. Notturno cittadino
9. Lo studente
10. Oltre la strada
11. Vita (per ogni vita c'è un ritorno)
12. Altro libertino
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