The child of a creek è un
progetto musicale dietro al quale c'è il compositore livornese Lorenzo
Bracaloni. Il primo lavoro musicale di Lorenzo risale a quasi dieci anni fa. Di
album in album, la sua musica si è evoluta e ci troviamo ora davanti al nuovo
disco intitolato The Earth cries blood.
In un certo senso, The Earth cries blood
è una parte di un lavoro più ampio: gli altri brani finiranno su Quiet swamps, un altro album ancora in
fase di pubblicazione. L'etichetta è Seahorse recordings, che con Audioglobe in
Italia si occupa anche della distribuzione del disco, ma la cosa interessante è
che l'album verrà distribuito anche in Inghilterra e addirittura negli USA (da
due diverse etichette). A testimonianza che il genere musicale di The child of
a creek, per quanto insolito in Italia, può avere estimatori in mercati
discografici diversi dal nostro. Ma veniamo alla particolarità di The Earth cries blood: l'oscurità, la
sofferenza. Afferma l'autore: “Ho scritto e composto The Earth cries blood in un periodo difficile della mia vita. E’ un
disco molto autobiografico dove la mia persona è messa a nudo come mai prima
d’ora. Il disco racconta ricordi, sensazioni, sogni vividi, disperazione,
peccati, speranza, colori, vita, morte, gioventù, deterioramento. Registrato in
un angolo della casa, in disparte, con lo sguardo lucido rivolto alla finestra
fredda, questo lavoro esprime un parallelo oggi più che mai necessario: quello
tra le sofferenze dell’Uomo, solitario e diffidente, e le sofferenze della
Madre Terra, sempre più lacerata ed incattivita. Così, l’Uomo piange sangue, la
Terra piange sangue in un circolo unico ed indissolubile". In effetti, nei
brani emerge un sanguigno rapporto con la terra ma anche con l'oscurità. E' un
disco per certi versi (e ovviamente con le dovute distanze) tecnicamente simile
al mitico Ommadawn di Mike Oldfield,
per la moltitudine di strumenti utilizzati: chitarre di tutti i tipi, flauto,
piano, piano elettrico, organo, arrangiamenti d'archi e sintetizzatori. Le
atmosfere, come detto, sono cupe, e lo diventano ancora di più verso la fine,
con Don't cry to the Moon, brano in
cui alla voce dà il suo contributo Andria Degens, in arte Pantaleimon, artista
che già collaborò coi Current 93, altro progetto noto per la mistica
spiritualità dei propri album. I ripetuti e ripetitivi giri di chitarra sui
quali si sviluppano le canzoni di The
Earth cries blood, e gli strati sonori che si intrecciano come le fronde
degli alberi, vengono superati dalla cristallina voce di Lorenzo (splendidamente
in inglese) che porta tutto su un livello alto e mistico. Un album che, per
quanto complesso e sofferto, in realtà giunge subito all'ascoltatore e al
contrario di quanto potrebbe sembrare non richiede molti ascolti per essere
compreso, poiché il messaggio è di qualità e non è soltanto un esercizio
musicale di composizione e di progressioni. Anche se le ambizioni sono elevate,
forse anche un po' troppo, per i mezzi a disposizione. Sicuramente un lavoro da
premiare, cosa che prontamente facciamo quando ci arrivano dischi così diversi
dal solito. Marco Maresca
Tracklist:
1. Morning
comes
2. Remembrances
3. Journeys
of solitude and loss
4. Leaving
this place
5. Black
storms fly high
6.
Terrestre
7. The long
way out
8. Birds on
the way home
9. Don't
cry to the Moon
10. My will
to live
11. The
Earth cries blood
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