18 luglio 2013

Il nuovo dei Wastoids? Un gioiello da custodire con gelosia

I Wastoids hanno la disarmante capacità di rendere tutto facile e reale. Il loro nuovo lavoro, un dischetto 7 pollici che esce per la canadese Deranged, è un gioiello da custodire con gelosia. Innanzitutto mi piace pensare che abbiano scelto il proprio nome dalla canzone dei Charles Bronson Wastoid on the celluloid. Obbligatorio quindi ascoltarli. E anche se così non fosse la cosa non avrebbe importanza, perché in secondo luogo adoro i gruppi borchiati che come prima dimostrazione vocale in un disco esplodono con un “Ugh!” come avviene per questo disco omonimo, prodotto a Toronto tra salette maleodoranti ed infiniti giri dei bar. Il loro quarto lavoro dopo nemmeno tre anni di militanza, peraltro. 
Red meat inizia con il classico boudoir punk e sfocia in un disperato ed infinito coro che sottolinea ogni cambiamento ritmico proposto nella canzone. Siamo ai limiti sonori dell’Oi! inglese, comunque. Geniali. I’m a prick dura poco più di trenta secondi ed ha in sé tutta la furia punk hardcore anni ’80: Void e Circle Jerks chiamati all’appello. Essenziali. Fat Toronto distorce i bassi e suona My Toronto is fucking sick and you are all to blame, lasciando, dopo un mesto e finale “Ugh”, un feedback malinconico ma sapientemente amaro. M.C.A.B. è indescrivibilmente nervosa e ci trascina in un singalong che scandisce repulsione, consapevolezza e violenza. Avete presente la West Coast annoiata che non si rispecchiava né nella boriosità della Beat Generation né nelle sfuriate lungimiranti di Marcuse? Ecco: i Wastoids preferiscono rimanere coi piedi per terra e suonare forte forte come nell’ultima, snervante Brown sugar, brown liquor. Preferiscono decidere autoritariamente chi debba parlare e chi no, sino ad instaurare un rapporto disfattista e violento con chi hanno a che fare. Li adoro. I hate this shit and I hate you, I hate myself and I hate punk too! Andrea Vecchio


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