Un alter ego, Maximilian, che doveva essere la nuova anima elettronica di Max Gazzé e che poi è diventato il titolo di un album di canzoni. Un album mediamente tamarro e ammiccante. Infatti le prime date del tour che partirà a febbraio da Pescara sono già sold out e sono state raddoppiate.
Il singolo di lancio La vita com'è non mi convince per niente: ha il solo pregio di essere orecchiabile, gli arrangiamenti sono astuti, fatti apposta per funzionare dal vivo. Gazzè ha seguito e se lo tiene ben stretto non andando nemmeno un centimetro oltre l'asticella. Non sperimenta, non osa. Anche se lo saprebbe fare con ottimi risultati.
Se poi chi ascolta è oltremodo esigente, non si farà piacere al 100% nemmeno brani dal bel testo come Un uomo diverso o come l'incalzante Teresa che tratteggia un tormentato rapporto con l'universo femminile, illustri sono i precedenti, citerei tra i tanti la memorabile Annina con l'indimenticabile frase 'se vuoi fare qualcosa per me amore mio... stai zitta'.
In breve e Nulla rimandano al primo Gazzè di Come un'onda del mare e delle b-side di La favola di Adamo ed Eva. Non ci sono le mezze misure...
Disordine d'aprile con Tommaso Di Giulio è il brano decisamente più bello: il piano distorto è un po' timido ma mi piace moltissimo. Un disco, quello di Gazzé, che arriva dopo l'esperienza in trio con Niccolò Fabi e Daniele Silvestri che l'ha tenuto impegnato per due anni. Ora Max continua a cavalcare l'onda del successo con un disco ricco di marcette elettro-pop impossibili da dimenticare (Ti sembra normale, Mille volte ancora) ma in fondo piuttosto inconsistenti, anche se centrate su temi di un certo peso.
Il compitino è stato fatto con diligenza, il pubblico applaudirà contento, ma questo disco difficilmente lascerà un segno. Peccato. Roberto Conti
quanti lasciano un segno al giorno d'oggi?
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