Emidio Clementi, fondatore e frontman dei Massimo Volume, con i quali ha nel 2013 pubblicato il bellissimo Aspettando i barbari, pubblica su Santeria e Tannen Notturno americano, un album che, tra musica e poesia, si presenta come un lunghissimo e contemplativo reading artistico. Clementi recita e musica infatti poesie e versi di Emanuel Carnevali, poeta fiorentino ma bolognese d’adozione emigrato in America prima dello scoppio della Grande Guerra e al quale nel 1995 gli stessi Massimo Volume dedicarono la canzone Il primo dio.
La parte musicale, minimale, chirurgica e spettrale, è curata da Corrado Nuccini ed Emanuele Reverberi, già con Giardini di Mirò, fornendo a Clementi una saggia base sonora anticonformista e spiccatamente introspettiva sulla quale Clementi recita i versi di Carnevali. Notturno americano è un album delicato, da assaporare lentamente e soprattutto da non intendersi come un banale spoken word o uno sfuggevole reading: la sua densità e la sua magia si rispecchiano nei profumi di Chicago e nella durezza della famosissima I Camerieri, nelle quali è più marcato l’impatto sonoro elettronico rispetto all’ondeggiare del pianoforte nei primi brani del disco. 1914, anno in cui Carnevalì salpò da Genova per raggiungere New York, è un racconto scritto dallo stesso cantautore marchigiano. Apre il disco e ne introduce i personaggi, ci inizia al freddo ed allo sporco delle sue atmosfere. Le strade, i nomi, i significati parlano di tangibili diversità e sofferenze, avvolte in un ritmo narrante sapientemente antisociale e romantico. Non c’è spazio per l’apparenza ed i compromessi perché, in fin dei conti, Notturno americano ci parla di modernità. Andrea Vecchio
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