Il bue dà del cornuto all'asino... con questa massima popolare si può sintetizzare il report un po' triste di un inviato di RockIt alla prima tappa di Hai paura del buio. L'ho appena letto e per questo mi sono cimentato nel portare il mio punto di vista sulla manifestazione.
Per qui pochi che ancora non sanno (beata ignoranza) si tratta del festival ideato da Manuel Agnelli degli Afterhours la cui prima edizione è stata ospitata dal Traffic Festival di Torino (30/08). Le prossime tappe saranno all’Auditorium Parco della Musica di Roma (13/09) e all’Alcatraz di Milano (30/10).
Obiettivo dichiarato di Agnelli, alzare un po' l'asticella cercando di concentrare, e dove possibile mischiare, tutte le arti espressive. "È un modo per prendere posizione sullo stato della cultura e creare un significativo punto di riferimento", ha detto. Insomma il leader degli Afterhours vorrebbe raccogliere l'eredità del Tora! Tora! e rendendolo un progetto ancora più ambizioso ed aperto. Aperto naturalmente in primis ai suoi "amici" che peraltro pare siano anche stati chiamati a suonare gratis (o comunque per una sorta di rimborso) in quanto un festival non potrebbe, senza sponsor o contributi dalle Istituzioni, pagare oltre alle considerevolissime spese anche il cachet degli artisti.
E proprio su questo aspetto sono arrivate le pungolature di RockIt, portale di musica italiana desideroso di far formalizzare ad Agnelli, in un'intervista, l'importanza del MiAmi di Milano, il festival organizzato proprio dal portale musicale all'Idroscalo, al quale notoriamente va molta gente (pagante) e al quale altrettanto notoriamente le band (sopratutto se non headliner) vengono pagate davvero pochissimo. Tanto che quest'anno i "no" pare siano stati numerosi; quanto al cast ognuno è libero di giudicarlo da sè, cercando il gran numero di "parenti" e "amici".
Su un punto tuttavia sono d'accordo con RockIt, in Italia abbiamo tanti bei festival, curati, stimolanti e davvero importanti. Pochi sono quelli di grandi dimensioni, ma non è detto che sia un male, soprattutto perché il ritorno per una band non famosa (ai livelli degli Afterhours, intendo) nel partecipare ad un grande evento non è poi molto, rispetto ad un festival di medie dimensioni dove può suonare ad orari decorosi, magari a lungo, e tentare di costruirsi un pubblico un poco più vasto.
Agnelli, la cui produzione musicale è da tempo in decadenza, prova quindi a ripetere il "giochetto" di Il paese è reale, ovvero creare sfere di influenza, in questo caso non limitate alla sola musica dell'area indie, ma aperte alla pittura, dal teatro alla danza...
Un progetto, al di là delle maligne considerazioni, che pare pensato apposta per uno spazio immenso e articolato come le Ogr di Torino, dove l'altra sera ad ogni angolo accadeva qualcosa. E il pubblico non voleva perdersi nulla...
Che poi la maggior parte degli spettatori siano stati attirati dai nomi ampiamente mainstream di Daniele Silvestri, Marta sui Tubi, Capovilla con suo Teatro degli orrori e degli stessi Afterhours, nulla toglie al valore del progetto, che al di là di celebrare l'immenso ego di Agnelli, ha radunato migliaia di persone ad ascoltare musica. La serata è stata davvero riuscita, anche per merito della location davvero suggestiva. Tornando al discorso dei cachet, basterebbe abbassarli e il buon Agnelli vedrà che molti più Festival potranno permettersi di ingaggiarlo e non avrà bisogno di ulteriori scambi di favori. Roberto Conti
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