Esistono realtà in Italia identificabili geograficamente con una precisione minuziosa. Realtà che si mettono duramente alla prova ogni giorno facendo musica, organizzando concerti ed eventi, suscitando interesse. Zen Hex nasce ad Arezzo, Toscana, quasi tre anni fa, ed è una di queste. Nasce non per caso, nasce per dare vita e non per “stare al passo” e vivacchiare come fanno in molti. Ragazzi che conosco e che da un sacco di tempo ci stanno dietro, a queste cose, con instancabile devozione e capacità. Stiamo parlando di realtà indipendenti, che quindi viaggiano molto sullo stato d’animo di chi le concepisce e le fa crescere, sono realtà difficili e impegnative, che ti possono assorbire appena dopo averti esaltato, perché non è il tuo lavoro, è pura passione.
In Italia ne esistono molte ma poche realmente affascinanti come lo sia Zen Hex, che in questo gennaio pubblica due uscite da tenere assolutamente in considerazione e che mi fa pentire di non essermi interessato a lei prima, nel tempo, quando uscì il disco nuovo dei Father Murphy, per esempio. Spero di espiare parlando quindi di questi due dischi allora. Sono i dischi nuovi ( formato 7”) di Rotadefero e Gianni Giublena Rosacroce e si intitolano rispettivamente “Discodefero” e “Crepuscolo / Declino”. Ma andiamo con ordine, perchè usciranno alla fine di questa settimana.I Rotadefero arrivano direttamente dai Concrete, nel senso che Cristiano e Tommaso ci suonavano. I Concrete seppero, per primi in Italia, mischiare il punk con il pensiero e la cultura. Con la sofferenza, anche. E “Discodefero”, con i suoi brani Nord e Sud, uno per lato, ne incarnano il presente più materiale. È un disco primitivo e violento, fatto solo di rumori e attimi incastonati in un’atmosfera tenacemente bellicosa. Dal vivo suonano con saldatrici e altri oggetti atti a creare dissidio, discordia e dissonanze. Ed è anche un disco di vera cultura alternativa indipendente, ragionato e condiviso. Un ascolto che non ammette sfumature, un’armatura nascosta sotto un serico abito da sera, un simbolismo occulto mordente e malizioso: questo è “Discodefero”, musica fatta di sinestesie, radicamento, filosofia e metodicità frastornante. Pura violenza, nel suo stato più puramente recondito. E se non conoscete i Concrete andateveli a cercare, per Dio.Gianni Giublena Rosacroce viene da Torino, altra capitale d’Italia, e suonava chiamandosi Stefano in Movie Star Junkies e La Piramide di Sangue. È un ragazzo a cui piace la musica, si vede. “ Crepuscolo / Declino” è il suo quarto disco da solista ed è un concept album sul poeta e filosofo espressionista austriaco Georg Trakl, di cui non sapevo nulla e mi sono informato a riguardo. Fu soldato durante la Prima Guerra Mondiale e dopo essere stato impiegato come medico nella cruentissima battaglia di Grodek tenta il suicidio. Muore per un’overdose di cocaina a soli ventisette anni a Cracovia, dove era ricoverato in seguito al tentato suicidio. Nelle sue poesie descrive il trauma della “drôle de guerre” in maniera caustica e romantica, e un concept album su di lui secondo me è un’idea molto più che interessante. Lato ACrepuscolo, lato B Declino per poco più di dieci minuti di musica dolce, affascinante ed epifanica. Jazz e classicità con clarinetto, pianoforte e lira creano un mondo onirico e rivelatore, che appassiona all’ascolto in ogni ambito della conoscenza che ne deriva. L’interesse dell’ascoltatore viene punzecchiato nel conoscere di più sul protagonista del racconto di Gianni Giublena Rosacroce in maniera disinteressata, per scoprire ciò che di più surrettizio e misterioso la melodia nasconde. Non è questo diffondere cultura, dunque? Non stiamo parlando di un’etichetta musicale, bensì di un vero e proprio mezzo di transito per le informazioni. Ho parlato di poesia, parole, lettere, attitudine, storia e filosofia in queste righe, non strettamente di musica o musicisti. E Zen Hex, con le sue grafiche alla Man is the Bastard e la sua ammirabile autenticità, è destinata a partecipare da protagonista alle vicende della scena indipendente italiana, ma indipendente per davvero. Andrea Vecchio
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