Mi accingo a recensire l'ultimo dei Julie's
Haircut, in uscita il mese prossimo, con la consapevolezza di ascoltare
un ennesimo disco importante e di spiccata solidità. Li ho sempre amati
pur essendo attratto, a livello più culturale che musicale, da un tipo
di musica totalmente diverso: li ho sempre considerati definitivi ed
ineguagliabili, scoprendoli grazie a una cover dei Pavement (Summer babe, del 2002 se non ricordo male). Quindi lasciatemi alle mie certezze, per favore.
Invocation and Ritual Dance of My Demon
Twin esce dopo una pausa di quattro anni dall'ultimo disco degli
emiliani, per la londinese Rocket Recordings.
Inizia con una cantilena
strumentale romantica e sprezzante, per essere un'introduzione al
lavoro. Le atmosfere sono quelle dei primi due e fondamentali dischi dei
Julie's Haircut: Fever in the funk house e soprattutto Stars never
looked so bright, capolavoro assoluto dello shoegaze italiano e punto
di partenza purtroppo non rispettato a dovere da moltissimi altri
progetti musicali di casa nostra, sui quali non mi dilungo, perchè devo
parlare di un disco importante. Le canzoni in totale sono otto, e la voce arriva tenebrosa e occulta in The fire sermon per non abbandonarci quasi mai. Gli strumenti sono tanti e le arrangiature maniacali, ma la sovrabbondanza di accorgimenti non distoglie l'attenzione dal nocciolo della questione: Orpheus rising è una colonna sonora autunnale ma può anche essere vissuta come un brano tribale e dotato di una inscindibile struttura sonica, così come il singolo promozionale dell'album Salting traces, a mio parere forse un po' troppo lento a decollare, essendo stato scelto come singolo. La sucessiva Deluge invece è candidamente shoegaze, entra fluttuante e in armonia con il mondo legato all'esperienza sensoriale, dove la voce è ancora più minimizzata e si divincola a fatica tra gli stridori delle chitarre e le piroette del sassofono. Cycles è il brano più "primi 2000" dell'intero disco, sembra un intermezzo ma in realtà ha rigide fondamenta nell'intera struttura di Invocation and Ritual Dance of My Demon Twin, ve lo assicuro. Gathering light ha la forza di riprendere l'incipit del disco ricalcandone a tratti il giro di basso in maniera educata e assertiva, aggiungendoci sussurri e schitarrate che, tenute basse di volume, non incidono drasticamente sull'impatto finale del pezzo, facendolo diventare una cantilena british orecchiabile e decisa. Grazie a questo disco (che è un gran disco, lo ripeto) i Julie's Haircut si prendono il merito di proseguire la loro personale ricerca musicale e culturale abbandonando definitivamente il pop e il rock, indirizzandosi verso un esemplare e nuovo genere nel panorama italiano. Non smetterò mai di ascoltarli, perchè il loor immortale shoegaze deve essere un esempio per tutti. Andrea Vecchio
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