Esiste un ponte immaginario tra il nostro Paese e la Jamaica dove artisti come Alborosie, Lion D e numerosi altri approdano e dove hanno vissuto almeno per un certo periodo assorbendo cultura, ritmi, essenza dell'isola, suonando e cantando reggae incidendo dischi negli storici studi jamaicani.
Proprio dalla collaborazione tra Alborosie e Lion D ha preso forma il nuovo album di quest'ultimo dal titolo Heartical soul, dodici tracce e una dub version, inciso appunto allo Shengen Studio di Kingston.
Heartical soul dunque riunisce il talento di due artisti italiani che hanno trasformato in disco la loro passione per la musica e per il reggae. Alborosie, oltre a occuparsi della produzione artistica, ha suonato batteria, basso, tastiere e chitarre in quasi tutte le canzoni.
Lo stile di Lion D è un insieme di sonorità reggae, va dal dj style al new roots fino alla moderna dancehall. I pezzi sono scritti in impeccabile Patwa giamaicano e affrontano temi importanti con l'attitudine positiva che contraddistingue il roots giamaicano.
I primi singoli di questo artista italo-nigeriano nato a Londra e cresciuto a Pesaro risalgono al 2007 e il suo primo album al 2008, tanto live alle sue spalle e davanti a sé, infatti con l'uscita di questo nuovo lavoro parte anche il tour europeo Heartical soul tour.
Ascoltando Lion D non solo in questo, ma anche nei suoi precedenti lavori (ad esempio l'album del 2013, Bring back the vibes che a me è piaciuto forse più di questo nuovo disco), trovo che il suo timbro vocale, ma soprattutto il modo che ha di usare questo suo strumento si avvicini molto ad alcuni interpreti jamaicani, primo tra tutti Capleton. Ma forse questa è solo una sensazione tutta mia.
Tra i brani del nuovo album mi è piaciuto Heartical luv (feat. Alborosie) che in alcuni momenti mi ha fatto venire in mente chissà perchè il calypso anni '50 di Belafonte. Si parla ancora d'amore in Talk about love con un duetto ben riuscito tra Lion e Sandy Smith, le due voci si intrecciano alla perfezione. La Smith dà una pennellata di grazia al pezzo, rendendolo “qualcosa di più”.
Ci sono tracce che mi hanno fatto venire in mente cose già sentite come War inna the dance.
Slow down ft. Ken Boothe mi è piaciuta soprattutto per il sound.
C'è poi Be strong che però ho ascoltato già prevenuta avendo nelle orecchie la Be strong di Sizzla, pezzo a cui sono molto affezionata, ascoltata centinaia di volte. quindi mi astengo da commenti sul pezzo omonimo di Lion che ne uscirebbe ingiustamente sconfitto.
Il disco si chiude con la versione dub di Ruff inna town.
Poiché non credo di aver mai nascosto i miei gusti e le mie preferenze musicali, sarei ipocrita ora se usassi per questo disco parole ossequiose e piene di enfasi. In effetti, non è riuscito a trasmettermi quelle emozioni che mi sarei aspettata. Quelle emozioni che ad esempio riesce a far arrivare un artista come Raphael con la sua attitudine a trasmettere agli altri il suo reggae intriso di spiritualità, riddim di altissima qualità e sentimenti puri. Credo abbia quel qualcosa in più che lo rende diverso e speciale rispetto a molti altri artisti reggae contemporanei. Ma questa è solo la mia opinione. Alessandra Terrone
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