I comaschi Club Voltaire debuttano sulla lunga distanza con
un disco intitolato The escape theory,
uscito per LaFleur records. Le dieci tracce del disco esprimono il percorso
artistico della band: un percorso fatto di live, di scrittura in studio e di
ricerca di un perfetto connubio tra sonorità vintage e moderne.
Recensione in 10
parole: alternanza (non c’è una voce principale, né tantomeno un frontman.
I quattro componenti della band si alternano alla voce, nei vari pezzi), tra
pop e rock (obiettivo della band è valorizzare la parte armonica data dalle
differenze vocali del gruppo, spingendo verso un pop che mescola differenti
stili di scrittura, alla ricerca di un connubio tra sonorità vintage e
moderne), sorniona (la chitarra di Don’t!,
per fare un esempio), già sentiti (alcuni pezzi, tra cui Kingdom fall, ricalcano stilisticamente il rock radiofonico dei
Coldplay o dei Bastille), Blur (qualche tentativo di imitazione della band
inglese, nello stile compositivo e nei suoni utilizzati in Midnight chance), perplessità (perché non si tratta di un disco
fatto male ma di un lavoro che lascia dubbi su quale sia la direzione da
intraprendere per mostrare personalità più che capacità di emulazione). Marco Maresca
Voto: **/
Tracklist:
1. Rising
start
2. Kingdom
fall
3. There
is no sound
4. Don’t!
5. Pieces
of beach
6. Weller
7. Back
in time
8. Rendez-vous
9. Friday
3 am
10. Midnight
chance
11. Words
don’t cover
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