Wu Ming è un collettivo formato da quattro scrittori nato nel
2000, che digitalmente risiedono nella loro "fortezza della
moltitudine" Giap, sito internet in cui discutono coi lettori dei loro
romanzi, ma anche di molte altre tematiche.
Il loro ultimo romanzo, l'Armata dei Sonnambuli, è
ambietato nella Francia rivoluzionaria, tra il giorno della decapitazione di
Luigi XVI e il Termidoro (1795).
Nelle file di chi vuole fermare la rivoluzione c'è un
personaggio misterioso che comanda un'armata composta da sonnambuli, che ha
degli avversari: un attore che si improvvisa supereroe, una sarta femminista ante
litteram e un mesmerizzatore che usa le proprie conoscenze per guarire
pazienti di qualunque estrazione sociale.
Le vicende storiche sono narrate dal punto di vista del
Popolo, facendo luce sulla disomogeneità della rivoluzione francese, spesso
trascurata dalla storiografia ufficiale che in questo modo la svuota di
significato, generalizzando le molteplici situazioni di quel periodo storico.
Questo modo di ri-raccontare le rivoluzioni caratterizza la
produzione narrativa del collettivo di scrittori: Q tratta delle rivolte
contadine del XVI secolo in Europa; Asce di Guerra parla della
rivoluzione indocinese vista da un comunista imolese; Manituana
parla delle lotte dei Mohawk contro i coloni americani.
Per descrivere le rivoluzioni Wu Ming non usa solo testi
narrativi: un mezzo importante è la musica. In Bioscop, album di 10
tracce (firmato come Wu Ming Contingent, ndr), canta le biografie di personaggi maschili (originariamente pubblicate
su GQ) in qualche modo a loro volta rivoluzionari. Per citarne alcuni: il
soldato Bradley/Chelsea Manning; lo spettro Ho Chi Min; il calciatore
brasiliano Sócrates e la rivoluzione del fùtbol; il reporter a Gaza Vittorio
Arrigoni; Peter Norman sul podio con Tommie Smith e John Carlos.
Wu Ming riesce a narrare molto bene le rivoluzioni, chi le
porta avanti e chi le vuole fermare, parlando anche altre tematiche, per
esempio come il passato colonialista italiano trattato in Point Lenana e
Timira. Alberto Natalotto
Nessun commento:
Posta un commento