Slowflash è
l'album d'esordio dei triestini Limes, il cui nome deriva dal latino e
significa "confini". Quella dei Limes è l'attitudine di chi ha sempre
vissuto vicino a barriere, naturali e non, cercando un modo di superarle o
distruggerle. I testi parlano di ricerca introspettiva e agli episodi di rabbia
si susseguono le distensioni sonore, fino all'esplorazione delle insicurezze
più pressanti.
Recensione in 10
parole: inglese (il cantato), pop energico (le influenze del rock più
viscerale vengono trasposte in chiave pop, ma sempre con un pizzico di rabbia),
immediatezza (non è un album costruito a tavolino. Noise's room, brano in cui la band tenta un approccio danzereccio,
mantiene l'efficacia del rock senza fronzoli, e la stessa cosa avviene in altri
momenti del disco), voce (fresca e particolare per il genere. Non strettamente
radiofonica), influenze (i Limes non nascondono le mille contaminazioni
ricevute. Già a partire dall'introduzione, Plume
I, che sa un po' di Cure), personalità (ce n'è, a dispetto del fatto che
tutte le canzoni somiglino a qualcosa di già sentito), Coldplay (tanto per
citare una delle varie influenze, nel brano The
fall), vera band (è un disco poco prodotto e molto suonato). Marco Maresca
Voto: ***
Tracklist:
1. Plume I
2. Hunting
party
3. Tunng
4. Pressure
variation
5. The fall
6. Path of
mind
7. Wood
8. Noise's
room
9. White
10. The
ascent
11. Plume
II
Nessun commento:
Posta un commento