Il disco d’esordio dei ternani Crayon made army si
intitola Flags ed è un disco autoprodotto, distribuito da The Orchard. Si
compone in totale di undici brani che rimandano al volo a Sigur Ròs e primissimi
New order ma che, nell’insieme, danno corpo e vita ad un debutto per niente
scontato o melenso. Partiamo dalla canzone scelta come singolo per lanciare il
lavoro, Pristine. Purtroppo, a mio parere, è uno dei capitoli meno
significativi di Flags. Perché non scegliere come “portabandiera promozionale”
brani molto più intensi come l’esordio Welcome back o la raffinatissima
The Anthill? Comunque.
I Crayon made army propongono un pop wave
sintetico allegro ed onirico che non scade mai, come poco sopra sottolineato,
in spiacevoli e scontate copiature dai mostri sacri del genere, errore commesso
da quasi la totalità delle band che provano a cimentarsi tra tastiere e voci
soffuse. Anche perché, diciamocelo, è un genere che ormai ha ben poco da dire:
gli anni ’80 sono finiti da più di vent’anni ed è il corso
naturale degli eventi che ne ha determinato la chiusura, forse proprio con Republic dei New order.
Il trio umbro (due autori e un DJ) riesce a farci
divertire con poco: armonie semplici e canzoni che non ci mettono poi così tanto
a decollare come avremmo immaginato. Prendiamo per esempio Breathe me in,
con le sue chitarre, i suoi “come on come come on” e le esaltazioni vocali.
Oppure My favourite human che inizia con un granitico pianoforte per poi,
dopo una lunga attesa, lasciare entrare la batteria. Le idee ci sono e l’inizio
non è per niente male. Avanti così insomma. Andrea Vecchio
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